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Per digitalizzare l’Italia serve un piano

La digitalizzazione di un paese è un processo complesso, che non può limitarsi alla creazione di infrastrutture ad altissima velocità di connessione. Solo se si definisce un piano complessivo si possono sfruttare appieno le grandi potenzialità della rete.

La digitalizzazione della società italiana

L’emergenza sanitaria degli ultimi mesi ha inevitabilmente accelerato il processo di digitalizzazione della società italiana, avviato ormai da anni ma in lenta evoluzione se confrontato con l’andamento di altri paesi europei.

Il Desi (Digital Economy and Society Index) vede infatti l’Italia ancora agli ultimi posti, ben al di sotto della media europea. Siamo in linea con la media Ue solo per quanto concerne il livello potenziale di connettività del paese, mentre siamo molto indietro in relazione all’uso di Internet (diffusione), all’integrazione delle tecnologie digitali, ai servizi pubblici digitali, al capitale umano (e alla ricerca e sviluppo).

Figura 1 – L’indice Desi in Europa (giugno 2020)

Fonte: Commissione europea, “Shaping Europe’s digital future: The Digital Economy and Society Index

Con la pandemia, però, individui, famiglie, imprese e istituzioni si sono trovati improvvisamente dinanzi alla necessità di utilizzare servizi digitali per lavorare, studiare, tenersi informati, mantenere i propri rapporti familiari e sociali. La tendenza al “trasferimento” della vita in rete è repentinamente diventata concreta, necessaria e urgente per tutta la società.

Il perdurare di queste necessità e la disponibilità di fondi europei per finanziare nuovi progetti di sviluppo danno l’opportunità di definire un piano complessivo di digitalizzazione del paese.

Spinta dell’offerta e vincoli di domanda

Il piano di digitalizzazione viene spesso associato a un programma di infrastrutturazione del paese utilizzando le tecnologie più performanti (oggi, il Ftth, fiber to the home). Ma, come è stato recentemente sottolineato da Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Le comunicazioni nel 2020: l’impatto del coronavirus nei settori regolati), un piano di digitalizzazione del paese è assai più complesso della mera infrastrutturazione, almeno per due fondamentali ragioni.

La prima riguarda un’attenta analisi costi e benefici che impone, specie in una nazione orograficamente complessa come la nostra, il rispetto del “principio di neutralità tecnologica”, che di fatto si sostanzia nella “libertà degli individui e delle organizzazioni di scegliere la tecnologia più appropriata e adatta alle proprie esigenze”. In Italia, ciò si è tradotto ad esempio nell’utilizzo, particolarmente nelle aree rurali, anche di tecnologie Fwa (fixed wireless access), che si sono aggiunte alla copertura a larga banda della rete in fibra, mista (Fftc – fiber to the cabinet) e pura (Ftth).

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Se la copertura infrastrutturale è dunque a livelli soddisfacenti, seppur decisamente migliorabili, ciò che più manca in Italia è la diffusione dei servizi. E dunque la seconda ragione per adottare un approccio di sistema concerne la presenza di vincoli strutturali e significativi dal lato della domanda.

La figura 2 mostra quanto sia accentuata la forbice tra copertura potenziale (in media l’89 per cento delle famiglie sono raggiunte da una connessione ad almeno 30Mbits, la cosiddetta modalità “fast broadband”) e diffusione effettiva (il 37 per cento delle stesse). C’è un’elevata differenziazione territoriale, che è largamente dovuta alle caratteristiche geografiche del nostro paese cosicché regioni montuose come Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Molise e Abruzzo sono largamente sotto media. Riguardo alla diffusione dei servizi di connettività, invece, gli ingenti investimenti pubblici in regioni “a fallimento di mercato” hanno sospinto il processo di copertura – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia sono sopra la media – ma spesso non sono riusciti a innescare un effetto sull’effettiva penetrazione dei servizi tra le famiglie italiane, soprattutto nel caso di Calabria e Sicilia.

In definitiva, un piano di digitalizzazione dovrebbe prevedere stimoli sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. Tanto più in un momento come quello attuale, in cui si prevede un’accentuata riduzione del reddito disponibile delle famiglie italiane con effetti inevitabilmente recessivi sulla domanda dei servizi e con un aumento delle diseguaglianze economico-sociali. E vale la pena di ricordare che l’Agcom ha stimato come, nel periodo del lockdown, il 12,7 per cento degli studenti italiani non sia riuscito a seguire le lezioni a distanza per motivi legati alla mancanza di connettività o di device di navigazione nell’ambito del proprio nucleo familiare.

Figura 2 – Diffusione e copertura per i servizi ultra-broadband tra le famiglie in Italia (>30Mbits)

Fonte: Agcom, “Le comunicazioni nel 2020: l’impatto del coronavirus nei settori regolati

Governare la complessità

Più in generale, un piano di digitalizzazione del paese dovrebbe affrontare allo stesso tempo un insieme ampio di problematiche, alcune delle quali vengono illustrate nella figura 3.

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Ad esempio, il crescente ricorso a servizi online (di lavoro, apprendimento, intrattenimento, informazione) ha accresciuto a dismisura il problema della sicurezza della rete (cosiddetta cybersecurity). Negli ultimi mesi sono infatti significativamente aumentati gli attacchi informatici.

D’altra parte, la digitalizzazione comporta sia un rapido cambiamento degli scenari competitivi di molti mercati, con un’accentuata tendenza alla loro concentrazione e situazioni limite di winner takes all (Osservatorio sulle piattaforme online), sia dirompenti cambiamenti sociali, che devono essere accompagnati da riforme istituzionali (Big tech e antitrust, non solo un problema di concorrenza). Si pensi ad esempio ai problemi connessi alla responsabilità economico-sociale di molti operatori di servizi online, questioni che arrivano a contemplare l’annoso problema della contribuzione delle piattaforme web al sistema nazionale di tassazione.

Figura 3 – La complessità degli interventi per un piano di digitalizzazione del paese

Fonte: Agcom, “Le comunicazioni nel 2020: l’impatto del coronavirus nei settori regolati

In definitiva, per sfruttare appieno le grandi potenzialità della rete, contrastando vecchie e nuove situazioni di diseguaglianza economica e sociale, occorre accompagnare il sistema con un piano che non si limiti alla creazione di infrastrutture ad altissima velocità di connessione, ma affronti tutte le complessità che la transizione pone, specie per un paese come l’Italia che è ancora in forte ritardo lungo questo percorso.

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C’è tanto lavoro domestico nella sanatoria del rilancio

  1. Savino

    E’ necessario un mastodontico processo di alfabetizzazione digitale da effettuarsi tra la popolazione. Cosa sanno fare gli italiani con lo smartphone oltre che chattare sui social network? Inoltre, va precisato, soprattutto in riferimento ai giovani, che la rete non è gratis,ma si naviga in virtù del fatto che qualcuno paga la bolletta.

  2. ALBERTO AVANZI

    Tutta la categoria delle professioni tecniche (architetto ingegneri geometri periti edili ecc) soffre da sempre della difficoltà di accesso nei comuni agli archivi degli uffici tecnici per vedere le pratiche edilizie dei fabbricati esistenti, sia per per verificarne la legittimita ai fini delle compravendite, sia per reperire i progetti strutturali (cementi armati) che una volta erano ordinatamente reperibili presso il genio civile provinciale, da anno soppresso ed i cui archivi inviati ai comuni di competenza, ove se li mangiano i topi. ORA CON IL 110% dovere attestare la regolarità urbanistica degli immobili soggetti ad intervento risulterà una agonia, nei comuni piccoli si va da 15 giorni ad 1-2 mesi, nei comuni grossi anche 6 e più mesi per vedere una pratica. CHE BELLO AVERE TUTTO SCANSIONATO ORDINATO ACCESSIBILE ON LINE, si darebbe lavoro a migliaia di addetti sia TECNICI che generici. La stessa cosa per gli ex uffici ipoteche, poi conservatorie registri immobiliari ed oggi Agenzia delle Entrate Servizi di Pubblicità Immobiliare, dove la scansione dei registri ante 1980 è affidata alla disponibilità del personale interno, quando hanno nulla da fare, una vergogna. La stessa cosa dicasi per il catasto nei registri di IMPIANTO NCT di inizio 1900 NCEU del 1962, Le mappe di impianto ed i fogli di aggiornamento, tutto materiale che per essere visto richiede anche mesi nelle varie fasi necessarie.

    • Henri Schmit

      Un catasta razionale e completo, la sua digitalizzazione, la disponibilità online dei piani urbanistici e delle delibere, la presentazione e la conclusione online delle pratiche edilizie sarebbe un progetto perfetto da finanziare con il Recovery fund. Quale ministero, oltre il MEF, è competente? Esiste un dossier legislativo completo per il catasto. Basterebbe insistere sull’elemento 4.0 e definire le modalità, i costi e i tempi per l’implementazione locale e il progetto sarebbe pronto. Poi servono i fornitori dei servizi digitali (definizione delle esigenze, standard, confronti, scelte generali), quindi degli appalti pubblici per le scelte concrete. È probabilmente quello il tallone d’Achille di tutta la progettualità pubblica e di tutto l’investimento pubblico in questo paese.

  3. Stefano

    E mi è andata bene che nel grafico sono stati citati solo ( 8 ) item , che se li leggiamo bene ci fanno tornare alla leggendaria frase di Bartali : ‘ … l’è tutto da rifare ‘ , e , consentitemi, la complessita non si governa possimao vederne gli effetti e azzardare qualche previsione , ed è così da Borh in poi .Ma io dico possibile che l’uso della rete non abbia insegnato niente a nessuno ?

  4. Giuseppe Gattullo

    La digitalizzazione e’ come la bella calligrafia del passato, la scienza degli asini.
    Giuseppe

  5. Luigi Calabrone

    Sento parlare di anagrafe nazionale informatizzata da almeno 15 anni, ma, in occasione della pandemia è risultato che soltanto la metà dei comuni è collegato. Così, anche le statistiche nazionali sui decessi non sono completamente affidabili. Eppure, il progetto si pagherebbe da solo, per esempio ponendo fine al pagamento delle pensioni ai morti. Altro effetto potrebbe essere quello di mettere finalmente ordine nel catasto dei fabbricati dei terreni, effettuando i necessari incroci dei dati, ecc. Eppure, già da da cinque anni il mio comune mi ha costretto (a mie spese) a modificare la forma di iscrizione delle generalità all’anagrafe, che per un difetto di impostazione dell’Anagrafe fiscale (che risale al 1973) non era congruente con il C.F., spiegandomi che la modifica sarebbe servita per l’anagrafe nazionale, di quasi immediata attuazione. Quando sento i nostri governanti che parlano di informatizzazione della P.A., non so se ridere o piangere; certamente, mi sento preso in giro. Anche l’ultimo super guru dell’informatica, che ci aveva detto di aver chiesto un’aspettativa da Amazon per salvare la patria come commissario speciale goverantivo, ha gettato la spugna prima del termine del suo mandato. Ancora una rilevante parte degli uffici ha l’abitudine di non rispondere quando la si contatta per e-mail, pur pubblicando gli indirizzi sui propri siti. Il sistema della posta certificata è fallito perchè gli uffici destinatari non aprono i messaggi ricevuti!

  6. bob

    partiamo dalle fondamenta. Questo è un Paese che ha 4 giornali sportivi, se ti sposti ad Est con territori dove ancora ci sono sacche di analfabetismo non digitale ma non saper leggere e scrivere. Un Paese dove alcuni “signori” definiti “Governatori” ( a parte la vergognosa campagna elettorale permanente sul Covid) erano coloro che anni volevano introdurre il dialetto nelle scuole. Il Paese dove all’invio di una mail il 95% non ti risponde. Il minor numero di laureati, il maggior numero di abbandoni scolastici. L’attuale commissario della zona terremotata Lunedì ha rilasciato una intervista a Report dove sosteneva che si è raggiunto un ottimo tempo alle risposte per richieste di documenti. Sapete il tempo? 120 giorni cioè 4 mesi. Ma di cosa vogliamo parlare. No caro autore non serve un piano per digitalizzare il Paese serve un piano per renderlo culturalmente evoluto. Si ricorda ” non è mai troppo tardi” maestro Manzi? Il piano va fatto partendo da lì

  7. umberto

    Forza ragazzi.
    Se partiamo il 1° di settembre 2020, entro il 2050 avremo completato l’opera ?

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