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Cosa possiamo aspettarci dal governo Draghi

Il governo Draghi dovrà affrontare tre emergenze: sanitaria, economica e sociale. Le aspettative sono alte e il rischio di deludere concreto. Per vincere la sfida, Draghi dovrà mostrare di avere coscienza dei limiti dell’azione di governo, lungimiranza e capacità di compiere scelte dolorose.

Nei prossimi giorni, il presidente Draghi presenterà alle Camere il programma del suo governo. È facile immaginare che in esso ci saranno tre corposi capitoli sul come affrontare le tre emergenze italiane, quella sanitaria, quella economica e quella sociale. Per quello che riguarda la prima, la priorità non può che essere quella di potenziare al massimo il piano di vaccinazioni. Ma quale ruolo può giocare il governo?

Le tre sfide cruciali

L’approvvigionamento di vaccini presso le case farmaceutiche è stato demandato alla Ue e l’attuazione concreta dei piani vaccinali è in mano alle regioni. Il premier potrà stimolare i vertici della Ue a potenziare il piano di acquisti, potrà migliorare la logistica, per esempio introducendo una piattaforma nazionale di prenotazioni, potrà stimolare le regioni ad adottare le best practices emerse in queste settimane. Potrà e dovrà avere un ruolo più centrale e operativo se alcune regioni non si mostrassero all’altezza. Più difficile è la strada suggerita da alcuni di ricorrere direttamente all’acquisto di vaccini come lo Sputnik V, visto che in ogni caso essi avrebbero bisogno dell’approvazione dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, o quella dell’Aifa, l’agenzia italiana, e che tale approvazione richiederebbe almeno alcune settimane. Ma ogni opzione va valutata in questa fase.

Per quello che riguarda l’emergenza economica, il governo dovrà decidere come allocare le risorse provenienti dal fondo Next Generation EU. Alcune scelte sembrano ovvie: un investimento rilevante nell’edilizia scolastica (battaglia che Tito Boeri e io iniziammo, con scarso successo, su questo sito più di 10 anni fa), costruendo nuove scuole che siano accoglienti per i ragazzi, con palestre, sale computer, spazi verdi; il completamento dell’Alta velocità e il potenziamento dei trasporti locali, con la relativa ricaduta in termini di riduzione delle emissioni; il completamento della banda larga e più in generale un investimento nella digitalizzazione di Pubblica amministrazione e scuole. Le risorse non mancheranno, ma il rischio di spendere male, dietro la pressione degli interessi organizzati, è concreto e ci vorrà del tempo prima di vedere gli effetti di tali investimenti.

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La terza emergenza è quella sociale. Le famiglie italiane sono state messe alla prova già dalla crisi del 2008 e il Covid è stata un’ulteriore mazzata. È imperativo che il governo aiuti, e velocemente, chi è in sofferenza. Bisogna potenziare quello che impropriamente viene chiamato reddito di cittadinanza e correggerne le storture, come la penalizzazione delle famiglie più numerose. Occorre poi sganciare la gamba delle politiche attive del lavoro da quella del sostegno dei redditi. Un’eventuale riforma del reddito di cittadinanza rischia di essere criticata da chi vorrebbe una maggiore generosità e chi una maggiore severità.

Un rischio?

Si tratta dunque di tre sfide insidiose. Valeva la pena di chiamare Draghi, il nostro riconosciuto “fuoriclasse”, per affrontare sfide così rischiose? Non si rischia, in caso di fallimento anche solo parziale, di assestare un colpo alla credibilità della nostra classe dirigente e quindi di ridare fiato al populismo? In realtà, il populismo è un’onda lunga e globale e la sua forza non è ancora finita. Non sarà un paese e non sarà un governo ad arrestarla. Dovremo conviverci ancora per lungo tempo.

Le aspettative riposte su questo governo sono molto elevate ed è ben noto che quanto più ci si aspetta, maggiore è il rischio di rimanere delusi. Ma se Draghi, nel tempo in cui resterà premier, avrà mostrato che un governo può agire con efficacia pur senza essere onnipotente, che può pensare al futuro del paese e non solo di chi lo compone e supporta e che può essere in grado fare scelte dolorose quando ciò è necessario, allora avrà raggiunto un risultato forse pari a quello ottenuto con la frase fulminante con la quale passerà alla storia.

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17 commenti

  1. Savino

    Le prove sono quelle della speranza e del coraggio. La dittatura di una scienza che ha fallito deve finire, così come devono terminare gli esperimenti sociali. Il Paese è stremato, si deve tener presente di una sua composizione variegata, di tanta gente che fa sacrifici, di persone che non vedono i parenti stretti da un anno, di persone psicologicamente fragili (è salute anche la psiche), di studenti che hanno perso due anni scolastici, di situazioni economiche e sociali già rese precarie fin dalla crisi del 2008. Non è più il momento delle restrizioni paternalistiche, è il momento che scienza e politica si assumano le loro responsabilità. Delle cariche pubbliche non bisogna solo detenere il dolce, ma anche l’amaro delle decisioni, dell’assunzione di responsabilità anche quando ci sono morti e feriti.

    • Lucia

      E quindi, quali sarebbero le sue proposte in concreto? Gli scienziati non sono dittatori, ma esperti che consigliano, in buona fede e con la consapevolezza dei limiti di ciò che sanno. Le scelte sono politiche, anche perché coinvolgono valutazioni che vanno al di là dell’ambito sanitario. Mi pare che chi ha optato per soluzioni diverse dalle nostre (vedi Svezia e Inghilterra), sbandierando una (dubbia) superiorità intellettuale abbia poi dovuto fare clamorose marce indietro…infine mi lasci aggiungere che siamo in questa situazione anche perché il rispetto delle disposizioni di legge e delle (sensate) raccomandazioni degli scienziati da parte dei singoli è debole, perché il proprio comodo (etichettato come libertà) viene in ogni caso prima di tutto.

      • Savino

        Lo sbandierato articolo 32 della Costituzione ha il significato di diritto ad accesso alle cure per i cittadini. Qui sono state, invece, sbarrate le porte dei pronto soccorso ai malati oncologici e agli infartuati, i Nas hanno trovato 1 guardia medica su 4 in condizioni di insicurezza sanitaria, i medici di base e territoriali non svolgono la funzione di prossimità. La sanità è un problema di trasparenza scientifica, di investimenti finanziari, di competenze amministrative, di competenze del personale. I cittadini sono stati lasciati allo sbando con comunicazioni non trasparenti e contraddittorie, che hanno pesantemente condizionato la salute psico fisica delle persone. Nella scienza e nella sanità, come nella politica, non ci sono santi e non ci sono nemmeno eccellenze e si è visto, mentre l’autocritica sembra qualcosa di lontano.

  2. pieffe

    Credo che ci siano troppe aspettative dal governo Draghi. Non possiamo certo attenderci che esso “ricostruisca l’Italia” secondo un titolo veramente esagerato di un quotidiano. In primo luogo, perchè l’Italia è ridotta così da decenni di governi vari, non certo dalla pandemia. In secondo luogo, perchè l’era Draghi sarà abbastanza breve, al massimo sino al 2023. D’altronde la scelta di Mattarella è stata necessitata, vista l’incapacità dei partiti di esprimere una maggioranza normale. Draghi è stata la risposta ad un’emergenza politica; quindi, gli si può realisticamente chiedere un intervento di emergenza. E questo è soprattutto la scrittura di un recovery plan che sia approvato dalla UE; la sua gestione non spetterà a lui, visti i tempi. Per il resto potrà affrontare come può l’emergenza economica indotta dalla pandemia, che purtroppo durerà ancora parecchi mesi. C’è da sperare che i partiti capiscano la situazione e si comportino di conseguenza; in definitiva, in un regime democratico spetta a loro approvare i “buoni consigli” che verranno da una persona certamente competente (ma non tuttologo) e magari anche da qualche ministro. E tra qualche tempo saranno chiamati a giudizio dagli elettori.

  3. Stefano Scarabelli

    Draghi, a mio avviso, è un campione del populismo: inondare i mercati di liquidità e cercare di sopprimerne il valore segnaletico è l’opposto di cercare di risolvere i problemi.

  4. Alberto Isoardo

    Mah mi sembra che tutte queste aspettative siano abbastanza prive di fondamento, soprattutto perchè serve davvero gente nuova e non compromessa con vecchie abitudini e vecchie clientele. Ma soprattutto servirebbe un nuovo parlamento, appena eletto e in grado di rispecchiare quello che la gente vuole davvero. Servirebbe un taglio brutale di commissioni piccole e grandi, servirebbe ricreare una tensione simile a quella della ricostruzione mentre qui grillini e PD vogliono solo controlli preventivi senza preoccuparsi della certezza della pena.
    Ricostruire di corsa e se si prende qualcuno che ha rubato…….beh dire che bisogna fargli perdere il vizio, sarebbe poco…..Soluzioni non convenzionali per una situazione eccezionale, ma bisogna togliersi di torno i professionisti del blablabla….

  5. oscar blauman

    fra dieci anni le scuole saranno vuote, con enormi sale computer e avremo meno spazi verdi per tutti ma piu cemento, oscar

  6. Fabrizio Fabi

    In una situazione di malattia grave come quella dell’Italia, dopo molti decenni di clietelismo, sprechi, demagogia (ovvero di partitocrazia), l’unica cosa da fare è :”stabilizzare il malato” cioè evitarne ulteriori e definitivi peggioramenti. Priorità assoluta , quindi, ripristinare un minimo di funzionalità dell’apparato pubblico. Per fare ciò occorre un minimo di scelte sul cosa fare, ma non tanto per i contenuti, destinati sicuramente a cambiare presto, ma soprattutto per avere un riferimento di efficienza al quale commisurare l’indispensabile aumento di impegno e disciplina, soprattutto del settore pubblico.

  7. Paolo Sbattella

    Non si puo’ chiedere al Prof. Mario Draghi di fare miracoli. Credo che centrera’ i 3 principali obiettivi: 1) accelerazione del piano vaccinale 2) presentare e aver convalidato dall’ UE il Recovery Plan 3) ripresa economica. Occorre avere fiducia nel Presidente del Consiglio e soprattutto sperare di avere una nazione meno divisa e litigiosa. Ne va del bene della nostra Italia.

  8. emilio

    Rispondo alla domanda dell’articolo: NON era necessario un governo guidato da Draghi in quanto il governo precedente poteva agilmente gestire la situazione complessa in cui nessuno ha la bacchetta magica nemmeno Draghi. Il rischio della scelta attuale è: 1) bruciare un personaggio pubblico italiano di livello (cfr. come si sono cucinati Monti); 2) che sia un metodo quello del tutti al governo con cui la classe politica “esperta” invece di redimersi per i tanti errori fatti negli ultimi 30 anni si convinca che possa ripetere le prassi che ci hanno portato alla situazione pre-COVID; 3) che le spese finanziate dall’Europa finiscano nella pancia di chi è già “ricco” invece che dare nuove chance a chi è stato colpito dall’effetto COVID; 4) che il prezzo della crisi lo paghino poi quando bisognerà restituire i prestiti i soliti noti che non sono quelli che avranno l’effetto del recovery. Detto questo vedo che l’euforia per il governo Draghi inizia a spegnersi il che è un bene e mi chiedo quanti ci abbiano soffiato sopra se si rendono conto del danno potenziale che hanno fatto.

  9. Michele

    A ridurre l’Italia nella situazione di declino attuale (i.e pre civid) le così dette elite competenti hanno lavorato quasi 30 anni. Per invertire il trend non ci si impiega meno di 5/10 anni, sempre che nel frattempo non si sbagli nessuna mossa fondamentale. Se ci si aspetta risultati (veri, non story telling) in un anno o due, la disillusione è certa. Draghi avrebbe fatto meglio a rimanere nel casale in Umbria

  10. Mauro Cappuzzo

    Non ho capito quali sarebbero le “scelte dolorose” richiamate nell’articolo.
    Forse una patrimoniale? Così chi ha già pagato le imposte sul reddito pagherà anche quelle sul patrimonio che è riuscito ad accumulare?

    • Luca Guerrini

      Sarà quella roba lì. sarebbe stato meglio spendere e spandere. Farsi casa, mettere da parte i soldi per gli studi di mia figlia, assicurarsi un futuro senza sbracare oggi, in Italia, è una colpa e non un merito. Averlo capito prima….

    • Henri Schmit

      Draghi non proporrà mai una patrimoniale universale. Potrebbe però ripristinare la tassazione della prima casa, accompagnata magari da una franchigia per numero di persone a carico. Dovrà rendere la tassazione dell’impresa/investimento più competitiva, e bilanciare eventualmente con una tassazione più forte dei redditi personali alti. Ma serve coraggio, visione d’insieme e lungimiranza. Manca nella squadra di governo un esperto di fiscalità (sistemica, non di tecnica vigente per la quale gli esperti … non mancano). Draghi perciò sta pensando a un team di riflessione (discorso al Senato), prospettiva poco rassicurante in quanto denota una certa impreparazione collettiva.

  11. paola

    Mi colpisce in particolare il primo capoverso del secondo paragrafo. Data la gravità della situazione da affrontare, forse avremmo fatto meglio a non sprecare la cartuccia Draghi perché il rischio che neppure lui riesca a cavarne le gambe è troppo alto. C’è dunque un compito ancora più arduo per il quale avremmo fatto meglio a tenerci questa carta? E Draghi, che ora rischia di non farcela, in questa situazione ancora più difficile per risolvere la quale avremmo fatto meglio a non sprecare ora la nostra carta migliore, naturalmente avrebbe avuto successo. Altrimenti perché tenerci questa carta? Che logica stringente! O l’idea è che Draghi, questo straordinario fuoriclasse, possa funzionare solo come mito? Che idea lusinghiera per tutti noi, Draghi compreso! C’è poi l’idea che al di sopra di Draghi e tutti noi, oppressi da tre gravissime emergenze, vi sia qualcuno che decide se o no giocare la carta Draghi.

    • Henri Schmit

      Penso invece che il rischio delineato dal prof Panunzi sia reale. L’importante è che Draghi stesso – un fuoriclasse nel 2012 in BCE ma comunque solo un uomo – se ne renda pienamente e continuamente conto. Deve 1. rapidamente (!) proporre riforme ambiziose (!) che non piaceranno a tutti; deve quindi 2. avere il coraggio (politico) di giocarsela tutta fra fiducia in parlamento e minaccia di rinunciare in caso di bocciatura. Incrociamo le dita su 1. e su 2.

  12. Agostino De Zulian

    Draghi ha attuato una vincente politica economica espansionistica in Europa perché non ha trovato DEBITO PUBBLICO pregresso. Oggi in Italia è tutto completamente diverso e pertanto ogni sua scelta è destinata a FALLIRE. Questo anche perché attorniato ora da persone che ritengo NON IDONEE alla drammaticità della situazione. Come ho già avuto modo di scrivere in più lettere pubbliche prima ancora che Draghi accettasse l’incarico di formare il nuovo Governo, a mio parere tale scelta fa parte di una strategia “avversa” a livello europeo (ah … quella “mano invisibile”…) che intende “AFFONDARE la figura economica di MARIO DRAGHI” e la sua politica economica sviluppata quando era presidente della BCE. I cittadini italiani continuano a “sognare” e neppure pensano minimamente che che i sostenitori del PAREGGIO DI BILANCIO ” hanno già preso posto e si sono seduti lungo il fiume” in attesa…

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