Per chi come me studiava in Inghilterra alla fine degli anni Ottanta la signora Thatcher era una specie di spaventapasseri. Era diventata lo zimbello dei gruppi rock e punk che andavano per la maggiore come i Clash. Era anche lo zimbello degli economisti più bravi (come Steve Nickell a Oxford e Charlie Bean a LSE) che studiavano tutti economia del lavoro e con i loro studi evidenziavano i costi sociali delle politiche fiscali e monetarie restrittive della Lady di Ferro e della sua vittoriosa battaglia contro i minatori.
Ma oggi che non c’è più di lei rimane soprattutto una cosa: è stata un politico che ha messo le idee in cui credeva al centro della sua azione di governo e che ha dato una svolta indelebile al destino economico del suo paese. Prima della signora Thatcher l’Inghilterra stava affondando sotto il peso del suo passato sclerotizzato in istituzioni ormai inadatte ai tempi. “Labour isn’t working” fu lo slogan (azzeccato) della campagna elettorale vittoriosa della Lady di Ferro. Dopo di lei, il neo-laburista Blair ha solo aggiustato il tiro in campo scolastico, lasciando sostanzialmente inalterato l’impianto delle politiche dei Tories prima di lui. Sarà un caso, ma il Regno Unito è l’economia il cui Pil è cresciuto più rapidamente di tutte le grandi economie europee dopo il 1979: più della Germania, della Francia, dell’Italia e della Spagna. Una buona parte di merito va probabilmente alle controverse politiche della signora Thatcher.
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Filippo Ozzola
Ma veramente una persona con i suoi titoli e competenze utilizza ancora il PIL come indicatore per misurare il progresso/la ricchezza/il benessere di una nazione?
Alessandro
Studiavo in Inghilterra addirittura nel periodo della poll Tax. Per me era un’eroina e persino a Cambridge gli studenti Conservatori erano elli attivi
lavoceinfo
Sì, uso ancora il Pil. Il Pil è un po’ come la democrazia secondo Churchill: è la peggior misura di benessere eccetto tutte le altre che sono state inventate fino a questo momento.
Damiano
Il Pil è come la matematica secondo Trilussa. Se io muoio di fame e Daveri ha un miliardo di Euro, abbiamo mezzo miliardo a testa.
Marino
non è che ha cavalcato un periodo di generale ripresa dell’economia mondiale nonostante le sue politiche?
Natalia Milazzo
“Beh, qui c’è qualche problema: la Thatcher è salita al potere nel 1979 e ha imposto un cambiamento radicale nella politica quasi immediatamente. Ma il grande miglioramento delle prestazioni britanniche in realtà non si vede nei dati fino alla metà degli anni ’90. E’ lei che merita il riconoscimento di una ricompensa attesa con un così lungo ritardo?” http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/04/08/did-thatcher-turn-britain-around/
lavoceinfo
Natalia, Krugman può dire quel che vuole: ovviamente i fenomeni hanno
tante cause. il fatto però è che Blair, una volta al potere, non ha
cambiato quasi niente dell’impianto delle politiche economiche –
soprattutto del lavoro – della Thatcher. quindi se c’è una politica che
ha dato una svolta all’inghilterra è stata della signora Thatcher, non
di Blair o altri di cui abbiamo già dimenticato il nome. FD
Luciano
Il vero vincitore nella competizione economica globale è il “capitalismo renano”; non certo il deregolamentato e finanziarizzato “capitalismo anglosassone”.
Negli Usa (ma anche nel Regno Unito) se ne sono accorti e in modo pragmatico implementano politiche economiche (Keynesiane) conseguenti.
LGMI Records
Un qualsiasi studente di macroeconomia sa che le politiche “krugmaniane” (spesa e debito) sono definite “di breve periodo”, mentre il taglio della spesa e l’aumento della competitività sono politiche di “medio-lungo periodo”.
Andrea
Credo che sia poco scientifico concludere l’articolo così, trenta anni di maggiore crescita solo merito suo? Più PIL si ma aspettative di vita minori e una peggiore sanità (no?).
stefano
Capisco i vincoli di spazio (300 parole), ma valutare il turbolento impatto sociale, economico, ideologico delle controverse politiche della signora Thatcher in termini della crescita di Pil britannico in antitesi a quella di altre 4 nazioni europee lo trovo francamente approssimativo.
Fulvio Baldin
Contributo interessante, e non perché in gioventù sono stato simpatizzante thatceriano; ora mi sono spostato più su modelli liberal-flexsecurity, (per semplificare). Infatti non è questione di rinverdire ricordi di gioventù, ma di un approccio serio non solo all’economia ma anche alla ricerca storica. Ognuno matura una sua legittima opinione, ma I fenomeni storici, come quello del governo Thatcher, vanno compresi a vasto raggio, evitando gli opposti estremi delle demonizzazioni ed esaltazioni.
lavoceinfo
Giusto. Il Pil misura il benessere medio non la disuguaglianza. Ma non conosco nessun paese che abbia ridotto le disuguaglianze senza anche aumentare il Pil. Quindi aumentare il Pil è necessario per sperare di ridurre le disuguaglianze. E quindi non ci si può permettere di ignorare il Pil come indicatore di sviluppo
Antonino
Però in Inghilterra è successo giusto il contrario, all’aumentare del Pil è corrisposto un aumento delle disuguaglianze: http://economytoday.co.uk/blog/uk-gini-coefficient-past-and-future/
Davide91
Antonino non hai capito l’ultimo commento di Daveri. La crescita del PIL è condizione necessaria, non sufficiente per la riduzione delle diseguaglianze. Comunque l’idea è la curva di Kuznets.
Daniele Perissi
Il problema non è trovare “un paese che abbia ridotto le disuguaglianze senza anche aumentare il PIL”. E penso nessuno suggerisca di ignorare il Pil come indicatore di sviluppo. Il problema è tutt’altro: è avere come indicatori il PIL e la disuguaglianza interna ad un paese: non dovrebbe essere difficile correlare 2 misure: così facendo è chiaro che il modello della Thatcher ha contribuito ad un moderato aumento del tasso di crescita PIL contro un enorme aumento della disuguaglianza. Altri modelli, ne cito solo uno, la Francia, hanno invece comportato un moderato tasso di crescita del PIL (cmq maggiore di UK negli anni 80-2000) con un leggero calo delle disuguaglianze. Basta comparare i dati dell’indice GINI (http://stats.oecd.org/Index.aspx?DatasetCode=INEQUALITY) e del tasso di crescita del PIL (FR: http://www.tradingeconomics.com/france/gdp-growth-annual e UK: http://www.tradingeconomics.com/united-kingdom/gdp-growth) per rendersene conto!
Alessandro Zadra
E se ridurre le disuguaglianze aumentasse il PIL?
Nicola
La maggior parte dei commenti sull’operato di Margareth Tatcher che ho letto o sentito in questi giorni, compreso, quello qui di Daveri, guardano ai risultati di lungo periodo. Non voglio discutere i meriti “di lungo periodo” delle politiche della sig.ra Tatcher. Ma nessuno sembra ricordarsi del disastro sociale che tali politiche hanno portato, per molti anni ancora dopo le chiusure o le privatizzazioni, che ha portato intere comunità, soprattutto nel nord del Regno Unito, alla depressione e molti al suicidio. Nel guardare avanti, la Tatcher ha perso di vista il futuro immediato. Come diceva keynes, “nel lungo periodo siamo tutti morti”. Idea quanto mai azzaccata nell’Inghilterra degli anni ’80.
Alberto89
Poi uno non perde di vista “il futuro immediato” e si ritrova l’Italia. Suicidi included.
Lei cosa preferisce?
Nicola
Anche a voler ignorare gli impatti sociali delle riforme della Thatcher, esistono due errori di fondo in questo discorso che non rendono onore all’autore.
Il primo è che a metà degli anni ’90, ovvero dopo il decennio thatcheriano, il Regno Unito arrivò ad avere un PIL pro capite inferiore anche all’Italia, segno che forse quelle riforme non erano state così lungimiranti. Solo dopo gli anni ’90, il Regno Unito ha ripreso a crescere ovvero dopo l’età blairiana.
Tuttavia, l’indicatore di PIL pro capite è assai discutibile ed andrebbe articolato quantomeno a livello regionale e si vedrebbe che l’opera thatcheriana ha sostanzialmente condannato le regioni inglesi lontane da Londra. Il risultato dell’era thatcheriana è stata una concentrazione dello sviluppo su Londra, guidata soprattutto dalla finanza, a discapito del resto dell’Inghilterra (mentre regioni come la Scozia o il Galles si sono rese progressivamente indipendenti per cercare di salvarsi).
In questo senso, l’indice di Gini diventa più adeguato per l’analisi e si vedrebbe che l’opera thatcheriana ha concentrato lo sviluppo sulla regione capitale (Londra ed il Sud-Est Inglese) a discapito di tutto il resto. Il risultato potrebbe allora considerarsi positivo, ma sarebbe l’effetto di due fattori: un’enorme arricchimento per pochi (Londra e le classi legate alla finanza) con un drammatico impoverimento di tantissimi. Per quanto il saldo finale possa essere positivo, mi pare assai fragile come argomento.
Chiudo dicendo che però bisognerebbe considerare anche gli impatti sociali e culturali perché altrimenti la discussione diventa una mera rendicontazione economica.
bestvale
Di Maggie si può dire di tutto. Ritengo, tuttavia, che sia piuttosto semplice risolvere la faccenda. Basta chiedere agli inglesi. E che ne dicono vent’anni dopo? Lo smantellamento dello stato sociale, la privatizzazione disastrosa dei trasporti..
Il cinema dà voce al vero sentimento di un popolo, aiuta a riscrivere la storia di un paese. Ebbene le politiche sociali della Thatcher (e le loro conseguenze) hanno trovato nel cinema inglese il più agguerrito oppositore. Disoccupazione, emarginazione, solitudine, scontri interraziali, l’impoverimento del proletariato hanno fatto da sfondo ai premiatissimi film di Ken Loach il quale le ha dedicato il più splendido degli epitaffi “Per onorarla privatizziamo il suo funerale”. Se analizzare l’economia serve a farsi domande e trovare ragioni anche nei più chiari disastri forse è meglio lasciar che la politica faccia da sola.
Anche per il nostro Sole24Ore “il salto che, all’epoca, parve significare modernizzazione, è considerato oggi la vera ragione della crisi economica britannica eccessivamente sbilanciata verso l’industria del banking. Le colpe più che alla signora premier vanno imputate ai successori che poco fecero per correggere le punte più aspre, soprattutto sul piano sociale, della dirompente dottrina promossa dalla Lady di ferro”. Alla prova dei fatti sembra che si salvi soltanto il suo euro-scetticismo la signora Thatcher, infatti si oppose sempre all’ipotesi dell’adozione di una moneta unica europea da parte della Gran Bretagna ed è anche grazie a lei se oggi gli inglesi hanno ancora nei portafoglio l’adorata (e preziosa) sterlina e sono al riparo dai contagi delle economie degli altri partner.
Luciano
Il neoliberismo,di cui la Thatcher e Reagan sono stati i massimi esponenti politici, è una delle tante ideologie che hanno caratterizzato negativamente il 900. Una corrente di pensiero e una prassi economica e sociale responsabile della attuale crisi globale. Questo è l’unico possibile giudizio storico riguardo la tanto mitizzata “rivoluzione conservatrice” degli anni 80.
Olmo Hauner
senza tatcher il UK sarebbe fallito. inutile girarci intorno con frasi tipo “ma i minatori hanno subito”. dispiace, ma era necessario
Luciano
Tutti i dogmi dell’ortodossia neoliberista -deregulation, finanziarizzazione, tutele sociali residuali, avversione a politiche redistributive- si sono rivelati causa della crisi e ostacolo alla ripresa globale. Questa è la realtà; con buona pace della defunta signora Thatcher e della sua “rivoluzione conservatrice”.
Luciano
No; una politica sociale meno crudele e classista era possibile.
Germania, Francia e Belgio hanno abbandonato il carbone senza distruggere i lavoratori.
ded
A me ha impressionato una cosa nella gb di quegli anni che non molti considerano qui,la produzione di petrolio del mare del nord iniziata proprio negli anni 70 e che rese l’inghilterra esportatrice di un milione di barili al giorno in alcuni negli anni 90.
Insomma il successo sembra piu’ dovuto ad una botta di fortuna che alle politiche di quegli anni,o meglio nessuno ancora ha calcolato quanto dell’aumento del pil sia dovuto all’inizio della produzione di idrocarburi di quegli anni.
giovanni
I giudizi sulla Tatcher dopo tanti anni peccano ancora di ideologismo. A me piacerebbe sapere in modo non superficiale su cosa si basa l’economia inglese o meglio di cosa vive la gente. L’industria non esiste più, non è colpa della Tatcher, anzi forse senza di lei sarebbe finita anche prima. Sembra che tutto si basi sull’attività finanziaria, ma questa può interessare un numero limitato di persone e a me, ormai anziano e legato a cose concrete, appare diventata un gioco fondato sul nulla, parassitario se non dannoso per l’economia reale.
Marcello Urbani
Chi ha detto che l’ industria non esiste più?
Ridimensionata di sicuro, ma per dirne una produce piu auto (di marche giapponesi e tedesche) dell’ Italia. E i servizi non sono solo finanza: il grosso dei geologi e ingegneri petroliferi sono di base a Londra (nemmeno i petrolieri possono permettersi gli stipendi necessari per convincerli a vivere nel delta del Niger o in Arabia Saudita), conosco gente che di mestiere sbriga scartoffie per le marine militari del golfo persico, sempre da Londra,…
Hanno un po’ di aziende tecnologiche tipo ARM che progetta i chip di quasi tutti i cellulari e tablet, NDS che cripta sky, un bel po’ di biotech, un po’ di chimica, …
tibberio
https://en.wikipedia.org/wiki/File:GDP_per_capita_big_four_Western_Europe.PNG
Olmo Hauner
charleroi è morta, tutto il sud del belgio è morto. la germania ha avuto i suoi scossoni, e sta di fatto che dopo la tatcher c’è la fila per entrare in uk e la fila per uscire da qua. qual’è stato il comportamento premiante?
Luciano
La Germania (il capitalismo renano) è la vincitrice della competizione globale; non certo il deregolamentato e finanziarizzato capitalismo anglosassone. Il livello di benessere e ricchezza delle famiglie italiane,tedesche,francesi e belghe è superiore a quello delle famiglie inglesi.
Una più eguale distribuzione della ricchezza complessiva è molto più importante del suo livello assoluto. In ogni caso la crisi morde pesante in UK ;non è certo un paese immune dalla recessione.
L’immigrazione verso l’Europa (Italia compresa) da paesi economicamente meno prosperi è un fenomeno consolidato da molto tempo.
Luciano
Tutta Europa -Italia compresa- è meta dei lavoratori migranti provenienti dai paesi più poveri di Africa, Asia e Sud America.
In ogni caso anche il Regno Unito sopporta gli effetti negativi della recessione globale.
Daniele Perissi
Ma davvero ci si concentra su come il Pil di un paese è cresciuto senza guardare alla distribuzione di questo Pil? La democrazia certo non ringrazia la signora Thatcher!
Olmo Hauner
il modello renano è stato in crisi per 10 anni ( dal 94 al 2001) prima di tornare a funzionare. e i dolori li hanno sentiti. la crisi morde pesante in uk? strano che HM Treasury abbia previsto una tenuta del settore costruzioni….
“una piu eguale distribuzione della ricchezza” non va fatta dallo stato, è il cittadino che deve essere premiato per il lavoro che svolge se lo svolge bene. Non siamo uguali io e lei, inutile sostenere che lo stato debba pensare a tutto, e sta parlando con un ordoliberale (che è lo sistema tedesco: casse di previdenza PRIVATE e stato minimo…)
Non far finta di non capire: In italia i cervelli fuggono verso altri lidi, uk compreso. non mi pare che a heathrow ci sia la fila di laureati inglesi per venire a lavorare in italia.Al massimo da la vanno in canada e stati uniti.paesi notoriamente con tassazione e burocrazia (e la burocrazia è indice di quanto lo stato pesi sull’industria)
Luciano
Da vecchio e ostinato laburista ti rispondo che il 2013 non è il 1978. Non fare finta di non capire. In USA, per la seconda volta, ha vinto Obama con sonoro “scorno” di repubblicani e tea party.
La Grande Recessione del 2008 rappresenta la fine del trentennale ciclo politico/economico neoliberista. Thatcher e Reagan sono ormai materia per gli storici, non certo per l’attualità politica o economica. Dopo tanti danni economici e sociali causati da politiche ispirate ai Chicago Boys è ora di rivalutare il buon vecchio Keynes. Infine concludo; di giovani laureati -preparati e laboriosi- ne abbiamo tantissimi anche in Italia.I bassi salari delle professioni intellettuali sono anche un problema di deregulation del mercato del lavoro. Cmq se da Londra gli analisti finanziari preferiscono migrare in USA e Canada ce ne faremo una ragione. Ti ringrazio x le risposte interessanti e ti saluto.
Olmo Hauner
certo laburista: Keynes (già lui, quello di cui invochi la cura) disse nel 47 che “solo un pazzo utilizzerebbe le mie ricette in futuro” . Lui si trovava davanti il 29 e già secondo lui (però sai, è quello che “ha salvato il capitalismo” come l’han definito i marxisti, e quindi un lab non dovrebbe ascoltarlo) non andava già più bene. Gli stati uniti nel 29 si son salvati non con il New Deal (è stato un fallimento), ma con la seconda guerra mondiale, fai te. Non sono SOLO gli analisti che emigrano lontano dall’italico paese: tutti! Ingengneri, matematici, fisici, tecnici, specialisti in discipline mediche specializzati.
Olmo Hauner
brevemente e poi basta
La crisi del 29 gli yankee l’han sorpassata con il lend and lease ai britannici prima l’entrata in guerra (con relativi investimenti pubblici nella Difesa) , non con il new deal.
Maynardino Keynes disse gia dopo il 45 che la sua ricetta andava bene nel 29 E BASTA. la crisi del 2008 è di tutt’altro genere ( di sicuro su sto blog ce ne saranno almeno 50 di articoli che te lo spiegano)
I laureati in materie spendibili appena possono scappano: ingegneri, fisici, matematici, economisti, chimici, medici specialisti (perchè la crescita la sostieni con i progressi tecnologici, non sapendo SOLO ED ESCLUSIVAMENTE chi sono gli scapigliati e le fondamenta della teoria hegeliana). Certo, il laureato in lettere e filosofia è dura che venga assunto al MIT a insegnare matematica.
La deregulation? qui non c’è: citofonare riforma fornero, interno 18 (come l’articolo). gli stipendi bassi (in valore assoluto o per potere d’acquisto? non sono la stessa cosa) sono dovuti a 40 anni di mancata premiazione del merito.
Guest
Il sistema renano (che differisce dall’anglosassone perchè nei consigli di controllo siedono rappresentanti sindacali, non per altro: le aziende sono parecchio esposte colle banche, sia locali -con cui trattano per i versamenti degli stipendi dei dipendenti- che grandi gruppi) si basa sulla scuola di friburgo: stato minimo, assicurazioni private (…niente INPS!) e premio al merito (qui ancora addavenì). sull’immigrazione: i laureati inglesi (che poi sarebbero quelli da importare, i laureati intendo….) non fanno la fila per venire qui, invece i nostri dopo la 5° superiore un corso/Bachelor/phd alla LSE, all’Imperial college, a Oxford, Cambridge, ….lo farebbero volentieri. Agli inglesi di importare lavoratori dal secondo terzo mondo non importa: hanno creato i TIER per loro, per limitarne l’accesso.