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Nuovo assegno per i figli: Isee da maneggiare con cura*

L’Isee ha un ruolo sempre più importante nella selezione dei beneficiari delle prestazioni sociali e nella compartecipazione al costo. Lo si vede bene con l’assegno temporaneo per le famiglie con figli. Gli errori da evitare con la misura definitiva.

Assegno temporaneo per figli di autonomi e disoccupati

Il governo ha recentemente introdotto un assegno temporaneo (At) per le famiglie con figli (Dl 79/2021), che sarà distribuito tra luglio e dicembre 2021, in attesa della definitiva introduzione dell’Assegno unico per i figli nel 2022. L’assegno spetta a famiglie con figli che non ricevono l’assegno al nucleo familiare (Anf), cioè autonomi e disoccupati. Per i dipendenti, nei prossimi sei mesi si introduce una maggiorazione dell’Anf, destinata solo a chi già lo riceve.  

L’Isee svolge un ruolo centrale per questa misura, perché l’At decresce rispetto all’Isee della famiglia, e si annulla se quest’ultimo supera 50 mila euro. Qui consideriamo tre aspetti relativi proprio all’Isee, un indicatore che ha conquistato uno spazio sempre più importante nella selezione dei beneficiari delle prestazioni sociali e nella compartecipazione al loro costo.

Isee ed evasione

Solitamente è riconosciuta all’Isee una maggiore efficacia nella selezione dei beneficiari quando si è in presenza di redditi parzialmente o completamente occultati, tuttavia perché ciò avvenga tali redditi devono tradursi in un accumulo di patrimonio, un processo di lunga durata che non sempre si verifica. L’Isee è un indicatore di secondo livello che non può identificare il reddito sommerso, né è in grado di fornire una prova dei mezzi che ne tenga adeguatamente conto. Il fenomeno del sommerso – sia dal lato fiscale che da quello della fruizione delle prestazioni – deve essere senz’altro combattuto, ma in maniera diversa. Bisognerebbe poi sempre ricordare che la componente patrimoniale nell’Isee è stata introdotta per meglio quantificare l’effettiva ricchezza del nucleo familiare.

È tuttavia indubbio che un forte squilibrio tra reddito e patrimonio possa essere effettivamente un sintomo di occultamento del primo e che la semplice richiesta dell’Isee possa costituire di per sé un disincentivo a richiedere la prestazione per gli evasori, anche per il semplice fatto che la dichiarazione mendace potrebbe esporli a controlli.

Questi elementi possono senz’altro costituire un valido sostegno all’utilizzo dell’indicatore, ma va dato loro un giusto peso.

Isee e scale di equivalenza

Un altro elemento a favore dell’uso dell’Isee è costituito dalla scala di equivalenza che permette di ordinare i nuclei familiari in base alla loro situazione economica, tenendo conto delle economie di scala. Significa che al crescere della dimensione della famiglia, i costi per il suo sostentamento aumentano meno che proporzionalmente.

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In un trasferimento ai figli, l’ipotesi che esistano economie di scala si dovrebbe tradurre in un importo del sussidio decrescente rispetto al numero di questi, cioè maggiore per il primo rispetto al secondo, e così via. Le tabelle dell’attuale Anf, in realtà, non sono del tutto coerenti con questa impostazione, perché per alcuni intervalli di reddito familiare l’assegno per il secondo figlio è più basso, mentre per altri è più alto di quello per il primo, e c’è soprattutto un balzo in corrispondenza del terzo. Il nuovo At valido tra luglio e dicembre segue un andamento che non tiene affatto conto delle economie di scala: l’importo è lo stesso per il primo e il secondo figlio, poi aumenta del 30 per cento per tutti i figli, non solo per il terzo. Inoltre, il nuovo assegno si riduce rispetto all’Isee, non più rispetto al reddito familiare totale come l’Anf. Ma l’Isee dipende dalla scala di equivalenza, con due effetti:

a) al nascere di un figlio la scala di equivalenza aumenta e quindi l’Isee diminuisce, determinando un incremento per ciascun figlio anche se il reddito familiare resta costante. Dalle tabelle allegate al decreto sull’At potrebbe sembrare invece che per i primi due figli l’assegno sia costante;

b) se si passa da due a tre figli, a parità di reddito familiare l’importo medio dell’assegno per ogni figlio aumenta di più del 30 per cento, proprio perché l’Isee diminuisce.

Dal confronto dell’andamento del nuovo assegno per un solo figlio col corrispondente Anf vigente per i lavoratori dipendenti maggiorato dallo stesso provvedimento risulta evidente la volontà del legislatore di disegnare una misura molto simile che, pur differendo in particolare nella fascia d’Isee che va da 30 mila a 50 mila euro, segue sostanzialmente un andamento analogo.

Cosa accade invece per famiglie con più di un figlio? L’effetto dell’operare della scala di equivalenza non è trascurabile. Ad esempio, per un reddito familiare di 20 mila euro, l’aumento dell’assegno legato solo alla maggiore scala di equivalenza oscilla tra il 6 e il 10 per cento del trasferimento totale a seconda del numero dei figli. Se invece il reddito è di 35 mila euro, l’effetto scala pesa dal 20 al 27 per cento dell’assegno. Infine, per 50 mila euro, l’effetto pesa tra 10 e 19 per cento dell’assegno. Questo effetto contribuisce dunque anche a far sì che l’At sia, per famiglie con almeno due figli, superiore alla somma tra vecchio Anf e maggiorazione prevista, con relativo svantaggio per le famiglie di lavoratori dipendenti.

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L’andamento dell’assegno temporaneo non pare in linea con il testo della legge delega (legge 46/2021) che sembrerebbe invece indicare la volontà di fornire a ogni figlio un medesimo importo dell’assegno (con una maggiorazione per quelli dal terzo in poi), e ciò proprio a causa dell’effetto determinato dalla scala di equivalenza. Per evitarlo, almeno per la misura strutturale che verrà introdotta il prossimo anno (l’assegno unico e universale), si potrebbe usare come indicatore della condizione economica familiare la sola componente reddituale dell’Isee (Isr), che ha anche il vantaggio di avvicinarsi all’indicatore oggi usato, il reddito familiare.

Isee e propensione al risparmio

Oltre a risolvere il paradosso indicato, nel senso che l’Isee, basato sulla presenza di economie di scala, si applicherebbe a un trasferimento che prevede invece diseconomie di scala (il sussidio aumenta per tutti i figli se sono più di due), il ricorso alla sola componente reddituale dell’Isee eviterebbe di includere la componente patrimoniale che, data la sua significativa consistenza, potrebbe generare negli anni un preoccupante disincentivo al risparmio.

Quest’ultima considerazione è senz’altro irrilevante per una misura temporanea, che dura solo sei mesi, ma può diventare importante su alcune fasce reddituali per un provvedimento strutturale, che interesserà le famiglie con figli per almeno 18 anni.

Un semplice esempio: consideriamo due famiglie con identico reddito di 50 mila euro, costante nel tempo, ciascuna con due figli. Una ha un patrimonio di 100 mila euro (immobili, depositi, fondi e altro), costante anch’esso, l’altra non ha patrimonio. Nell’arco di 18 anni, la durata minima del nuovo assegno unico, la famiglia “risparmiatrice” riceverà in totale 25.617 euro, 7.041 euro in meno (il 22 per cento) di quanto avrà ottenuto la famiglia priva di patrimonio (119 euro al mese contro 151). Con tre figli la differenza sale a 11.080 euro, con quattro a 27.561. Le persone reagiscono agli incentivi.

* Le opinioni espresse da Lorenzo Lusignoli sono esclusivamente personali e non coinvolgono l’organizzazione di appartenenza.

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10 commenti

  1. Enrico D'Elia

    Complimneti all’autore per aver evidenziato alcune contraddizioni dell’ISEE che rischiano di distorcere tutto il sistema di tax benefit italiano. Aggiungerei che l’ISEE fa ancora riferimento alla famiglia anagrafica (con qualche correzione per le persone a carico), che include (da poco) le unioni civili, ma esclude le convivenze informali. Questo significa che si riserva un trattamento diverso a seconda delle scelte di vita dei conviventi. Riprendendo un vecchio paradosso della contabilità nazionale, chi convive semplicemente con la sua badante alza il Pil (in ragione del reddito della badante) e presumibilmnete anche il proprio ISEE, mentre se la sposa abbassa Pil e ISEE. Per lo stesso motivo, ai ricchi conviene divorziare lasciando i figli (ma non un appartamento, che entrerebbe nel patrimonio) al coniuge più povero in modo da abbassare l’ISEE del nuovo nucleo fittizio, che potrà quindi usufruire di servizi e benefici vari. Tutto ciò comporta abusi ed indebiti condizionamenti sulle relazioni personali.

    • Massimo Baldini

      Grazie, avremmo dovuto aggiungere un quarto punto. Il criterio anagrafico utilizzato nell’Isee presenta lo svantaggio indicato, ma anche vantaggi. Ad esempio, un effetto positivo in termini di equità dell’utilizzo dell’Isee (o meglio come suggeriamo dell’Isr) nella selezione dei beneficiari rispetto al reddito familiare a fini Irpef oggi previsto per gli ANF è quello di fornire il beneficio in base al reddito cumulato di due conviventi anziché in base a quello di uno solo, trattandoli alla stessa stregua di due coniugi.

  2. paolo bosi

    Alcune osservazioni all’interessante articolo
    Isee patrimoniale ed evasione. La presenza del patrimonio nell’Isee è prevista non solo e non tanto come indizio indiretto di sottostima dei redditi, ma per un principio assai condiviso che a parità di reddito sia più sicura la condizione economica e il benessere di chi possieda anche un patrimonio.
    Assegno e scale di equivalenza. In tema di applicazione delle scale di equivalenza, l’articolo mostra con lucidità i difetti della normativa attuale dell’Anf; i difetti, diversi, ma comunque presenti, nelle indicazioni della legge delega (assegno uguale per ogni figlio e maggiorazione al terzo). Ci si sarebbe aspettati il suggerimento di esaminare in modo razionale il problema di quale scala di equivalenza adottare (attualmente l’unica ufficiale è quella dell’Isee) e le modalità di applicazione. Non sembra invece risolutivo e neppure razionale suggerire di fare riferimento alla sola componente di isee reddituale (di cui nell’articolo non si capisce se sia equivalente o meno).
    Isee e risparmio. La preoccupazione segnalata – il patrimonio dell’Isee scoraggia il risparmio – rinvia in realtà a problemi più ampi. Sotto il profilo dell’equità, se la capacità contributiva di un cittadino debba essere intesa su base annuale o su base di ciclo vitale. In questo secondo caso la preoccupazione potrebbe avere senso, ma è fuor di dubbio che l’attuale sistema tax-benefit (diverso il discorso delle pensioni) si fonda su una logica annuale. Sotto altri profili, si potrebbe discutere se incoraggiare il risparmio sia un aspetto così rilevante per un istituto come l’assegno per i figli (che peraltro dovrebbe essere il più possibile indipendente dalla condizione economica dei nuclei familiari, il che eliminerebbe parte non irrilevante dei problemi qui discussi).

    • Massimo Baldini

      Grazie per gli utili commenti, sulla prima osservazione concordiamo, confermando che, come abbiamo scritto in maniera troppo succinta, “la componente patrimoniale nell’Isee è stata introdotta per meglio quantificare l’effettiva ricchezza del nucleo familiare”.

      Sul secondo punto, la scelta dell’utilizzo o meno di una scala di equivalenza può dipendere anche dagli obiettivi del legislatore (ad esempio l’incentivo alla natalità) e non solo dall’evidenza empirica. L’uso del reddito monetario (non equivalente), o dell’Isr, permette facilmente, volendo, di incorporare nel trasferimento una qualsiasi scala di equivalenza che preveda economie di scala: è sufficiente che il trasferimento per il figlio aggiuntivo sia inferiore a quello del figlio precedente, a parità di reddito familiare.

      Sul terzo punto, crediamo che per ogni scelta di policy, soprattutto se riguarda un trasferimento che influisce sul reddito familiare per un periodo piuttosto lungo, ci si debba chiedere che effetti potrebbe provocare sulle scelte delle persone: di lavoro, consumo, residenza, cura, risparmio…

  3. Maurizio Motta

    Mi pare sfugga ad ogni analisi un nodo enorme. Se si vuole legare l’intervento alla condizione economica (scelta a mio parere opportuna per qualunque erogazione monetaria pubblica non connessa alla non autosufficienza) non si può eludere il fatto che l’ISEE è un pessimo strumento per misurarla. Per restare a due esempi concreti:
    a) se si fa un ISEE ordinario a luglio 2021 i redditi che include sono quelli del 2019, e lo sono anche i patrimoni mobiliari ed immobiliari. Ma rispetto al 2019 oggi il nucleo potrebbe essere molto più “ricco” oppure molto più “povero”. Se il nucleo ha perso redditi da allora può fare un “ISEE corrente”, con redditi più vicini al luglio 2021, ma i patrimoni sono sempre quelli vecchi. E non c’è possibilità di imporre al nucleo di aggiornare la sua condizione se migliora prima del prossimo ISEE (gennaio), salvo nei meccanismi per chi fruisce del Reddito di Cittadinanza
    b) i redditi da lavoro e pensione immessi nell’ISEE sono comprensivi delle ritenute alla fonte operate dal sostituto d’imposta per pensionati e dipendenti; quindi l’ISEE computa come disponibili tra i redditi importi che il nucleo non ha mai neppure visto e che non sono mai stati disponibili

    • Massimo Baldini

      Grazie, tutte osservazioni molto importanti che arricchiscono il quadro.

  4. Silvano Cavazzana

    Buongiorno
    Io di Isee e tassazioni varie ne capisco poco, ma mi sembra che in alcuni casi il nuovo sistema non sia giusto. Faccio l’esempio di mia figlia separata con due bimbi. È venuta a vivere con me perché da sola non c’è l’avrebbe fatta. Ora però lei con un stipendio da cameriera (quando lavora) non ha diritto quasi a nulla, nel suo Isee deve includere anche il reddito mio e di mia moglie ( pensionati metalmeccanici), compresa l’abitazione che ci siamo comperati con tanti sacrifici. Quindi il contributo/aiuto, mia figli lo riceve da me è non dallo Stato come altri, magari con reddito maggiore. Penso che sarebbe il caso di tenere in considerazione anche questi casi.

    • Emanuela

      Sono nella stessa situazione. Costretta a rinunciare agli anf perché vivo nella casa dei miei genitori. Un’ingiustizia inqualificabile.

  5. Diciamo che l’ISEE non è molto adatto per stabilire quale di due persone in difficoltà economica lo sia di più o di meno. L’ISEE serve to spot the rich meno peggio del solo reddito dichiarato e per questo dovrebbe essere usato: non tanto per graduare un importo di per sé abbastanza misero già in partenza tra chi ha ISEE tra zero e 50mila quanto ad individuare una soglia oltre la quale non erogarlo o almeno disporre che diminuisca velocemente. Qui starebbe il punto, troppo lontano per l’attuale politica, in cui occorrerebbe una maggioranza democratica si chiarisse: se vogliamo incentivare le nascite e tutelare l’infanzia chi è troppo ricco per vedere utilità da una misura simile?

  6. Luigi Perlina

    Buongiorno.
    Sono pure io in una situazione molto complicata dato che sono separato dal 2015 e divorziato dal 2017 con due figli di 13 e 15 anni che abitano con la madre nella casa in cui eravamo sposati.
    Con 800 euro al mese più spese extra per i figli divise a metà da dare a lei e uno stipendio di 1200 euro al mese non ho avuto scelta e ho dovuto tornare a convivere in casa dei miei genitori con non poche difficolta.
    Siamo in 5 in casa risultanti nello stesso nucleo famigliare , i miei genitori (anziani con la sola pensione di mio padre) mio fratello (separato pure lui con una figlia) e mia sorella invalida che percepisce lavorando per brevi periodi qua e la 200 euro al mese sfruttata in ogni maniera possibile da un sistema marcio fino al midollo di assistenza sociale.
    Da quel che ne capisco per fare l’ isee per richiedere l’assegno unico a gennaio 2022 servirà inserire i redditi di tutti che su carta presumo saranno altissimi.
    La vita vera e la realtà in cui viviamo in casa invece vedono me che praticamente giro lo stipendio alla mia ex moglie in più con le briciole rimaste del mio stipendio mi gestisco i figli fuori casa nei fine settimana, soprattutto con la pandemia nella testa dei miei genitori è scattato il terrore e in casa non vogliono nessuno da oltre un anno grazie al terrorismo mediatico subito.
    mio fratello ha gli stessi problemi miei mia sorella l’ho gia descritto e in pratica viviamo tutti e 5 in qualche maniera con la pensione di mio padre (1000 euro al mese).
    Secondo le premesse da quel che capisco andrò da gennaio 2021 a perdere anche quei pochi euro di anf ecc,,, che in fase di divorzio inoltre specifico che è stato concordate e lasciato a me il diritto di richiederli.
    Noto che son stati bravi a fare le leggi sui divorzi ma nessuno si preoccupa mai di adeguare le leggi alle persone che finiscono in grave difficoltà dopo un divorzio che magari manco dipende da loro.

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