Il finanziamento dei centri estivi 2021 sarà erogato a 7.145 comuni. Benché le adesioni siano alte, molte amministrazioni del Nord-Ovest hanno preferito rinunciare ai fondi. La distribuzione dei minorenni nelle varie regioni ci aiuta a capire il perché.
135 milioni per 7.145 comuni
L’estate è arrivata. La scuola è finita, i bambini si godono le meritate vacanze. Ma, come tutte le estati, i genitori continuano a lavorare. E così, anche per quest’anno, il governo ha pubblicato le linee guida per la gestione delle opportunità educative informali e non formali rivolte ai minori (ordinanza del ministro della Salute, di concerto con il ministro per le Pari opportunità e la famiglia 21 maggio 2021), e ha messo in campo un finanziamento straordinario per i comuni che intendano realizzare interventi di potenziamento di centri estivi, servizi socioeducativi territoriali e centri con funzione ricreativa per le attività rivolte ai minori (articolo 63, comma 1, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73).
135 milioni di euro. Questa la cifra totale del finanziamento che il dipartimento per le Politiche della famiglia, della presidenza del Consiglio dei ministri, deve erogare ai 7.145 comuni beneficiari: il 95 per cento dei comuni italiani. Un dato estremamente positivo, che conferma l’esigenza dei territori di attivare iniziative a sostegno delle famiglie con figli minori. L’anno scorso, i comuni beneficiari sono stati 6.525: 9,5 punti percentuali in meno.
Figura 1
I tassi di adesione a livello regionale sono altrettanto soddisfacenti, specialmente per quanto riguarda il Sud Italia. Fanno eccezione, al Nord, la Regione Piemonte, la Regione Liguria e la Regione Friuli-Venezia Giulia, con circa 10 punti percentuali in meno rispetto alla media. Per alcune regioni il dato si spiega con situazioni particolari: ad esempio il Piemonte è la seconda regione italiana per numero di comuni. Poiché le risorse sono distribuite in base alla popolazione minorenne residente (art. 63, co. 2), in presenza di un elevato numero di comuni, è inevitabile che la quota di finanziamento assegnata a ciascuno sia mediamente minore.
Tabella 1 - Differenza contributo medio per comune Regione Piemonte e Regione Puglia
Come si vede dalla tabella 1, il contributo medio ricevuto dai comuni nella Regione Piemonte è pari a quasi 10 mila euro, mentre nella Regione Puglia è di circa 37 mila euro, pur avendo le due regioni un totale di minorenni residenti simile: circa 622 mila la prima e circa 629 mila la seconda.
Per alcune regioni con un grande numero di comuni con una bassa popolazione minorenne, in qualche caso, l’assegnazione di contributi è stata inferiore a 100 euro. Tali cifre, evidentemente, non sono sufficienti per realizzare un intervento significativo. Le rinunce, quindi, rispondono probabilmente a scelte di ragionevolezza degli amministratori locali, più che di disinteresse ad attuare interventi per bambini e ragazzi.
Le risorse, fra Nord e Sud
Il finanziamento è stato assegnato sulla base della popolazione residente minorenne in ogni comune d’Italia. In realtà, così come per lo scorso anno, le risorse sono state ripartite prima fra le regioni, sulla base delle percentuali di riparto del Fondo per le politiche sociali (Fps), e successivamente in funzione della popolazione residente minorenne in ogni comune, in base alla quota regionale individuata.
Figura 2
La scelta di applicare le percentuali di riparto regionali già previste dal Fps – in alcuni casi– ha significativamente modificato l’importo assegnato per regione, favorendo riequilibri territoriali. Il Centro, il Sud e le Isole guadagnano insieme circa 3,7 milioni di euro in più rispetto a quanto avrebbero ricevuto dalla semplice distribuzione sulla base della popolazione minorenne residente. Il beneficiario principale è il Sud, con un incremento di circa 2 milioni di euro. Seguono le Isole con un aumento di circa 1,5 milioni di euro. Il Nord-Ovest è invece l’area più penalizzata, con una perdita di circa 2,5 milioni di euro.
Figura 3
Dove sono i minorenni italiani
Nel realizzare questa analisi, dovendo distribuire le risorse in base alla popolazione residente in ogni comune, ci siamo accorti che la distribuzione dei minorenni all’interno delle varie regioni presenta delle differenze importanti. Vi sono alcune regioni in cui la concentrazione di minorenni è in pochi (talvolta pochissimi) grandi centri, come la Regione Lazio, la Regione Liguria e la Regione Piemonte. In altri casi, la popolazione minorenne è meno concentrata. È ciò che avviene in Emilia-Romagna, ad esempio, o in Sicilia. Emblematico è il caso del comune di Roma dove risiedono circa il 50 per cento dei minorenni della Regione Lazio e che infatti è il comune che beneficia maggiormente dell’intervento, con più di 5 milioni di euro assegnati. La situazione opposta si verifica nelle Marche, dove il 50 per cento della popolazione minorenne è distribuita in ben venti comuni, e di conseguenza lo sono anche i fondi assegnati.
Figura 4
Figura 5
La presenza di comuni con pochi, talvolta pochissimi, ragazzi residenti è sicuramente un fattore importante per comprendere i tassi d’adesione più bassi in alcune regioni.
Il futuro dei centri estivi
È il secondo anno che lo stato eroga un finanziamento straordinario per i centri estivi. Si tratta di un intervento a sostegno delle famiglie, dei bambini e degli adolescenti, i quali hanno sofferto particolarmente gli effetti negativi dell’emergenza Covid-19. Per comprendere meglio l’impatto del finanziamento, e poterlo rendere più efficace qualora divenga una misura strutturale, sarebbe importante prevedere strumenti di monitoraggio e valutazione qualitativa: permetterebbero di capire non solo se i contributi vengono effettivamente utilizzati una volta ricevuti, ma anche in che modo. Inoltre, si potrebbe valutare un livello di erogazione diverso da quello comunale, che sembra svantaggiare i piccoli comuni. Ad esempio, se, come suggerito dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, i fondi venissero erogati agli ambiti territoriali, che rappresentano la sede principale di programmazione ed erogazioni di servizi sociali a livello locale, forse i piccoli comuni avrebbero maggiori probabilità di organizzarsi e beneficiare di economie di scala, invece di rifiutare i finanziamenti, come è avvenuto in alcuni casi.
Il finanziamento dei centri estivi si propone di creare opportunità di socializzazione per i giovani. Può rappresentare un sostegno differente rispetto a quello già introdotto dal ministero dell’Istruzione per l’estate che sembra focalizzarsi sulla compensazione di quanto è venuto a mancare durante il periodo di Dad. Le tempistiche di quest’ultimo intervento sono poi ancora incerte e le adesioni dei comuni limitate: i centri estivi, istituiti grazie al finanziamento statale, possono costituire il ponte che accompagnerà i ragazzi alla ripresa di settembre.
* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire agli autori e non investono la responsabilità dell'istituto di appartenenza.
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