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Vaccinarsi taglia la strada al Covid

I dati sull’andamento di ospedalizzazioni e decessi da Covid-19 indicano l’efficacia della campagna di vaccinazione. Ma è importante capire se i vaccini proteggono anche dal rischio contagio. Perché con meno contagiati si riduce la circolazione del virus.

Una vecchia conoscenza: la crescita esponenziale

Quali sono le tendenze della pandemia in Italia nelle ultime settimane? La figura 1 mostra l’andamento della percentuale di persone positive al tampone.

Da fine giugno la percentuale di positivi ha iniziato ad aumentare. Il livello attuale è ancora molto basso se confrontato con quello di qualche mese fa. Ma la progressione è inequivocabilmente esponenziale, con tempo di raddoppio di poco inferiore ai 10 giorni. Di questo passo, ritorneremo presto a percentuali rilevanti.

Buone notizie su morti e terapie intensive

Come si è già visto per altri paesi, la buona notizia è che a un aumento dei contagi non corrisponde un analogo aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi.

Le figure 2 e 3 presentano l’andamento recente, rispettivamente, del numero di ingressi in terapia intensiva e del numero di morti. Da inizio luglio si osserva un lieve incremento degli ingressi in terapia intensiva, molto meno marcato di quello osservato per il tasso di positività. I decessi sono invece ancora in fase calante, seppure lieve.

Vista la forte ripresa dei contagi – spinta dalla più contagiosa variante Delta – ci si attenderebbe una crescita anche dei ricoveri e dei decessi. Se ciò non accade, lo si deve alla combinazione di due motivi: 1) il forte effetto immunizzante dei vaccini e 2) il diverso andamento della campagna di vaccinazione nelle varie fasce di età.

Che la campagna di vaccinazione abbia un forte effetto immunizzante – del tutto prevedibile, peraltro, visti i risultati della sperimentazione controllata svolta nel 2020 – è già stato documentato in vari paesi. Per l’Italia i dati più recenti disponibili, riferiti al periodo 4 aprile-11 luglio, sono in questo rapporto dell’Istituto superiore di sanità.

La tabella 8 del rapporto documenta un’efficacia del vaccino nell’ordine del 95 per cento sia rispetto al rischio di ospedalizzazione sia rispetto al rischio di decesso, con variabilità molto ridotta tra le varie fasce di età. Efficacia del 95 per cento significa che se in un certo gruppo di non vaccinati 100 persone devono ricorrere alle cure ospedaliere, vaccinando quell’intero gruppo i ricoveri ospedalieri si ridurrebbero a 5. Cioè, 95 in meno.

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Però, la campagna vaccinale progredisce in modo molto diverso tra le varie fasce di età. La figura 4 (ripresa dalla tabella 7 dello stesso rapporto Iss) documenta che l’80 per cento delle persone con meno di 40 anni non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino; tra i più anziani, la percentuale di non vaccinati è del 10 per cento.

Figura 4 – Percentuale di non vaccinati secondo l’età.

Fonte: Istituto superiore di sanità.

I più anziani sono i più esposti al rischio di sviluppare forme gravi di malattia, i più giovani molto meno. Nell’insieme della popolazione, ciò produce gli andamenti visti nelle figure 1, 2 e 3: salgono i contagi perché pochi tra i più giovani sono vaccinati; aumentano poco i ricoveri in terapia intensiva e non c’è incremento dei decessi, perché i più giovani non sviluppano in forma grave la malattia e i più vecchi sono protetti dal vaccino.

Il vaccino protegge anche dal contagio?

Riassumendo, i dati disponibili consentono di affermare al di là di ogni ragionevole dubbio che il vaccino fornisce un elevato grado di protezione dal rischio di sviluppare la malattia nel caso si venga contagiati. I vaccini proteggono anche dal rischio di contrarre il contagio? I dati forniti dal rapporto Iss sembrano indicare di sì (la tabella 7 del rapporto fornisce il numero di positivi al tampone separatamente per vaccinati e non vaccinati).

Manca però il dato relativo al numero di tamponi effettuati sui vaccinati e sui non vaccinati, cioè il denominatore della frazione che servirebbe calcolare. Si tratta di un’informazione della massima importanza. Stabilire che i vaccinati, oltre a non ammalarsi in caso di contagio, hanno anche un ridotto rischio di contagiarsi – e quindi di contagiare altri – significherebbe stabilire che non solo con il vaccino proteggono se stessi, ma riducono anche la circolazione del virus: il Covid-19 gira sulle nostre gambe, se non ci contagiamo gli impediamo di diffondersi.

Non sappiamo quali siano le difficoltà organizzative che fin qui non hanno consentito di rilevare questa informazione, speriamo vivamente che siano superabili. Nel frattempo, ci sono vari studi che già danno informazioni preziose sull’argomento. Per esempio – e senza alcuna pretesa di esaustività – Ncbi, Nejm, Medrxiv e Nature indicano un effetto rilevante del vaccino anche sul rischio di contagio.

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Questi studi convergono nel concludere che:
i vaccinati hanno una minor probabilità di infettarsi;
qualora i vaccinati si infettino, la loro contagiosità è comunque almeno dimezzata rispetto ai non vaccinati.

Sono risultati che hanno conseguenze importanti per l’andamento della campagna di vaccinazione, dunque, a nostro parere, le Faq istituzionali (per esempio, quelle dell’Aifa) dovrebbero essere aggiornate incorporandoli. Perché quando un vaccinato poco contagioso incontra un vaccinato poco suscettibile, il virus è spacciato.

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  1. RobertoEnrico

    Impressionante. Nessun commento a questo contributo. Numerosissimi commenti, nella quasi totalità critici, al contributo sul Green Pass. Kahneman applicato?

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