La tornata elettorale di settembre 2020 ha prodotto una crescita delle infezioni da Covid-19. Oggi la situazione è diversa, grazie alla campagna vaccinale. Ma il rischio rimane. Forse è il momento di introdurre anche in Italia sistemi di voto alternativi.
L’esperienza di settembre 2020
Lo scoppio della crisi sanitaria a marzo 2020 ha determinato cambiamenti sostanziali nella vita socio-politica del nostro paese, tanto che per limitare i contagi il governo allora in carica si è visto costretto a rimandare a settembre 2020 il referendum costituzionale e le elezioni amministrative inizialmente previsti per la primavera 2020.
Nonostante le votazioni siano state posposte in autunno, dopo il voto si è registrato un netto aumento dei nuovi casi di coronavirus (figura 1). Esiste quindi il rischio che andare a votare amplifichi le infezioni Covid? Nel nostro recente working paper, Voting, contagion and the trade-off between public health and political rights: quasi-experimental evidence from the Italian 2020 polls, dimostriamo che ciò è avvenuto durante le votazioni di settembre 2020. In questo articolo presentiamo i risultati del nostro studio e ne discutiamo le implicazioni per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021.
Figura 1 – Nuove infezioni Covid, prima e dopo le elezioni
La relazione tra affluenza ai seggi e nuovi contagi Covid
Il 20 e 21 settembre 2020 tutti i cittadini italiani maggiorenni sono stati chiamati a esprimere la loro preferenza in un referendum popolare in merito al taglio di circa un terzo dei parlamentari italiani. In contemporanea con il referendum, i cittadini di sette regioni italiane (Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto) hanno votato per rinnovare il governo regionale. Mentre 955 comuni italiani sono andati alle urne per scegliere il proprio sindaco. Le elezioni amministrative hanno spinto molti elettori a votare anche per il referendum, cosa che non avrebbero fatto altrimenti: infatti l’affluenza per il referendum è stata in media del 22 per cento più alta nei comuni e nelle regioni dove si siano tenute elezioni amministrative (figura 2).
Figura 2 – Affluenza regionale al referendum costituzionale 2020
Nella nostra ricerca, misuriamo la relazione tra l’affluenza e il numero di contagi da Covid registrati dopo le elezioni, sfruttando l’eccezionale partecipazione al voto per il referendum favorita dalle elezioni amministrative. Per fare ciò, abbiamo utilizzato dati a livello comunale sul numero di infezioni settimanali da Covid-19 forniti dall’Istituto superiore di sanità, combinati con il tasso di affluenza al referendum costituzionale reperibile dal sito del ministero dell’Interno. Sulla base di un modello econometrico, analizziamo le infezioni settimanali da Covid nelle settimane immediatamente precedenti e successive alla data delle elezioni come funzione del tasso di affluenza al referendum. Questo ci permette di calcolare l’effetto dell’affluenza elettorale sui nuovi contagi.
I nostri risultati (mostrati a livello grafico in figura 3) indicano che un 1 per cento aggiuntivo di affluenza al referendum costituzionale ha determinato un aumento di 0,8 per cento e di 1,2 per cento nelle infezioni da coronavirus rispettivamente nella prima e nella seconda settimana post-elezioni.
Considerando un tasso medio dell’1 per cento di nuove infezioni associate all’affluenza elettorale, dalla nostra analisi emergono due principali implicazioni: un incremento medio del 22 per cento di infezioni nei comuni con voto per amministrative più referendum rispetto ai comuni con voto per il solo referendum; e un incremento medio totale dei contagi di circa il 55 per cento rispetto allo scenario in cui le votazioni di settembre 2020 non si fossero svolte.
Figura 3 – Stime dell’effetto dell’affluenza al referendum sui nuovi contagi
Dato il contesto di bassa circolazione del virus a settembre 2020, un aumento dei casi del 55 per cento non ha avuto effetti catastrofici. I nostri risultati suggeriscono però che tenere elezioni durante una epidemia può comportare un aumento dei contagi preoccupante se le votazioni si svolgessero in un periodo di alta circolazione. A tale riguardo, proponiamo una simulazione di cosa sarebbe successo se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella avesse sciolto le Camere e indetto elezioni, invece di conferire l’incarico di formare un governo di emergenza nazionale a Mario Draghi. Le nostre stime indicano che un turno di elezioni generali a marzo 2021 avrebbe potuto determinare fino a 730 mila infezioni aggiuntive e 23 mila decessi da Covid. Pertanto, la nostra analisi dimostra che la scelta di evitare un turno di elezioni generali in primavera 2021, quando la variante Alpha era ormai prevalente in Italia, sia stata saggia e oculata.
Le amministrative di ottobre 2021
Il 3 e 4 ottobre 2021 sono chiamati alle urne oltre 12 milioni di elettori per le elezioni amministrative, comprese alcune grandi città come Roma, Milano, Torino e Napoli. Come per tutti i virus a trasmissione aerea, anche nel caso del Covid è fondamentale minimizzare le interazioni sociali per ridurre il pericolo di infezione. Tuttavia, in questa circostanza, la maggiore trasmissibilità della variante Delta potrebbe comunque favorire il contagio alle urne, aumentando il rischio di una nuova ondata di infezioni.
D’altra parte, la situazione di oggi è decisamente migliore rispetto a un anno fa, grazie al successo della campagna vaccinale che ha immunizzato completamente oltre il 70 per cento della popolazione italiana. Ed è plausibile aspettarsi un aumento dei contagi dovuto alle elezioni ampiamente inferiore al 55 per cento (a livello nazionale) del settembre 2020. Se la relazione tra affluenza elettorale e nuove infezioni si mantenesse stabile all’1 per cento, sarebbe realistico ipotizzare un aumento delle infezioni del 14 per cento nelle sole città chiamate al voto, considerando un’affluenza del 70 per cento e assumendo che i nuovi infetti facciano parte del 20 per cento di adulti italiani non ancora completamente immunizzati. Il voto di ottobre 2021 interessa circa un italiano su cinque, i nostri calcoli indicano dunque che le elezioni amministrative potrebbero causare un aumento delle infezioni nazionali intorno al 3 per cento.
Qualora i contagi si rivelassero più elevati delle stime, è probabile che ciò sia dovuto o a una protezione vaccinale incompleta o meno efficace del previsto, o a una minore attenzione al rispetto delle norme di distanziamento sociale.
In conclusione, potrebbe essere arrivato il momento per considerare l’introduzione anche in Italia di metodi di voto alternativi, come quello elettronico o postale. Sono strumenti già in uso in molti paesi sviluppati come gli Stati Uniti o la Germania, nei quali hanno certamente contribuito a ridurre l’incremento dei contagi legato alle elezioni tenutesi durante la pandemia. Il ricorso a tali metodi di voto alternativi è notoriamente ritenuto rischioso in Italia per colpa di potenziali condizionamenti da parte di organizzazioni criminali. Durante situazioni emergenziali come la pandemia Covid, però, sarebbe necessario valutare se e come il voto informatico o postale debba essere considerato come una valida soluzione per proteggere quanto meno le fasce più a rischio della popolazione.
Le elezioni di ottobre 2021 potrebbero darci una utile indicazione.
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Savino
Infatti, tutta la gente perbene e che usa la testa non è andata a votare e, nell’analisi, possiamo dire che le elezioni le ha vinte chi non è andato a votare e ha dato priorità all’emergenza sanitaria e alle altre emergenze del Paese.