La lettura della relazione annuale della Consob lascia allibiti. E non per quello che c’è scritto, ma per ciò che non c’è. Era difficile riuscire a generare un vuoto pneumatico dopo sei anni di crisi finanziaria. Il presidente Vegas magistralmente ci è riuscito. Così mentre si avverte sempre di più la necessità di trovare fonti di finanziamento alternative alle banche per le nostre imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, il rapporto non dice nulla su ciò che Consob ha fatto o intende fare per ampliare i mercati dei capitali in Italia e veicolare credito alle Pmi.
Cosa è stato fatto per ridurre i conflitti di interesse nell’industria bancaria, il fatto che le società che gestiscono il risparmio siano di proprietà delle banche, cosa è stato fatto per ridurre l’interferenza della politica negli istituti di credito attraverso le fondazioni bancarie? Banche politicizzate e Società di gestione risparmio che “piazzano” solo le obbligazioni delle banche (con il presidente dell’Abi che lamenta il fatto che l’Italia sia troppo poco bancocentrica!) di certo non aiutano le emissioni obbligazionarie delle imprese. E che dire poi della mancata tutela degli azionisti di minoranza che si sono visti recentemente, come nel caso del rinnovo dei vertici di Banca Intesa, imposti dalla maggioranza anche la lista dei consiglieri di minoranza! Fin quando ci sarà questo strapotere nella governante societaria è difficile che i fondi istituzionali stranieri (gli unici che oggi ci è dato di avere, data l’assenza di fondi pensione) arrivino da noi. Nulla ancora sul persistere di lunghe catene di controllo che escludono i piccoli azionisti dai benefici legati a scalate societarie, come potrebbe una volta di più avvenire nel caso di Telecom, nulla sull’opacità dei bilanci societari che hanno frenato la crescita dei mercati finanziari in Italia.
L’unico trofeo che viene esibito a Las Vegas è la creazione di un gruppo di lavoro sul finanziamento delle imprese di piccole e medie dimensioni. Il gruppo in verità è già lì da un anno. Ma che sia di lavoro è quanto meno discutibile. Sin qui ha prodotto solo un memorandum dal titolo avvincente: “PiùBorsa”. Non possiamo augurarci che abbia un esito più significativo di quello del Comitato Piazza Finanziaria, finito nel nulla dopo dieci anni di gestazione. Ma a giudicare dai tempi con cui il gruppo sta lavorando mentre i tassi di mortalità delle imprese sono aumentati del 20 per cento (dati Cerved group) e dal calendario delle sue attività, viene da pensare che serva solo a pretendere di fare qualcosa, coprendo una totale assenza di iniziativa. Insomma l’altra faccia della medaglia di “PiùBorsa” è “meno Consob”.
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Federico
Grazie per l’editoriale Professore. Bisogna cercare di agire su tutti i driver del cambiamento. Ma per favorire l’aggregazione ed internazionalizzazione delle imprese (l’impresa italiana media è troppo piccola, necessita di finanziamenti per crescere, e di incentivi per aggregarsi, in Italia e all’estero: economia dei DISTRETTI, in passato vincente), è preliminare un drastico ridimensionamento delle aree di influenza della politica. Radicale, o alla William of Ockham, per intenderci.
Luca Bitta
” Fin quando ci sarà questo strapotere nella governante societaria è difficile che i fondi istituzionali stranieri (gli unici che oggi ci è dato di avere, data l’assenza di fondi pensione) arrivino da noi”
Tenere lontano investitori stranieri è il motivo principale per cui è stato nominato Vegas (il braccio destro del colbertista Tremonti) alla Consob.
emanuele
Basterebbe dire che occorre cambiare le regole….ma quando già ci sono perché non vengono applicate? Nel 1998 il decreto legislativo n.58 gli articoli 18-bis e 18-ter già indicava come ridurre i conflitti di interesse nell’industria bancaria con l’introduzione del consulente finanziario (indipendente). Vegas ha di nuovo sottolineato il problema, auguriamoci che venga finalmente applicata la legge.
IlRisparmiatoreMeraviglioso
Grazie. Se, negli ultimi anni, quelli che avrebbero potuto fare qualcosa avessero voluto davvero dare più Borsa al nostro Paese, avrebbero dovuto considerare la struttura del nostro sistema produttivo ed il MAC (Mercato Alternativo del
Capitale) avrebbe dovuto quotare almeno duemila PMI italiane e vantare una lunga lista di attesa, invece che avere a listino quattro gatti ed essere divenuto un’appendice non certo rilevante del LSE.