L’ex-ministro dell’economia Giulio Tremonti ha sottolineato ancora una volta che non introdurre una banconota da un euro, come per il dollaro negli Stati Uniti, fu “un errore”. Il tema è sempre stato caro all’ex-ministro. Riproponiamo, a vent’anni di distanza, un commento di Luigi Guiso a questa proposta.
L’inflazione e la teoria qualitativa della moneta di Luigi Guiso – 7 ottobre 2003
Il ministro Tremonti ha riproposto all’Ecofin di introdurre l’Euro di carta come misura per contrastare l’inflazione in Italia. Ma la BCE è perplessa. A ragione. Sull’argomento riproponiamo un contributo di Luigi Guiso di più di un anno fa, quando l’idea dell’euro di carta fu lanciata.
Il governo reitera nuove teorie dell’inflazione e conseguenti strumenti. Accanto alla consolidata teoria quantitativa della moneta e dell’inflazione di cui narrano i manuali di economia, in questi giorni ha fatto capolino una nuova teoria, coniata, a quanto risulta, durante una pedalata da Umberto Bossi e Giulio Tremonti: la teoria “qualitativa” della moneta. La teoria quantitativa sostiene che il livello dei prezzi è proporzionale alla quantità di moneta in circolazione e il tasso di inflazione uguale a quello dell’offerta di moneta (al netto della crescita della produttività) e raccomanda di ridurre la crescita monetaria per ridurre l’inflazione. La teoria qualitativa asserisce che il livello dei prezzi dipende anche dal materiale di cui sono fatte le monete: se di carta – a parità di quantità di moneta – il livello dei prezzi sarebbe più basso. Di qui la proposta formulata dal Ministro Tremonti: sostituiamo le monete metalliche da 50 centesimi, 1 e 2 euro con banconote di uguale valore e così avremo prezzi più bassi e tutti ci sentiremo più ricchi (con la stessa quantità di moneta potremo acquistare più beni).
Nostalgia del passato?
Ma ogni teoria che si rispetti (e conseguente proposta pratica basata su di essa) deve superare dei test minimi. L’inflazione era più elevata quando le mille lire erano di carta. Questo getta l’ombra del dubbio sulla neonata teoria qualitativa. Inoltre, se il materiale con cui si coniano le monete ha questo potere, chi ci assicura che la carta non sia ancora peggio? Perché non il silice, tornando quindi alle conchiglie, o il tabacco, come durante la guerra di secessione americana? Oppure l’oro, caro anche ai teorici della teoria quantitativa. Ma questi ultimi avevano un buon argomento per proporlo: è più difficile da produrre in abbondanza (creando inflazione) delle banconote, che, essendo appunto di carta, possono essere stampate in gran quantità. Nostalgia del passato?
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Nicola
In un mondo dove moneta bancaria e moneta elettronica sono l’unica via prevedibile per un futuro prossimo, con le monete virtuali che mettono in crisi regimi non democratici, la disputa sulla moneta metallica o cartacea appare quantomeno bislacca, una inutile perdita di tempo e risorse.
Firmin
Solo un individuo affetto da grave ludopatia può pensare di poter vincere al casinò se si cambiano colore, forma o valore unitario delle fiches. Stupisce che euroscettici ed euroentusiasti commettano lo stesso errore nel sopravvalutare gli effetti (nefasti o salvifici) del cambio iniziale e addirittura del taglio delle banconote denominate in euro. Vorrei ricordare che il cambio uno a uno del marco dopo la riunificazione della Germania, pur avendo moltiplicato momentaneamente il potere d’acquisto dei cittadini della ex DDR, non ha ridotto di molto il ritardo dei lander orientali. Purtoppo l’economia è un sistema leggermente più complesso di come la descrivono sia i monetaristi che i seguaci della nuova teoria monetaria, perchè, come recita un antico proverbio (tradotto) “i soldi generano soldi e i pidocchi generano pidocchi”, a prescindere dalla taglia di entrambi.
Savino
Spero non si confonda l’introduzione dell’Euro con l’aumento dei prezzi e l’inflazione galoppante già prima della pandemia che sono il risultato d sbagliate politiche dei redditi concertate con la complicità dei sindacati che hanno tolto l’indicizzazione classica dei salari per legarla alla produttività resa ora inesistente da parte imprenditoriale, il che è stato un modo come un altro per abbassare potere d’acquisto.
Carlo
E io che, leggendo di teoria quantitativa della moneta, mi aspettavo un’analisi (o almeno un abbozzo) sul picco di inflazione che stiamo vivendo e quanto esso possa esser messo in relazione con la forte espansione monetaria che c’è stata negli ultimi anni, dopo un decennio in cui le banche centrali hanno inondato i mercati di moneta ma l’inflazione è restata bassissima. Cos’è cambiato? abbiamo superato la soglia di guardia, o l’infazione che viviamo è dovuta ad altre cause? E che previsioni trarre per i prossimi mesi e che indicazioni per la politica monetaria? Invece andate a ripescare un articolo di venti anni fa…
Nello specifico, gli aumenti dei prezzi che ci furono a seguito dell’introduzione dell’euro meriterebbero, a distanza di tanti anni, un approfondimento serio. Indubbiamente furono concentrati in alcuni settori, tanto da avere un impatto molto limitato sull’indice dei prezzi al consumo ma da essere percepiti in maniera molto netta e forse anche esagerata dalla popolazione. Fu chiaramente un fenomento molto diverso dall’ inflazione classica, pertanto credo che la teoria quantitativa c’entri molto poco. Sicuramente giocarono fattori particolari, come i meccanismi psicologici di percezione del prezzo da parte dei consumatori quando il prezzo veniva improvvisamente espresso in una nuova valuta e una sorta di coordinamento implicito da parte dei commercianti al dettaglio, dove per alcuni prodotti tutto il settore si orientò in breve tempo sul raddoppio dei prezzi (1000 lire = 1 euro). La cartamoneta da un euro avrebbe frenato il fenomeno? Difficile dirlo, probabilmente no. Ma analisi serie di quel fenomeno ve ne sono state? E in caso negativo, perché non provarci?
Massimo Taddei
Buongiorno, il titolo parla chiaramente di teoria quaLItativa della moneta ed è stato ripreso perché il tema è tornato di attualità, a distanza di molti anni, a causa di dichiarazioni dell’ex ministro. Non mi sembra ci sia un qualche tipo di inganno per il lettore in questo caso (addirittura si fa riferimento ai vent’anni nel titolo). Grazie comunque per il suggerimento. Il tema è sicuramente interessante ed è stato già in parte trattato in molti articoli qui sul sito (per esempio in Monacelli del 18/06/21 e dell’8/10/21, De Novellis del 26/07/21 o in uno dei grafici di Diao-Taddei del 13/10/21). Varrà sicuramente la pena tornarci.