Per un complesso di ragioni, spesso le donne vittime di violenza non denunciano i loro aggressori. Capire quali interventi possano far aumentare le denunce è cruciale per contrastare il fenomeno. Una ricerca mostra l’importanza dei servizi di sostegno.

L’importanza delle denunce

Le denunce legate alla violenza di genere sono molto poche rispetto all’incidenza del fenomeno. Paura di ritorsioni da parte dell’aggressore, di non essere credute, dello stigma sociale e della perdita di indipendenza economica sono barriere che le inibiscono. Poche denunce significano ampi margini di impunità per i perpetratori, reiterazione della violenza e costi enormi per le vittime e la società. Capire quali interventi possano stimolare le denunce diventa un passaggio fondamentale per contrastare la violenza di genere, cosa sempre più riconosciuta anche dalle istituzioni.

In un recente articolo, abbiamo analizzato se la presenza locale di servizi specializzati, come case rifugio, supporto psicologico e assistenza legale, abbia un effetto sulla propensione alla denuncia. Esperti del settore e istituzioni riconoscono che questi servizi sono utili a sostenere le vittime nel momento della denuncia, grazie alla loro capacità di ridurre la sensazione di isolamento, di fornire aiuto psicologico, legale ed economico. La presenza di servizi antiviolenza a scala locale, inoltre, mostra come la comunità abbia condiviso e fatto suoi i valori alla base della cultura di rispetto delle donne.

Benché la Convenzione di Istanbul, il primo strumento giuridicamente vincolante contro la violenza sulle donne in Europa, obblighi i paesi sottoscrittori ad assicurare una adeguata copertura geografica, i servizi antiviolenza hanno iniziato a mancare, in molti contesti, a seguito delle politiche di austerity degli anni 2010. Di conseguenza, cercare di capire quale sia il loro contributo nello stimolare le denunce diventa fondamentale per valutarne l’efficacia.

L’analisi

La nostra analisi quantifica il contributo usando un cambiamento normativo avvenuto in Gran Bretagna nel 2011 che, combinando austerity e decentramento, ha assegnato interamente ai comuni la titolarità dei servizi antiviolenza, dal finanziamento all’erogazione. Non è previsto alcun obbligo di erogazione del servizio, che viene effettuato solo se il comune ritiene di farlo.

Prima del 2011, i comuni che decidevano di erogare i servizi ricevevano le risorse per il loro funzionamento dal governo. Dopo il 2011 i comuni che decidono di erogare i servizi devono farsi carico del finanziamento con risorse proprie, dovendo peraltro far fronte a ulteriori tagli generalizzati dei trasferimenti statali dovuti alla politica di austerity.

Leggi anche:  L’autonomia differenziata tra economia e Costituzione

I risultati non hanno tardato a manifestarsi: tra 2011 e 2017, più del 75 per cento dei comuni ha drasticamente ridotto la fornitura di tali servizi.

Raccogliendo dati sulla geografia dei servizi antiviolenza in Inghilterra e Galles dal 2004 al 2016, abbiamo individuato i comuni che hanno disinvestito dopo il 2011 e quelli che hanno deciso di mantenere i servizi antiviolenza iniziando a finanziarli con risorse locali. Il fine ultimo è quello di paragonare il trend delle denunce per reati sessuali contro le donne nei comuni che hanno mantenuto servizi antiviolenza dopo il 2011 con quello delle denunce degli stessi reati nei comuni che li hanno soppressi.

Più in dettaglio, abbiamo prima individuato un comune che ha mantenuto i servizi dopo il 2011 e che ha una polizia locale con una buona gestione delle denunce per reati sessuali: Brighton e Hove. Poi, con la metodologia del “Synthetic Control Method”, abbiamo costruito un Brighton e Hove virtuale, che è una media ponderata di comuni che sono simili a Brighton e Hove tranne che per aver disinvestito sui servizi antiviolenza locali dopo il 2011. Brighton e Hove virtuale dà una previsione di cosa sarebbe successo a Brighton e Hove se avesse deciso di non fornire servizi antiviolenza dopo il 2011. Paragonando l’andamento delle denunce di crimini sessuali tra Brighton e Hove e il suo equivalente virtuale si ha una misura dell’effetto dei servizi antiviolenza sulla propensione alla denuncia.

I risultati

Figura 1 – Denunce di crimini sessuali e Brighton e Hove (in nero) e il suo equivalente virtuale (in verde)

La linea nera in Figura 1 mostra l’andamento delle denunce di crimini sessuali a Brighton e Hove; la linea verde mostra la stessa tendenza nel Brighton e Hove virtuale. L’andamento delle denunce pre-2011 è simile tra i due Brighton e Hove, sottolineando che quello virtuale è una buona approssimazione del Brighton e Hove reale. Il gap tra le due linee dopo il 2011 equivale a circa un 20 per cento di maggiore propensione a denunciare all’anno per Brighton e Hove, dove i servizi antiviolenza sono presenti, rispetto al Brighton e Hove virtuale, dove i servizi sono assenti. Il gap positivo del 20 per cento non svanisce anche se si considerano altre misure che possono favorire la denuncia, come agenti di polizia donne, ordinanze restrittive e campagne mediatiche. Quindi, è un aumento che appare significativamente causato dalla presenza locale di servizi antiviolenza.

Leggi anche:  Lo spettro di un paese "arlecchino"

La Figura 1, inoltre, mostra che la denuncia dei crimini sessuali a Brighton e Hove reale rimane più alta anche durante la copertura mediatica dell’Operazione Yewtree (l’equivalente britannico del #metoo statunitense), un’indagine su reati sessuali commessi da personalità dello spettacolo che stimolò le denunce in tutto il paese a partire 2013 (indicata con la linea rossa verticale).

Abbiamo verificato altre spiegazioni per i nostri risultati, come maggiore impegno generalizzato per la sicurezza a Brighton e Hove, oppure maggiore incidenza di crimini sessuali. I dati confermano che le spiegazioni alternative non si applicano, corroborando l’esistenza di un impatto positivo dell’erogazione di servizi locali di supporto sulla propensione alla denuncia.

In chiave di politiche, i nostri risultati sottolineano l’importanza della diffusione territoriale dei servizi specializzati per le donne vittime di violenza, in linea con la Convenzione di Istanbul. Favorendo l’aumento delle denunce, questi servizi aiutano a ridurre l’impunità degli autori, rompono il circolo vizioso della vittimizzazione ripetuta e segnalano alle comunità un livello di tolleranza zero per la violenza contro le donne.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Autonomia differenziata: né sogno né incubo