L’occupazione femminile è cresciuta negli ultimi due anni e i divari di genere, aumentati durante la pandemia, sono tornati ai livelli precedenti. Ma le donne continuano a essere segregate in attività a basso valore aggiunto con contratti meno stabili.
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La questione dell’invecchiamento demografico riguarda in particolare la popolazione femminile, mettendo a rischio la sostenibilità futura del welfare state. Pur con qualche segnale positivo, non esistono soluzioni semplici per contrastare il processo.
La crisi causata dalla pandemia ha colpito soprattutto le donne. I divari retributivi di genere sono aumentati in tutte le famiglie, ma in particolare in quelle che erano già più diseguali. Bisogna evitare che tutto ciò produca effetti di lungo periodo.
Le donne nei Cda influenzano non solo i risultati, ma anche le scelte strategiche delle imprese. Uno studio mostra gli effetti dell’aumento nella rappresentanza di genere sulle scelte di internazionalizzazione in un campione di società europee.
Se la disaffezione verso la partecipazione al voto è generale, per quanto riguarda le donne si registra una netta differenza tra Nord e Sud. La più alta astensione delle donne nel Meridione potrebbe essere legata a livelli di istruzione più bassi.
Dal Rapporto sul benessere equo e sostenibile dell’Istat si può ricavare un quadro articolato della situazione delle donne in Italia. Premiate dalla speranza di vita, hanno grandi difficoltà nel mondo del lavoro. E traspare lo scoraggiamento.
Le disuguaglianze di reddito in Italia sono più elevate di quanto si pensasse e con un trend in crescita a partire dal 2008. Il fenomeno è multi-dimensionale. A essere maggiormente colpiti dall’aumento delle disparità sono giovani, donne e Meridione.