È in libreria la biografia di Ezio Tarantelli, scritta dal figlio Luca. Nell’intreccio di lutto personale e tragedia di una nazione, emerge il progetto di cambiamento proposto da un grande economista. E il suo impegno per una democrazia risolutiva dei problemi collettivi è il sogno che ci resta.
UNA STORIA ITALIANA
È appena uscita in libreria la biografia di Ezio Tarantelli, scritta da suo figlio Luca (Il sogno che uccise mio padre, Rizzoli).
È un libro avvincente dal punto di vista narrativo: il filo dei ricordi di un bambino si intreccia con i mille fili che compongono la trama difficile degli ultimi trenta anni di storia o padre, ed è come camminare insieme a lui dentro al tunnel, sperando di vedere finalmente la luce. È facile capire perché siamo coinvolti emotivamente: il dolore di Luca è un lutto personale, ma anche una tragedia collettiva. Siamo una nazione orfana, che ha perso in guerra molte figure paterne: Ezio Tarantelli, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giorgio Ambrosoli. Decine di poliziotti, carabinieri, magistrati, giornalisti, economisti… Persone che si sentivano responsabili, nel piccolo o grande ruolo pubblico che avevano, del destino collettivo della nazione italiana. Seguiamo con il cuore stretto i delicati, incerti passi di Luca, tredicenne quando morì su
IL SOGNO DI UN CAMBIAMENTO
Così lo smarrimento di Luca, nella sua lunga ricerca del padre, diventa sempre più coinvolgente per chi legge. Cresciamo con lui, man mano che diventa adulto e intreccia i suoi ricordi con i racconti dei parenti, degli amici, dei colleghi, con i fatti della cronaca e della politica. Poco a poco, la voce del ragazzo si arricchisce della consapevolezza dello storico adulto e maturo, capace di tracciare una sintesi efficace e comprensibile delle idee di suo padre e del dibattito economico di quegli anni. Luca le colloca con sicurezza nella loro cornice più appropriata, nella prospettiva storica di un paese incapace di sciogliere razionalmente e democraticamente i suoi problemi di fondo. È precisamente in questo contesto che le idee di Ezio, magistralmente rievocate da Luca, si rivelano in tutta la loro importanza. Le proposte di suo padre non erano infatti soltanto il “ricettario” di un grande economista, frutto di complessi calcoli matematici, ma anche il suo “sogno” a occhi aperti, il suo progetto di cambiamento per il paese, la sua sfida all’immobilismo, il suo impegno per una democrazia efficace, risolutiva dei problemi collettivi. Immaginazione al potere: l’utopia dei deboli che, strutturandosi in progetto razionale, diventa paura dei forti.
Nel sogno di suo padre, nel libro di Luca, ritroviamo una dimensione dimenticata della nostra storia. Ri-scopriamo con nostalgia che esistono idee concepite per risolvere i problemi concreti e non invece per battere gli avversari politici, per alimentare la difesa retorica di interessi particolari, per paralizzare il cambiamento. Quando le idee hanno questa qualità sono anche efficaci, risolvono davvero i problemi. È un fatto che il congelamento della scala mobile, anche nella forma “antipatica” del decreto governativo, ha rimosso almeno uno dei problemi del paese, ha ridotto l’inflazione che viaggiava a ritmi sudamericani. Il debito pubblico, la disoccupazione, l’evasione fiscale, la corruzione, il ritardo del Mezzogiorno sono ancora con noi.
Di Ezio Tarantelli è rimasto il sogno. Un sogno che lo ha ucciso, come dice Luca nel titolo del libro. Era parte integrante di questo sogno anche la soluzione del problema del debito pubblico: battere l’evasione fiscale e la spesa pubblica clientelare come contropartita dei sacrifici chiesti ai lavoratori. Il suo scudo europeo per i disoccupati, ancora oggi, ci ricorda la necessità di trovare quel collegamento fra politica monetaria e politica fiscale senza il quale l’Europa rischia di dividersi e di affondare nella miseria.
Luca Tarantelli ci ha spiegato questo sogno con grande chiarezza e semplicità, proprio come avrebbe fatto suo padre. Nelle sue pagine il sogno di un’Italia migliore si ripropone con tutta la sua forza utopica. È di sogni come questo che si nutre la nostra speranza.
Luca Tarantelli, Il sogno che uccise mio padre, Rizzoli
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ndr60
Pur con tutta la comprensione per Tarantelli e la simpatia e la solidarietà per il figlio, bisogna anche dire che il blocco della scala mobile fu l’inizio della catastrofe per tutti i lavoratori (e l’euro la pietra tombale). La deriva sudamericana proseguì in modo inesorabile e oggi possiamo finalmente dire che la vera Argentina siamo noi…