In Italia, il Codice degli appalti indica la gara come strumento principale per l’individuazione del gestore dei servizi pubblici. Nel trasporto pubblico locale, le modalità di organizzazione possono portare a lunghi conteziosi, come è successo in Toscana.
Autore: Alberto Heimler
Docente di Regolazione economica alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) e responsabile scientifico del Diploma di esperto in appalti pubblici della Scuola. È presidente del gruppo di lavoro “Concorrenza e regolazione” e vicepresidente del Comitato concorrenza dell’OCSE. Dall’entrata in vigore della legge antitrust italiana, è stato per quasi vent’anni responsabile della ricerca, degli affari internazionali e dei rapporti istituzionali dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e, prima, responsabile delle politiche industriali del Centro Studi Confindustria (CSC) fin dalla sua fondazione. I suoi lavori scientifici in materia di antitrust, regolazione economica, appalti pubblici ed economia applicata sono comparsi sulle principali riviste accademiche in Italia e all’estero. Recentemente ha pubblicato con Luiss University Press Il segno più - Come riformare la regolazione a sostegno della crescita, giugno 2021.
La legge delega sulle concessioni balneari ha obiettivi condivisibili. Ma come organizzare la gara? Bisogna evitare il contenzioso e fare in modo che un nuovo concessionario non debba pagare due volte il subentro. Una proposta per risolvere la questione.
La gara non è tutto. Il punto di partenza è definire gli obiettivi da conseguire e poi trovare gli assetti regolatori e la procedura competitiva che contribuiscano a raggiungerli. E agli operatori vanno riconosciuti incentivi coerenti e stabili.
La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la proroga al 2033 delle concessioni balneari. Un’assegnazione per gara comporta però problemi specifici in questo campo. Ecco un meccanismo che ne risolverebbe molti.
Grazie mille dei commenti.
La prima questione da affrontare è il ruolo dei Trattati europei nel processo di liberalizzazione. Come noto, i Trattati promuovono il rispetto delle quattro libertà, la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, il che non necessariamente implica l’adozione di una regolazione proporzionata agli interessi generali perseguiti. Per esempio, in materia di farmacie, la Corte di Giustizia ha sostenuto in una recente sentenza (19 maggio 2009) che la normativa nazionale che limita la gestione delle farmacie da parte di non farmacisti non è di per se incompatibile con le disposizioni del Trattato. La questione che pongo nel mio intervento, tuttavia, non riguarda leventuale contrasto dellassetto regolatorio nazionale con le norme comunitarie. Alla luce della giurisprudenza della Corte, spetta infatti agli Stati membri individuare il bilanciamento ottimale di interessi tra tutela della salute e concorrenza. Come ho scritto nell’articolo pertanto, la presenza di un farmacista è necessaria nella fornitura al pubblico di farmaci e probabilmente è anche necessario affidare a un farmacista la responsabilità della farmacia, ma non necessariamente la sua proprietà. Relativamente ai farmaci da banco, se è vero che un farmacista può aiutare il consumatore nelle sue scelte, è anche vero che può essere sufficiente una corretta informazione sulla confezione, lasciando libero il cliente. Infatti se desidero acquistare 100 confezioni di aspirina posso farlo liberamente, quindi cosa evita la presenza di un farmacista relativamente ai farmaci da banco, non è chiaro.
Sui tassisti, obiettivo della politica pubblica dovrebbe essere l’eliminazione delle artificiali rendite di posizione associate alla regolazione ingiustificatamente restrittiva. La concorrenza conduce infatti alla struttura del mercato più favorevole per soddisfare la domanda dei consumatori e va limitata solo in presenza di interessi generali da tutelare. Altrimenti si rischia di proteggere gli interessi costituiti, non i consumatori. Sfruttamenti eccessivi di lavoratori precari, quali quelli evocati da un lettore e ipoteticamente associati al diffondersi delle società di taxi, vanno combattuti dalla normativa sul mercato del lavoro, non dalla regolazione degli accessi.
Infine, la regolazione della grande distribuzione è volta a tutelare interessi generali, quali il traffico, l’arredo urbano, l’urbanistica, non a proteggere altre forme distributive. La questione è che la modernizzazione della distribuzione commerciale produce effetti che non rimangono confinati all’interno del comparto, ma si estende all’intero sistema economico con ricadute importanti sulla distribuzione all’ingrosso e sulla stessa industria manifatturiera, oltre che naturalmente sul benessere dei consumatori.
L’obiettivo ultimo di ogni liberalizzazione è l’eliminazione delle rendite associate a una regolazione ingiustificatamente restrittiva. Spesso però la liberalizzazione impone a chi ne beneficia significative perdite in conto capitale. Mercati come quelli di taxi e farmacie devono essere regolati perché vi sono obblighi di servizio pubblico. Che però non hanno niente a che vedere con gli assetti proprietari. Al progressivo declino del valore delle licenze, si potrebbe rispondere istituendo un fondo di compensazione. Oggi in Italia, più per i tassisti che per i farmacisti.
Ecco la soluzione alla crisi dei taxi a Roma, deve aver pensato qualche genio! Come è possibile non averci pensato prima? Se la domanda cala in misura preoccupante e i taxi stanno a lungo fermi ai parcheggi, basta aumentare i prezzi. Avrebbero dovuto pensarci anche le nostre imprese esportatrici, colpite da un calo della domanda estera superiore al 30 per cento. Ma perché mai non ci hanno pensato? Ovviamente, le poverine non hanno a disposizione la saggezza della Commissione di congruità nominata dal Sindaco di Roma per valutare le richieste di aumento delle tariffe dei taxi romani. A fronte di un calo della domanda unitaria pari al 30 per cento, dovuto (così si afferma) allaumento del numero delle licenze deciso dallallora sindaco Veltroni nel 2007, la soluzione raccomandata e tosto adottata dalla Giunta Alemanno è laumento della tariffa. La Commissione e la Giunta non sembrano essere state sfiorate dal pensiero che, a seguito dellaumento delle tariffe, la domanda calerà ulteriormente e con essa anche i ricavi.
La colpa, si sa, è delle duemila nuove licenze concesse da Veltroni nel 2007. I criteri con cui quelle licenze vennero distribuite erano e restano criticabili. Ma il punto è che, grazie a quel provvedimento, cera la possibilità che Roma da città dove i clienti cercano i taxi, si trasformasse in città dove i tassisti cercano i clienti (come diceva Franco Romani e come si pratica in quasi tutte le città del mondo)! Il fatto che questa possibilità fosse una grande opportunità per la maggioranza dei romani e dei turisti evidentemente è sfuggita alla Commissione. Il singolo tassista pensa sia meglio aspettare i clienti al parcheggio – intendiamoci: quei pochi per cui il taxi è assolutamente necessario – e farli pagare tanto. Ma è unillusione. Il chilometraggio diminuirà ancora. Per far aumentare i ricavi bisogna cercare i clienti lungo le strade e offrire tariffe basse, soprattutto sui percorsi medio-brevi, e quindi guidare di più.
Ma la Commissione di congruità è saggia. Per definizione, anche quando suggerisce decisioni incongrue, in stridente contrasto con labc dellEconomia.
P.S. Per fortuna, il Tar del Lazio ha sospeso la delibera comunale. Il pronunciamento nel merito è previsto per il 23 febbraio. Sarà interessante vedere gli argomenti dei giudici amministrativi.
La legge antitrust ha rappresentato un importante punto di svolta dell’economia e della regolazione italiane. Tuttavia, il nostro paese è caratterizzato da una imprenditoria diffusa e da una quota elevata di piccole e medie imprese, non sempre attente a questo tipo di norme. Ciò implica che le pratiche di cartello, probabilmente diffuse come altrove, siano messe in atto senza una piena consapevolezza del fatto che sono vietate e che comportano sanzioni elevate, se scoperte. Per questo sarebbe utile promuovere attivamente la cultura della concorrenza. Il caso Alitalia.