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Autore: Alessandro Lanza Pagina 8 di 11

lanza Direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei, ha conseguito il Ph.D in Economics presso l’University College of London. È stato Chief Economist dell’Eni, amministratore delegato di Eni Corporate University e Principal Administrator dell’International Energy Agency (Energy and Environment Division). È stato consigliere di amministrazione dell’ENEA in rappresentanza del ministero dello Sviluppo economico. Autore di molte pubblicazioni su temi legati ad energia e ambiente è stato anche Autore principale (Lead Author) per il Third Assessment Report ed il Fifth Assessment Report per conto del IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change). Docente all’Università Luiss e alla Luiss Business School. Membro dell’Editorial Board de lavoce.info. Socio Fondatore dell’Associazione Italiana degli Economisti dell’Ambiente e delle Risorse Naturali e della Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC).

Grandi speranze sul clima

Dal 30 novembre all’11 dicembre a Parigi si discuterà di clima. Le speranze sono molte, ma la possibilità di un accordo dipende dalla soluzione della dicotomia tra responsabilità storiche ed emissioni attuali. La Conferenza segnerà al massimo l’inizio di un processo lungo e ancora irto di difficoltà.

Memoria corta sul prezzo del petrolio

Davvero il prezzo del petrolio subisce variazioni preoccupanti? Negli ultimi tre mesi l’oscillazione non ha mai raggiunto l’8 per cento. Si tratta di una crisi di nervosismo del mercato, non di un fenomeno collegato a fatti specifici. Lezioni dal confronto con situazioni critiche del passato.

Obama e l’inquinamento: bravo ma non esageriamo

Il Clean Power Plan annunciato da Obama a inizio agosto è stato presentato come innovativo e molto ambizioso. In realtà c’è più retorica che sostanza. Perché segue l’onda di cambiamenti strutturali già in corso. Buoni comunque molti contenuti in vista della conferenza sul clima di Parigi.

Il peso del G7 nel negoziato sul clima

Al G7 i paesi più sviluppati si sono impegnati a ridurre le emissioni del 40-70 per cento entro il 2050 rispetto al 2010. Ma ora la grande sfida fino al summit sul clima di dicembre riguarda la capacità di far coesistere il negoziato multilaterale con una serie di importanti accordi bilaterali.

L’Italia centra l’obiettivo di Kyoto

L’allegato IV al Def 2015 rivela che il nostro paese ha quasi centrato l’obiettivo del Protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas a effetto serra. E le proiezioni dicono che ancora meglio faremo con il target fissato dall’Unione Europea per il 2020. Purché però si adottino le misure necessarie.

Stop alla CO2, purché non sia passeggero

Nel 2014 le emissioni mondiali di anidride carbonica non sono aumentate. È una buona notizia. Ma la riduzione va analizzata bene, per capire se si tratta di una promettente modifica strutturale o di una semplice variazione congiunturale. Le prospettive per il summit di Parigi.      

Prezzo del petrolio: non decide solo l’Opec

I repentini cambiamenti nel prezzo del petrolio hanno riportato l’attenzione alle politiche dell’Opec. L’organizzazione dei paesi esportatori ha certamente perso visione e coesione. Benché resti comunque uno dei protagonisti del mercato, ci sono oggi molti altri attori. E non tutti comprimari.

Cina e Usa fulminati dal clima sulla via di Pechino

A sorpresa è arrivata l’intesa Usa-Cina sulla riduzione delle emissioni, con il gigante asiatico che per la prima volta accetta il principio di limitare le proprie. Crescono così le possibilità di un vero accordo globale sul clima. Ma alle parole devono seguire i fatti, soprattutto a Occidente.

Sul clima l’Europa rinuncia alle grandi ambizioni

Il Consiglio europeo ha approvato i nuovi obiettivi su clima ed energia per il 2030. Potevano essere sicuramente più ambiziosi. In due casi gli obblighi sono solo comunitari e non nazionali. La necessità di un voto unanime ha prodotto un compromesso dettato dagli interessi dei singoli Stati.

Il prezzo del petrolio e il califfo contrabbandiere

Il prezzo del petrolio cala nonostante i vari focolai di crisi in Medio Oriente. L’Isis, per ora, non ha interesse a distruggere gli impianti perché ottiene finanziamenti importanti dal contrabbando di greggio. E la domanda è debole, mentre il Nord America si avvia verso l’autosufficienza.

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