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Autore: Alfonso Fuggetta Pagina 1 di 2

fuggettaù Alfonso Fuggetta è Professore Ordinario di Informatica al Politecnico di Milano e CEO di Cefriel, centro creato da università, amministrazioni pubbliche e imprese per promuovere l’innovazione digitale del Paese. Fuggetta è stato visiting professor alla Norwegian University of Science and Technology di Trondheim e alla University of Colorado a Boulder. Ha insegnato per alcuni anni alla University of California (Irvine) dove è ancora oggi Faculty Associate dell’Institute for Software Research. Laureatosi al Politecnico di Milano nel 1982, Fuggetta lavora per una società di consulenza in ambito software dal 1980 al 1988, quando entra come ricercatore senior in Cefriel, di cui diventa Direttore Scientifico nel 2003, per poi esserne nominato Amministratore Delegato nel 2005 quando il centro da consorzio viene trasformato in società consortile. È membro del Gruppo Tecnico Politiche Industriali e Impresa 4.0 di Assolombarda. É stato membro del Comitato Ristretto su Ricerca e Innovazione di Confindustria e, tra gli altri incarichi, membro della Commissione Governativa sul software open-source nella Pubblica Amministrazione e del Nucleo di supporto alla Struttura di Missione per l'attuazione dell'Agenda Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. È membro della Comitato Educazione-Impresa della Commissione Nazionale Unesco.

Tre parole chiave per l’innovazione

Chiarezza, velocità e competizione sono i fattori che devono caratterizzare gli strumenti di promozione e sostegno ai processi di innovazione delle imprese. La base per definire politiche che incidano sulle dinamiche di crescita e sviluppo del paese.

Classifiche degli atenei, istruzioni per l’uso

I ranking internazionali delle università vanno interpretati in modo intelligente per analizzare punti di forza e punti di debolezza dei nostri atenei e le conseguenti politiche di intervento. Cosa cambia se si amplia il numero delle sedi considerate.

Agenda digitale

Il paese ha un forte ritardo sull’implementazione dell’agenda digitale, elemento fondamentale per spingere la crescita economica. Il Governo ha finalmente avviato l’Agenzia del settore. Che però è circondata da incertezza di norme, responsabilità e raccordi istituzionali.

OPEN SERVICES IN THE DIGITAL AGENDA

The notion of open data  refers to rather complex technical and organizational aspects.  Should this concept be extended to create open services, the result would be particularly important. In fact, an intelligent and standardized sharing of elementary data and functions could play as a driver to develop advanced services for citizens and companies and it would be a turning point also for public  administrations. This change could also foster the current demand of broadband, which often seems still weak and immature. (This article is the english version of “Open service nell’agenda digitale“).

COM’È SMART LA CITTÀ

Il governo intende lanciare un programma nazionale per lo sviluppo di “città intelligenti”, con un finanziamento previsto di circa un miliardo. Ma una smartcity non è semplicemente una città dotata di un sistema di comunicazione wireless. Nasce piuttosto dalla integrazione e condivisione di dati e servizi. È perciò vitale definire e promuovere un sistema multipolare, aperto e paritario che consenta a chiunque sia abilitato a farlo di interagire con gli altri agenti presenti. Attraverso un processo di elaborazione e standardizzazione che deve essere guidato dall’attore pubblico.

OPEN SERVICE NELL’AGENDA DIGITALE

Il tema degli open data ha risvolti tecnici e organizzativi piuttosto complessi. Se il concetto fosse esteso per realizzare degli open service, il risultato sarebbe particolarmente importante. Perché attraverso la condivisione intelligente e standardizzata di dati e funzioni elementari potrebbe costituire un volano per lo sviluppo di servizi evoluti al cittadino e alle imprese. Sarebbe una svolta epocale per le amministrazioni pubbliche. E servirebbe a stimolare quella domanda di banda larga che spesso appare ancora debole e immatura. (Read the english version).

A CIASCUNO LA SUA RETE

Il dibattito sullo sviluppo delle reti di telecomunicazione è complicato da una scarsa conoscenza del settore. Così spesso non si comprende il ruolo che le diverse tecnologie disponibili possono giocare in un moderno sistema di telecomunicazioni. Il rischio è quello di bloccare investimenti vitali per il paese. Oppure di indirizzarli su scelte strategiche sbagliate o comunque non in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini, delle imprese e della società nel suo complesso.

L’INFORMATICA DOPO LA CRISI

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono svolgere un ruolo centrale nell’uscita dalla crisi. Il settore attraversa però un momento particolarmente negativo nel nostro paese. E si invoca maggiore spesa pubblica. Che è utile solo se ha come obiettivo primario la crescita complessiva del mercato, qualitativa oltre che quantitativa. In particolare, l’intervento pubblico può accelerare la maturazione complessiva del mondo dell’offerta, a patto che utilizzi misure veloci, certe, affidabili nei tempi e nell’entità.

TUTTI NELLA RETE

È tempo di scelte per le reti di telecomunicazione in Italia. L’accesso a Internet deve diventare un servizio universale, da garantire a tutte le realtà e componenti della società. Nel medio-lungo periodo si dovranno poi sviluppare le infrastrutture di nuova generazione, che richiederanno investimenti misti pubblico-privato. Ragionevole dunque prevedere una separazione tra infrastrutture fisiche e servizi di accesso, e tra questi e i servizi applicativi, anche per permettere una piena concorrenza e apertura del mercato.

LA RICERCA DIMENTICATA

La manovra approvata dal Consiglio dei ministri contiene una serie di interventi per il sostegno alle imprese. Ma nulla cambia per gli investimenti in ricerca e innovazione. Le agevolazioni continuano a essere governate da un meccanismo complesso di prenotazione e autorizzazione che non dà alcuna garanzia alle aziende. Manca il ritorno all’automaticità del credito d’imposta chiesto da Confindustria. A parole, tutti continuano a dirsi convinti che ricerca e innovazione sono vitali per la crescita del paese. Ma agli annunci non seguono comportamenti coerenti.

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