Con Tony Atkinson scompare l’economista che più di chiunque altro ci ha aiutato a capire come misurare, analizzare e contrastare povertà e disuguaglianza. Tutta la sua vita professionale è stata contraddistinta dall’esigenza di tradurre l’analisi economica in dibattito pubblico e prassi politica.
Autore: Andrea Brandolini
È economista nel Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia. Si occupa di analisi del mercato del lavoro, dei consumi delle famiglie, della struttura produttiva italiana. La sua attività di ricerca si concentra sulla distribuzione del reddito e della ricchezza, la disuguaglianza e la povertà, la misurazione del benessere. Ha fatto a lungo parte della Commissione d’indagine sull’esclusione sociale e ha presieduto la Commissione dell’Istat per la revisione del metodo di stima della povertà assoluta. È stato membro dell’Executive Board del Luxembourg Income Study. È stato presidente dell’International Association for Research in Income and Wealth e ha fatto parte del consiglio della Society for the Study of Economic Inequality. È associate editor del Journal of Economic Inequality ed è membro dei comitato editoriali della Review of Income and Wealth, dell'Italian Economic Journal e di Politica economica–Journal of Economic Policy. È tra i fondatori del sito di informazione demografica www.neodemos.it.
Anche all’interno degli assetti attuali dell’unione monetaria è possibile concepire un meccanismo che permetta di trasferire risorse a paesi colpiti da una crisi, finalizzate a stabilizzare il ciclo economico. Un sussidio di disoccupazione europeo, per rafforzare la solidarietà tra i cittadini UE.
Il reddito disponibile reale delle famiglie italiane è diminuito del 13 per cento tra il 2007 e il 2013. E la distribuzione dei consumi si è spostata verso il basso per tutte le classi di spesa. La recessione ha colpito i giovani molto più degli adulti e degli anziani. La crisi e la diseguaglianza.
La grande recessione seguita alla crisi finanziaria del 2007-2008 è stata la prima forte contrazione economica su scala globale dalla seconda guerra mondiale. L’impatto di breve periodo sui redditi familiari medi, sulla disuguaglianza della loro distribuzione e sui tassi di povertà relativi è stato diverso, ma complessivamente contenuto, tenuto conto della caduta dell’attività produttiva. Rispetto alla grande depressione degli anni Trenta, si è imparato come affrontare le conseguenze sociali di una grave crisi. Meno chiara, tuttavia, la prospettiva di più lungo periodo.
Nelle indagini di Istat e Banca dItalia su consumi e reddito delle famiglie le misure aggregate di disuguaglianza e povertà non indicano alcuna tendenza al peggioramento tra la metà degli anni Novanta e il 2002. Le distribuzioni dei redditi e dei consumi appaiono sorprendentemente stabili, nonostante i cambiamenti che hanno interessato lintera economia italiana. Da questo punto di vista, le fonti statistiche non sembrano confermare limpressione diffusa di un arretramento dello standard di vita italiano.
Negli ultimi anni, alla sostanziale stabilità delle misure distributive aggregate, è corrisposto un mutamento delle posizioni relative delle diversi classi sociali. La quota delle famiglie operaie a basso reddito è aumentata, mentre quella delle famiglie dei lavoratori autonomi è diminuita. Inoltre, anche se la dinamica del reddito disponibile reale delle famiglie è stata superiore a quella delle retribuzioni, rimane grande il contrasto tra lesperienza recente e quella dellespansione degli anni Ottanta.