Dal 2023 le cripto-attività, criptovalute incluse, sono normate in Europa da un regolamento che, seppur flessibile, impone alcuni capisaldi a tutela dei risparmiatori. Ora però spunta una clausola che potrebbe aprire la strada a regole più permissive.
Autore: Andrea Resti Pagina 1 di 3
Professore associato presso il dipartimento di finanza dell’università Bocconi. Dal 2011 al 2016 ha partecipato allo Stakeholder Group dell’Autorità Bancaria Europea, del quale è stato vicepresidente. Ha pubblicato libri con John Wiley & Sons e con Riskbooks, oltre ad articoli sulle principali riviste di banking internazionali. È stato membro del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca. È consulente del Parlamento Europeo sulla vigilanza bancaria.
L’acquisizione del 9 per cento nel capitale di Commerzbank da parte di Unicredit ha riacceso il dibattito sulle possibili nuove fusioni bancarie in Europa, in particolare su quelle transfrontaliere. Quale atteggiamento adotterà la Bce verso l’operazione?
Il nuovo accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche avrebbe dovuto entrare in vigore quest’anno, ma è stato rinviato al 2025, proprio perché prevede un netto cambiamento d’indirizzo. Molti i nodi da sciogliere per le autorità europee.
La Bce ha esteso fino al 1° gennaio 2021 la raccomandazione di non pagare dividendi agli azionisti delle banche. Può sembrare la scelta migliore. Ma se il vincolo fosse percepito come permanente dal mercato si potrebbero avere conseguenze paradossali.
Lo scambio proposto da Intesa Sanpaolo agli azionisti di Ubi è vantaggioso per chi cede le proprie azioni. La mossa non si spiega solo con la ricerca di sinergie. Ma con il potere di mercato che una mega-banca acquista verso famiglie, imprese e governi.
Intesa Sanpaolo ha annunciato un’offerta pubblica di scambio su Ubi banca. Così asseconda la Bce, rafforza il proprio dominio nel mercato domestico ed esce dal gruppo dei possibili acquirenti di Mps. Ubi invece paga il passaggio da popolare a spa.
Pubblicati i risultati del processo di valutazione prudenziale del sistema bancario europeo condotto dalla Bce. La maggiore trasparenza è garanzia di più forte disciplina per l’attività di supervisione. Tra i problemi segnalati, la bassa redditività.
In Italia circola ancora troppo contante. Bene dunque che il governo proponga incentivi all’utilizzo dei pagamenti elettronici. Ma nello stesso tempo dovrebbe promuovere una maggiore trasparenza sulle commissioni pagate dai negozianti alle banche.
Con il quinto piano anticrisi in sette anni, Deutsche Bank sacrifica la divisione banca di investimento, che ha una struttura di costi ormai insostenibile. Ma ora da dove arriveranno i ricavi? Perché la concorrenza di vecchi e nuovi attori è agguerrita.
La richiesta della Bce ad alcune banche di svalutare i crediti deteriorati ha inciso sui corsi azionari. Ma si possono conciliare riservatezza e trasparenza delle decisioni di vigilanza? E la comunicazione al mercato avrebbe potuto essere più lineare?