Il mercato azionario non sembra aver accolto con particolare entusiasmo i risultati dello stress test bancario. Forse perché non c’è più un minimo da superare e gli scenari della simulazione erano ottimisti. A dicembre però arriveranno dati più completi.
Autore: Andrea Resti Pagina 2 di 3
Professore associato presso il dipartimento di finanza dell’università Bocconi. Dal 2011 al 2016 ha partecipato allo Stakeholder Group dell’Autorità Bancaria Europea, del quale è stato vicepresidente. Ha pubblicato libri con John Wiley & Sons e con Riskbooks, oltre ad articoli sulle principali riviste di banking internazionali. È stato membro del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca. È consulente del Parlamento Europeo sulla vigilanza bancaria.
Una cinquantina di gruppi bancari europei, tra cui quattro italiani, sono nel pieno del processo degli stress test che si concluderà a novembre. Numerose le critiche ai rigorosi criteri stabiliti dall’Eba e interpretati con accondiscendenza. Ma non nei confronti di tutti.
Le normative europee prevedono che le autorità di vigilanza esaminino periodicamente le singole banche. Ma sull’esito non c’è trasparenza, neanche verso le banche stesse. Eppure una maggiore chiarezza del processo potrebbe rafforzare il ruolo della Bce.
La vigilanza europea sul sistema bancario non deve certo rinunciare alla propria indipendenza o ad affrontare il tema delle sofferenze. Ma dovrebbe fermarsi prima di dettare regole di carattere generale, rispettando le prerogative del legislatore.
Diffusi i risultati dello stress test sui principali gruppi bancari europei. Nel complesso, le banche italiane ne escono meglio di altre, nonostante le difficoltà del Monte dei Paschi. Meno positivo è il dato sulla redditività del capitale. Il rischio di perdite per comportamenti inappropriati.
Nuovo round di stress test per le banche europee. Con alcuni cambiamenti metodologici, che miglioreranno l’affidabilità dei risultati. Bene anche la decisione di abbandonare la logica del “bollino”. Resta da chiarire il meccanismo che collegherà i risultati e le successive azioni di vigilanza.
L’aumento di capitale varato pochi giorni fa dal Monte dei Paschi conferma che le operazioni fortemente diluitive possono provocare effetti peculiari sui prezzi e esporre il mercato al rischio di tensioni. Si tratta di fenomeni spiegabili. Ed evitabili, con qualche ritocco alle regole.
La Bce ha presentato la cosiddetta “valutazione approfondita”, un insieme di esercizi di vigilanza rivolti a centotrenta grandi banche europee, destinati a concludersi entro un anno. Quali sono le ambizioni e i timori che li accompagnano? E le banche italiane hanno più da perdere o da guadagnare?
La governance duale traspone sul piano della democrazia societaria i principi di una moderna repubblica parlamentare. Peccato che ne abbia mutuato anche i principali difetti. Adesione formale al Codice di autodisciplina della Borsa e debolezze da sanare per la tutela degli interessi assembleari.
I consigli di amministrazione delle banche dovrebbero sorvegliare i vertici in modo da agire da contrappeso quando eccessi di sicurezza portano a mosse azzardate. E negli ultimi anni Banca d’Italia e Eba hanno varato normative perché acquisiscano le competenze necessarie per farlo. Due approcci.