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Autore: Andrea Ricci

Laureato in Economia Politica presso l’Università “L. Bocconi” di Milano, ha conseguito il Master e il Dottorato in Economia presso l’ Università di Roma “Tor Vergata”. E’ membro di progetti di ricerca nazionali e internazionali e ha pubblicato una serie di saggi e articoli scientifici riguardanti l’analisi analisi del mercato del lavoro, del sistema produttivo e delle relazioni industriali. In particolare la sua attività di ricerca si concentra sull’applicazione dei metodi econometrici per la valutazione delle politica economica. Attualmente è ricercatore in ISFOL.

La contrattazione in azienda fa bene alla produttività

La contrattazione decentrata è ancora poco diffusa nelle imprese italiane. Eppure, contrattare in azienda premi legati ai risultati può contribuire a recuperare margini di efficienza. Che aumentano se l’accordo è siglato con le rappresentanze dei lavoratori. Effetti della moderazione salariale.

Quei manager che frenano la contrattazione aziendale

La riforma del sistema delle relazioni industriali viene spesso invocata per dare più spazio alla contrattazione aziendale e garantire alle imprese la necessaria flessibilità operativa. Ma quanto è diffusa in Italia la contrattazione decentrata? E quali sono i fattori che ne ostacolano l’adozione?

Così le fondazioni bancarie dimenticano il terzo settore

Benché i tagli alla spesa pubblica e la perdita di posti di lavoro rendano la vita delle famiglie sempre più difficile, le fondazioni bancarie non sono riuscite ad accrescere il loro ruolo nell’ambito del terzo settore. Un mancato progresso che si spiega anche con la loro struttura di governance.

Le fondazioni e i rischi di un legame mai spezzato

Le fondazioni bancarie possono contribuire a rendere il nostro sistema di intermediazione finanziaria più funzionale alla crescita delle imprese e degli investimenti. A patto di non ostinarsi a mantenere il controllo delle banche conferitarie, mettendo a rischio solidità reddituale e patrimoniale.

TROPPA FLESSIBILITÀ NON AIUTA LA CRESCITA

Maggiori garanzie contrattuali per i lavoratori assunti a tempo determinato sono il presupposto necessario per tornare alla crescita economica. I contratti a termine hanno un impatto negativo sugli incentivi ad accumulare capitale umano specifico. Tanto più in economie come la nostra, con imprese specializzate in settori tradizionali e impiego di tecnologie e organizzazioni gestionali mature. Il ricorso al lavoro temporaneo per ridurre il costo del lavoro rischia di ritardare gli investimenti in innovazione e in competenze. E frena le potenzialità di crescita produttiva.

STUDIARE, L’INVESTIMENTO CHE NON RENDE

Tra il 1993 e il 2004 i rendimenti dei titoli di studio di livello universitario e di scuola media superiore sono diminuiti in Italia in modo consistente e statisticamente significativo. E la diminuzione è più marcata quando si considerano separatamente gli individui con un’età inferiore o superiore a 35 anni. Un risultato sorprendente soprattutto se comparato con le dinamiche di altri paesi sviluppati. Tre le possibili spiegazioni: il ruolo svolto dalle nuove tecnologie, la struttura del commercio internazionale, le caratteristiche istituzionali del mercato del lavoro.

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