La riforma del bonus cultura riapre il tema di quali destinatari si vogliono raggiungere. Una misura precedente ha beneficiato soprattutto chi ha un background socio-economico meno favorevole. Proprio coloro che ora rischiano di rimanere esclusi.
Autore: Anna Marenzi
Anna Marenzi è Professoressa Ordinaria di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha conseguito il dottorato di ricerca in finanza pubblica presso l’Università di Pavia e il Master in economics presso l’Università of York (UK). Le sue aree di ricerca riguardano prevalentemente questioni di politica fiscale, evasione fiscale, sviluppo di modelli di micro-simulazione tax-benefit, e valutazione dell'impatto redistributivo delle imposte.
I baby boomer e, in particolare, i nati dal 1956 al 1965 potrebbero invecchiare in condizioni di salute migliori non solo rispetto alle generazioni precedenti, ma anche a quella successiva. Forse è di quest’ultima che dovremmo iniziare a preoccuparci.
La bassa natalità in Italia dipende non solo da vincoli di reddito, ma anche dalla difficoltà per le donne di conciliare cura dei figli e lavoro. I dati dimostrano che finora la famiglia di origine ha funzionato da ammortizzatore sociale, con i nonni a occuparsi dei nipoti, mentre le mamme lavorano. Non è uno scenario destinato a durare. È necessario perciò aumentare l’offerta di servizi pubblici alla prima infanzia. Le scelte del Governo sembrano invece andare nella direzione opposta.