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Autore: Antonio Massarutto

brugiavini

Laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi nel 1990, è attualmente professore associato di Economia Applicata presso l’Università di Udine e fellow di centri di ricerca quali GREEN (Università Bocconi) e SEEDS (interuniversitario). La sua attività di ricerca è collocata all’intersezione tra le politiche ambientali e l’organizzazione e regolazione dei servizi pubblici ambientali ed energetici. Oltre alla ricerca in ambito accademico svolge un’intensa attività di divulgazione; tra le sue pubblicazioni dedicate al pubblico extra-accademico si ricordano i volumi pubblicati per il Mulino nella collana “Farsi un’idea” ( L’acqua e I rifiuti) e i saggi “Privati dell’acqua? Tra bene comune e mercato” e “Un mondo senza rifiuti? Viaggio nell’economia circolare”, sempre per il Mulino.

LIBERI DALLA MUNNEZZA? NON PROPRIO

Sono state ripulite le strade del centro di Napoli, non ancora la periferia e l’hinterland partenopeo. Si sono adottate misure tampone mentre resta irrisolto il problema di prendere provvedimenti strutturali, che rappresentino una soluzione duratura. Bisogna decidere fino a che puntosi può e si deve sostenere il principio dell’autosuficienza dei territori nello smaltimento dei rifiuti. Distinguendo le varie categorie ed evitando i giochi sporchi sulla munnezza.

DISCARICA IN CASA CUPIELLO

Il piano appena varato dal governo propone quello che tutte le persone serie auspicano da anni, ma che il sistema napoletano non è stato finora capace di realizzare: raccolta differenziata per quanto possibile e termovalorizzatori per ciò che resta. Nella fase intermedia, uso degli impianti di selezione meccanica per stabilizzare il rifiuto e metterlo in discarica. Con gli incentivi giusti affinché questo periodo duri il meno possibile. Ma il vero problema non è nello schema tecnologico e logistico, è piuttosto nella capacità di metterlo in atto, organizzarlo e farlo funzionare.

VIAGGIO AL TERMINE DELLA MUNNEZZA

Primo Consiglio dei ministri a Napoli, all’ordine del giorno la crisi dei rifiuti. Ma anche per il nuovo governo non sarà facile trovare una soluzione definitiva. Nel frattempo, la situazione è lontana dalla normalità: si cerca ancora un rimedio temporaneo per far fronte all’emergenza. Intanto, però, il capitale di fiducia dei cittadini nelle istituzioni è stato dissipato e il denaro sperperato per operazioni clientelari o conniventi. Da questa situazione si uscirà con enormi difficoltà, grande pazienza, nervi saldi e soprattutto tempi lunghi.

QUELL’INDUSTRIA CHIAMATA RACCOLTA DEI RIFIUTI

Un tempo la cenerentola dei servizi pubblici, la raccolta dei rifiuti va ora trattata come un’attività industriale. L’Italia, almeno sul piano legislativo, ha fatto propri principi e obiettivi moderni e in linea con l’Europa. Ma se non sempre riesce ad attuarli, è perché non ha ben compreso i problemi economici sollecitati dalla crescente complessità della filiera. Manca ancora la consapevolezza delle conseguenze della trasformazione sul lato dell’organizzazione economica, dei modelli di regolazione, dell’assetto delle competenze e delle responsabilità.

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