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LIBERI DALLA MUNNEZZA? NON PROPRIO

Sono state ripulite le strade del centro di Napoli, non ancora la periferia e l’hinterland partenopeo. Si sono adottate misure tampone mentre resta irrisolto il problema di prendere provvedimenti strutturali, che rappresentino una soluzione duratura. Bisogna decidere fino a che puntosi può e si deve sostenere il principio dell’autosuficienza dei territori nello smaltimento dei rifiuti. Distinguendo le varie categorie ed evitando i giochi sporchi sulla munnezza.

Come in una vignetta dell’impareggiabile Giannelli, il mago di Arcore ha fatto o’ miracolo, ma più nell’apparenza che nella sostanza. La munnezza è sparita dalle strade di Napoli, o per meglio dire sono state ripulite le strade del centro, mentre lasciano ancora a desiderare le condizioni della periferia e dell’hinterland. Ma soprattutto, la soluzione strutturale – quella vera – è ancora lontana. Qualche treno per la Germania, i soldati a Chiaiano, discariche misteriose reperite in regioni limitrofe, un aiutino da Formigoni e Galan possono andar bene per un po’, fin che passa l’estate. Dopo, speriamo che la vera magia, quella di far partire l’impianto di Acerra, si verifichi sul serio , e che pian piano entrino in funzione anche quelli che permetteranno di far fuori il cumulo di ecoballe finora accumulato (5 milioni di tonnellate, se ho fatto i conti bene: ci vorrà un impianto come quello di Acerra che funziona a regime per 10 anni per finirle tutte). Nel frattempo, si imparerà anche tutti insieme a fare la raccolta differenziata. Forse quel giorno Napoli rialzerà la testa e il mondo invidierà il suo schema logistico (parole del mago). Fino ad allora, meglio evitare i toni trionfalistici.
Godiamoci quest’estate tranquilla, ad ogni modo; evitiamo di rovinarcela chiedendoci quante delle deroghe alla legislazione vigente hanno dovuto effettivamente essere impiegate (l’art. 18 del DL di maggio contiene un elenco di norme che il sottosegretario e i capi missione sono autorizzati a derogare, lungo circa 2 pagine). Approfittiamone piuttosto per fare una riflessione un po’ più generale.
Si è parlato molto dell’apporto di Lombardia e Veneto, e si è sottolineata la sospetta doppiezza di Formigoni e Galan, tanto recisi nel dire di no quando comandava la sinistra, e ora pronti a venire in soccorso. Per la verità, le due regioni riceveranno in tutto circa 6-7 mila tonnellate a testa, contro le 150 mila o più dirette in Germania: un valore poco più che simbolico, l’equivalente di una settimana di rifiuti prodotti dalla sola Napoli; utile più che altro a tacitare chi invocava il “pan per focaccia” reso alle regioni del Nord che troppo a lungo hanno approfittato della Campania ostaggio della camorra.
Ma al di là dei numeri, resta la questione di fondo: ha senso trasportare i rifiuti a così grande distanza, emergenza a parte? è legittimo? è legittimo dire di no ?

IL PRINCIPIO DI AUTOSUFFICIENZA

Come ricordavo in un precedente articolo, la questione è un po’ più complessa di quanto comunemente si ritiene. Per i rifiuti urbani vige un principio di autosufficienza, in base al quale ogni ambito territoriale di dimensioni ragionevoli dovrebbe gestire i propri rifiuti da sé. Si tratta di un principio che ha una sua logica, ma se ci pensiamo bene ce l’ha fino a un certo punto. Se smaltire (correttamente) i rifiuti inquina più o meno come tante altre attività industriali, per quale motivo non imponiamo l’autosufficienza anche per quelle? Perché non obblighiamo ogni provincia a coprire da sola il proprio fabbisogno energetico – e anzi cerchiamo in tutti i modi di creare un mercato europeo dell’energia? Se l’energia elettrica consumata a Napoli può provenire da una centrale nucleare finlandese, perché mai i rifiuti di Napoli non potrebbero essere smaltiti in un impianto finlandese? Se produrre piastrelle e conciare pelli inquina quanto bruciare rifiuti, perché le regioni del nord non impongono un bando contro l’esportazione, stabilendo che sul territorio si possono produrre solo quelle destinate al mercato locale?

RIFIUTI URBANI E SPECIALI

In effetti, il principio di autosufficienza vale per i rifiuti urbani, ma non per gli speciali. Cosa sono gli speciali? Sono tutti i rifiuti generati dalle attività produttive e commerciali, di qualsiasi natura, anche pericolosi. Chi detiene rifiuti speciali è obbligato a servirsi di un operatore accreditato, il quale avvierà le varie categorie di rifiuti (individuate dai codici CER(1)) a impianti e trattamenti autorizzati per quelle categorie, che però possono trovarsi ovunque. I trattamenti in questione possono consistere in un gran numero di attività che spostano, trasformano, mischiano, tritano i diversi materiali con l’obiettivo o di destinarli a qualche forma di recupero più o meno diretto oppure in discarica.
Anche ciò che residua dal trattamento degli urbani sono rifiuti speciali. In un impianto di selezione meccanica entrano rifiuti indifferenziati ed escono compost, cdr, qualche po’ di metallo o altri materiali recuperabili e scarti. Gli scarti sono un rifiuto speciale, ma anche il cdr e il compost invenduti lo sono, come lo sarebbe una partita di merce deperibile rimasta invenduta in un magazzino.
Dunque, in sé e per sé, non c’è niente di male o di illegale se i rifiuti urbani, una volta trattati e divenuti speciali, escono dal territorio che li ha prodotti. Purché l’intera filiera che va dal cassonetto al destino finale sia correttamente monitorata e i materiali vadano dove è lecito che vadano.

LA FILIERA SPEZZATA

Di male, anzi di malissimo, c’è invece nel momento in cui il trasferimento altrove significa che i vari rifiuti fanno perdere le tracce, cosa che può avvenire in molti modi. Cambi di codice CER grazie a miscelazioni truffaldine (vietate, ma difficili da scoprire) e analisi compiacenti. Capannoni di “stoccaggio temporaneo” che un bel giorno prendono fuoco. Navi cariche di “materie secondarie” dirette a qualche attività economica fantasma in un paese in via di sviluppo che affondano nel mezzo dell’oceano. Siti compiacenti, in Europa o meglio ancora fuori, che dichiarano di voler acquistare scarti per recuperarli nei propri cicli produttivi, e poi fanno sparire il tutto approfittando dell’assenza dei controlli.
E poi si potrebbe obiettare sulla malizia di chi ha optato per certe soluzioni di riciclaggio, ben sapendo che poco o nulla si sarebbe riciclato, ma contando sull’escamotage legale per indirizzare il flusso verso altri territori. Lo ha fatto Milano per prima, lo stanno facendo un po’ tutti al Nord. Ma almeno, quelli che vanno in giro per l’Italia sono rifiuti stabilizzati, trattati, inerti. “Ecoballe”, più o meno, ma fatte in modo decente. Rifiuti che quand’anche fossero seppelliti hanno impatti ambientali molto minori di quelli del rifiuto tal quale. E pagano il servizio, non scaricandolo alla protezione civile come se fosse una calamità naturale.(2)
Almeno per gli urbani, si potrebbe trovare una soluzione salomonica ma tutto sommato accettabile, funzionante grosso modo così. Distinguere, oltre a “urbani” e “speciali”, anche la categoria dei materiali che risultano dagli urbani. Per questi ultimi, stabilire quali sono i rifiuti davvero speciali (ceneri, residui di lavorazione, materiali che possano dimostrare l’avvenuto recupero) e quelli che invece non lo sono (cdr e compost invenduto, ecoballe e affini). Per quest’ultima categoria, ammettere l’uscita dal territorio ma penalizzarla fortemente con un’ecotassa adeguata, in modo da scoraggiare le furberie. Istituire una centrale di smistamento nazionale, che prenoti una certa capacità presso impianti ovunque dislocati, e la utilizzi tutte le volte che qualche regione non ce la fa da sola, obbligandola però almeno ad effettuare il primo trattamento. Già in passato, a quanto mi risulta, la protezione civile ha fatto ricorso alle aste per procurare capacità d’emergenza. I proventi dell’ecotassa siano destinati alle comunità che ospitano gli impianti di destinazione. Il tutto – prezzo di smaltimento ed ecotassa – sia posto a carico della comunità che non ha saputo provvedere da sola. Ammettere eventualmente che vi siano accordi volontari diretti tra regioni, o tra ambiti territoriali, per condividere l’uso di impianti senza passare dall’intermediazione dello stato.

(1) Il CER – Catalogo europeo dei rifiuti – è un elenco di materiali contraddistinti da un codice che ne individua la natura e la pericolosità.
(2) Ricordiamo che, ai sensi del DL del 23-5-08 (art. 17) la copertura della spesa per la gestione dell’emergenza, valutata in 150 milioni di €, è posta interamente a carico del bilancio dello stato, sebbene stornandola da un capitolo di spesa (il Fondo per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate) che sarebbe stato presumibilmente destinato al Sud.

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DISCRIMINAZIONE E CULTURA DEL MERITO

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CONFRONTO CON I LETTORI

15 commenti

  1. giovanni

    Le nanoparticelle prodotte da impianti di incenerimento dislocatei a Napoli ed un pò in tutta italia producono un danno irrebarabile all’organismo umano causando tumori (visitate il sito http://www.beppegrillo.it/2008/07/i_nuovi_erode.html#comments, dove molti MEDICI sono critici nei confronti dei processo di incenerimento). Perchè non si vuole ammettere, come asserisce Zygmunt Bauman nei suoi saggi, che la corsa al consumo induce all’incenerimento di beni che devono essere bruciati perchè devono scomparire per essere sostituiti da altri per alimentare la spirale consumistica? L’incenerimento del rifiuto è contro la raccolta differenziata. La plastica, la carta ed il materiale con buon potere calorifico serve per alimentare gli inceneritori. Perchè non si vuole prendere coscienza come molti cittadini chiedono che il problema va risolto a livello politico? Si devono, i nostri politici, mettere in testa che devono essere fatte nuove leggi dove si vieta di produrre rifiuti e le aziende che producono rifiuti devono essere penalizzate. Si deve vietare e rendere sconveniente l’usa e getta e devono nascere cooperative sociali capaci di riciclare il riutilizzabile.

  2. Nico

    Aggiungo che non resta che adeguarci ad un processo di decrescita. Il disastro ambientale è ormai evidente, e mi chiedo se il resto dell’Italia sa di essere sull’orlo di questo disastro. I termovalorizzatori sono un inganno: Come fanno invece in Germania che poi rivende all’Italia i materiali recuperati?

  3. Francesco Melle

    Vorrei capire che cosa ha fatto, quali leve, accordi, progetti ha realizzato il Cavaliere. Ai giornali di destra che pubbicavano le foto di aree prima e dopo la cura, non ho visto contrapposti altri giornali con foto che dimostrassero che invece in periferia i mucchi sono rimasti come prima. Qualcosa è stata fatta, ma non riesco a capire "cosa". E principalmente non capisco come mai quella stessa "cosa" il governo Prodi non ha voluto, potuto o saputo fare. Che la risposta sia nelle due pagine di deroghe? Sono sufficienti a mostrare Napoli priva di rifiuti.Che impatto avranno nel prossimo futuro? Anche se contrario ai miei principi sono pronto a riconoscere i meriti dovuti a questo Governo ed i demeriti de Governo Prodi… ma solo dopo aver capito il "cosa".

  4. Alex

    Non e’ per dire sempre male dei napoletani, pero’ loro non fanno niente perche’ questo accada. Scusatemi tanto io vivo in toscana e credo che produciamo tanti rifiuti quanti in campania, ma per qualche oscuro motivo i napoletani sono sotterrati dall’immondizia. Io credo sia per due motivi:il primo riguarda il fatto che purtroppo laggiu’ c’e’ una corruzione senza controllo e ne fanno le spese i cittadini, il secondo pero’ riguarda i napoletani che mai si preoccupano di quello che fanno, aspettano sempre quando le cose sono irreparabili e allora fanno rumore (raccolta differenziata loro se ne fregano dimostrato in tv dalle iene). Secondo me loro sono l’Italia quella furba, hanno capito che brontolando i rifiuti verranno portati in altre regioni, ma sinceramente io di dover smaltire il loro sporco (voluto) non ne ho voglia. Io credo che i napoletani di adeguarsi al sistema non gli interessa, loro vogliono vivere nella illegalita’ quotidiana (assicurazioni auto, senza casco, rubano la corrente al vicino etc etc etc etc…ne ho viste di tutti i colori in un anno che ho vissuto laggiu).

  5. osvaldo

    Ad onor del vero il mago di Arcore è riuscito in due mesi (a ridosso dell’ estate) a: – far aprire/riaprire tre/quattro discariche in Campania in cui vengono sversati parti cospicue dei rifiuti di Napoli, Caserta e delle relative Province; – stabilire un flusso regolare anche se temporaneo di conferimento di rifiuti fuori regione, inclusa la costosa Germania e convincendo Galan (perché no?); – accelerare i lavori nel contestato/boicottato inceneritore di Acerra; – finanziare i lavori d’emergenza; – accertare l’idoneità del sito di Chiaiano (selezionato dal Comune di Napoli); – finanziare e avviare il progetto di due nuovi inceneritori in Regione (misura strutturale?). Non mi sembra poco se confrontato con le performance di amministratori bianchi, rossi e sopratutto verdi che in più lustri di provvedimenti, temporanei e strutturali, non ne hanno presi. Contesto anche che le strade dell’ hinterland "non sono state ripulite": basta un giro in macchina per verificarlo. Rimangono invece depositi di immondizia in alcune strade di Ponticelli. Ma in questo caso, come per l’avvio della differenziata a Napoli e Caserta, gli amministratori locali aspettano il mago di Arcore?

  6. aris blasetti

    Il vecchio governo non è riuscito a fare nulla nemmeno in campagna elettorale (quando i governi di solito si danno una regolata) contro i rifiuti di Napoli e abbiamo dovuto attendere la vittoria di Berlusconi per vedere un po’ di pulizia. Certo molto resta da fare e senza una politica organica il problema potrebbe ripresentarsi al piu’ presto ma tempo al tempo per ora godiamoci le strade di Napoli sgombre dai rifiuti.

  7. ciro pellegrino

    Io distinguerei, al solito. Ci sono i cumuli di rifiuti che riguardano un problema di rimozione conseguente al blocco nello smaltimento (impianti ex cdr fermi, trasferimenti di pattume in germania bloccati, inchieste & affini). La Campania produce 7.200 tonnellate al giorno di immondizia, Napoli 1.500-1.700 circa. Dunque se si ferma qualcosa in un ciclo che non prevede termodistruzione, è inevitabile la crisi. Altra cosa sono le micro discariche (o "a cielo aperto") causate solo dal mancato rispetto di luoghi e orari per il deposito di sacchetti, delle regole relative a cosa depositare. Non è un caso che siano soprattutto in periferia, dove il controllo – ammesso che altrove vi sia mai stato – non esiste.

  8. marco scamardella

    Secondo me invece il vero e proprio provvedimento strutturale è stato l’indicare come zona di interesse strategico nazionale termovalorizzatori e discariche, oltre la creazione di competenza per procura unica . I cittadini ed alcuni magistrati sono stati costretti ad abbandonare lo stato di anarchia in cui facevano valere con forza e spesso con abuso interessi e visioni settoriali. Spcie in situazioni di emergenze lo stato deve fare lo stato. Se non si applica questa verità chiara per tutti non sono possibli interventi strutturali e cioè la partenza degli inceneritori e la loro moltiplicazione l’apertura di discariche sufficienti in loco, l’educazione della popolazione alla raccolta, l’eventuale commissariamento delle realtà locali inadeguate al compito. Impegno e poche idee chiare hanno portato per ora buoni frutti e la premessa per risolvere strutturalmente i problemi, tutto da verificare nei prossimi mesi e anni ma era l’unica cosa fattibile ed è stao necessario un certo coraggio e molto impegno per arrivare a questo primo risultato.

  9. Pasquale Cascella

    Più di magia, in Campania, si sta attuando un vero piano "industriale" per lo smaltimento dei rifiuti i cui a benefici saranno goduti solo in misura minima dai cittadini della regione. L’inceneritore si farà sicuramente viste le proroghe stabilite già dal dimissionario Prodi: 5 mln di tonnellate sono una bella garanzia di guadagno per azionisti e banche (le quali si sentono garantite dai contributi statali per queste pseudo fonti "rinnovabili"). In realtà la raccolta differenziata sarà lo specchietto per le allodole che può servire al massimo fino alla messa in funzione degli inceneritori (dato che l’una è incompatibile con gli altri). Il cittadino campano stremato da 14 anni di emergenza vuole solo che passi la "nottata" sperando che il suo territorio venga lasciato in pace. L’autosufficenza sarà un concetto che sparirà visto che con 4 inceneritori la Campania avrà la capacità (l’offerta) di smaltire i rifiuti anche di altre regioni. L’ emergenza conviene, sempre, ma non a noi.

  10. Nicole Kelly

    In precedenza ci avevano provato altri ad aprire una discarica, Pianura che, ricordo a quelli che a Napoli non ci sono mai stati, è in città. Un quartiere di 100.000 abitanti che, giustamente si sono ribellati. L’altra soluzione, Chiaiano è un quartiere con 23.000 abitanti e ben cinque ospedali a distanza di 1km dalla discarica. Ci sono il Monaldi, specializzato in malattie polmonari, il Cardarelli il più grande ospedale del sud, il 2° Policlinico una cittadella di migliaia di mq, l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Ospedale per malattie infettive Cotugno. Bertolaso ha scientemente deciso di scaricare le immondizie in città e per una ragione che il vs studio non cita: la provincia di Napoli è altamente antropizzata e non esistono luoghi isolati, per sversare immondizie, nè per bruciarle, nè per seppellire le scorie degli inceneritori. L’unica soluzione è portare le immondizie fuori, cosa che sarà sempre vera perchè, anche con una differenziata assistita da multe salatissime, non si raggiungerà che il 40/45%.

  11. Peppe

    La questioni rifiuti in Campania e principalmente a Napoli è stata fatta incancrenire per non avere avuto la forza di prendere decisioni. Certo era difficile fare peggio di Pecoraro Scanio, dopo aver condotto una campagna elettorale anche in altre regioni contro l’inettitudine degli amministratori di centro sinistra. Trovare il consenso sulle promesse e soluzioni momentanee non è difficile, Napoli ha bisogno però, di soluzioni strutturali e non solo per il problema dei rifiuti. La domanda che mi pongo: Come sarà possibile risollevare la mia città, quando per prendere tanti voti, nei quartieri popolari si è ricorsi a personaggi che più che politici, sono capibastone. Voglio aggiungere che come napoletano mi ritengo offeso, perché la categoria “napoletani” non è applicabile a tutto un popolo in termini offensivi. Riconosco che non pochi miei concittadini, sono i primi responsabili dello sfascio che si è determinato, i primi a soffrirne però, siamo noialtri che non viviamo in Toscana! Anche se napoletano, il sottoscritto ha da sempre lavorato, pagato le tasse, compreso il canone Rai.

  12. Carlo

    Vorrei che chi pontifica dall’alto del suo piedistallo mi spiegasse che cosa puo’, effettivamente e concretamente, fare un napoletano onesto per la situazione. Cambiare la situazione col voto? E votando chi? Confermando il duo Bassolino-Iervolino, responsabile di questa disgrazia, o votando forse una destra inesistente che non ha saputo-voluto costruire una valida opposizione in tutti questi anni? Denunciare gli abusi? E finire morti ammazzati, come quell’imprenditore ucciso dai casalesi un paio di mesi fa? Io, lo ammetto, il coraggio di fare l’eroe non ce l’ho. Chi pontifica dando addosso ai napoletani ce l’ha? E’ disposto a denunciare correndo il rischio di essere ammazzato? Riciclando? Ma, di grazia, la raccolta differenziata non se la possono inventare i cittadini! Certo, i cittadini vanno responsabilizzati e, ove necessario, puniti. Ad esempio, a Milano non esistono cassonetti per strada ma in ogni palazzo: se non si ricicla, viene multato il condominio. Ma da qui a dire che e’ colpa solo dei napoletani, o che nessun napoletano vuole risolvere la situazione, c’e’ un abisso di differenza!

  13. Wil

    Ottimo articolo, da archiviare per quando arriveranno i tempi bui. La gente per strada invoca la Madonna con una mano, e con l’altra Mister B. Gli ultimi 15 anni di reti private hanno plasmato la società, in modo che le priorità e gli scandali non siano quelli percepiti realmente dalla gente, ma quelli imposti dall’alto. E allora ecco che per un Costantino Gay ci scandalizziamo, ma per una Costituzione violata reagiamo con un classico "Tanto hanno sempre fatto ciò che hanno voluto… " Qualunquismo elevato a strafottenza, anestetizzazione delle genti via mediatica, regressione culturale inarrestabile. In tutto questo come non ci può sguazzare un piaccione comunicatore? E’ la società da lui creata, superficiale e furbetta (lo crede).

  14. sergio

    Vorrei ricordare che buona parte della periferia di Napoli è stata costruita in modo completamente abusivo, senza un piano regolatore, senza prevedere infrastrutture (fogne, rete elettrica, strade, RIFIUTI ecc) adeguate al numero di abitazioni e quindi di abitanti e che è cresciuto in maniera incontrollata (anzi no, forse controllata dalla camorra…). L’intero quartiere di Pianura è nato abusivamente. Esistono interi paesi (decine di migliaia di abitanti) costruiti alle pendici del Vesuvio dichiarati completamente abusivi, che inspiegabilmente hanno un sindaco, un’amministrazione locale ecc… "L’emergenza rifiuti" degli ultimi mesi non è altro che conseguenza di decenni di pseudo-anarchia e convivenza con Camorre di tutti i tipi.

  15. giuseppe faricella

    Questa non era certo la prima volta che la raccolta dei rifiuti si bloccava a Napoli e nel resto della regione: negli scorsi anni, ci sono state diverse altre emergenze, poi tamponate in qualche modo (soprattutto con apertura di nuove discariche, uso "al limite" di discariche già esistenti e col trasferimento dei rifiuti in germania e in altre regioni). La nuova, ennesima crisi che sta vivendo il sistema campano di smaltimento dei rifiuti non è, per manifestazione e soluzioni adottate, diversa dalle altre: per giudicare la definitività presunta dei provvedimenti adottati bisognerà aspettare almeno 2 o 3 anni e verificare allora efficacia ed efficienza del (nuovo) sistema di smaltimento. Ps: assodata la responsabilità grave di Bassolino, perché ci si continua a scagliare contro la Iervolino, che come sindaco, ha più competenze sulla raccolta, e non con il presidente della provincia, il verde Di Palma, che credo avrebbe dovuto avere più "voce in capitolo" (dal momento che in Campania l’organizzazione dello smaltimento è affidato alle province, sotto il coordinamento delle istituzioni regionali)?

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