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Autore: Claudio Lucifora

lucifora Claudio Lucifora ha ottenuto il PhD in Economia alla University of Warwick. E' docente di Economia politica presso l'Università Cattolica di Milano dove insegna anche Economia del Lavoro. Ha insegnato all'Université de Paris II, alla London School of Economics e all'Universitat Autonoma di Barcellona. E' membro del Comitato direttivo della European Association of Labour Economists (EALE) e dell'Associazione Italiana degli Economisti del Lavoro (Aiel). Nel 1995 ha ricevuto il "Premio Tarantelli" per l'economia del lavoro. E' autore di numerosi articoli pubblicati su riviste internazionali su temi inerenti alla determinazione di salari e occupazione, contrattazione e relazioni industriali, e economia dell'istruzione. Ha pubblicato diversi volumi tra cui: Le teorie del salario di efficienza, Giuffrè Editore (Milano, 1990), Public Sector Pay Determination in the European Union come curatore con B. Elliot e D. Meurs (Macmillan: London, 1999), Policy Measures for Low Wage Employment in Europe come curatore con W. Salverda e B. Nolan (Edward Elgar: London, 2000).

La “fase 2” inizia dalla formazione dei lavoratori

Per procedere con la riapertura delle attività è necessario predisporre un piano dettagliato e capillare. Ogni lavoratore deve avere ben chiaro quali comportamenti tenere in ogni circostanza. E ai tempi del Covid-19 la formazione utilizza la tecnologia.

Carlo Dell’Aringa, una vita per il lavoro

È improvvisamente scomparso Carlo Dell’Aringa. È stato protagonista delle trasformazioni del mondo del lavoro degli ultimi quarant’anni: un economista politico attento alle relazioni industriali e alle implicazioni sociali dei fenomeni economici.

Quando l’organizzazione del lavoro discrimina le donne

La presenza di donne in posizioni di vertice contribuisce a ridurre il pregiudizio di genere in modo diretto e indiretto. Mentre le politiche di pari opportunità dovrebbero intervenire sui differenziali retributivi, ma anche sulle modalità di organizzazione del lavoro. I risultati di uno studio.

La verità su quanto pesano i sindacati

Inps, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato una convenzione per definire le modalità di raccolta, elaborazione e comunicazione dei dati sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali nei luoghi di lavoro. È un passo avanti importante per le relazioni sindacali. I nodi ancora aperti.

Salario minimo e legge delega

Bene che si discuta dell’introduzione di un salario minimo. Anche perché con la crisi è aumentato il numero di lavoratori al di sotto della soglia di povertà. Ma il testo dell’emendamento del Governo è troppo ambiguo. La misura deve essere applicata a tutti i lavoratori. Vediamo come. 

La prevenzione degli infortuni sul lavoro non premia più

La Legge di stabilità prevede la riduzione generalizzata degli oneri contributivi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Nei fatti cancella gli incentivi per le imprese più impegnate nella prevenzione. Il numero degli incidenti in Italia e in Europa.

Quel tetto ai bonus dei banchieri

Le istituzioni europee hanno deciso di fissare un tetto alla parte variabile della retribuzione per i top manager delle banche. Sono norme molto rigide, che rischiano di creare più costi che benefici. E prima di introdurre nuove regole, sarebbe opportuno far funzionare bene quelle che già ci sono.

Accordo sulla produttività: istruzioni per l’uso

L’accordo sulla produttività avrà successo? Incentiva la contrattazione di secondo livello, con importanti risorse a disposizione, ma anche una grande quantità di obiettivi. I dubbi sulle agevolazioni fiscali e l’incognita della mancata adesione della Cgil.

GIOVANI E SENZA FORMAZIONE

Sempre più difficile per i giovani l’ingresso nel mercato del lavoro. Per una quota rilevante il percorso di avviamento al lavoro può durare anche diversi anni. Durante i quali l’apporto formativo on the job è insufficiente a garantire l’inserimento stabile nel mercato del lavoro. La formazione ricevuta scende con l’accorciarsi della durata dei contratti e diminuisce al diminuire del livello di istruzione, penalizzando quindi i meno istruiti con contratti di breve durata. Resta da risolvere il grave e diffuso problema degli abusi. Le sperimentazioni in alcune Regioni.

Part-time senza entusiasmo

In Italia il part-time è ancora poco diffuso. I molti interventi susseguitisi negli ultimi anni per favorirne l’adozione hanno ridotto le rigidità normative e contrattuali che lo rendevano costoso per le imprese. Per i lavoratori i rischi restano maggiori dei benefici. Andrebbero invece facilitati i passaggi da full-time a part-time e viceversa, l’utilizzo di congedi parentali e formativi flessibili, l’investimento formativo e la progressione professionale. Così non sarebbe più solo una scelta obbligata per donne costrette a conciliare impegni familiari e di lavoro.

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