Dopo la riforma del Reddito di cittadinanza, il diritto di ogni cittadino a una vita minimamente decente non esiste più. Per venire protetti dallo stato sarà necessario appartenere a una famiglia con un minore, un over-60 o una persona con disabilità.
Autore: Cristiano Gori Pagina 1 di 3
Professore ordinario di politiche sociali presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, dove presiede il Corso di Laurea Specialistica in “Metodologia, Organizzazione e Valutazione dei Servizi Sociali” (Movass). Ha ideato e dirige il Network Non Autosufficienza (NNA), l’osservatorio www.lombardiasociale.it e la rivista www.luoghicura.it. Nel 2013 ha ideato l’Alleanza contro la povertà in Italia. Nel 2020 ha predisposto la proposta del Reddito di Emergenza insieme a Asvis e Forum DD. Nel 2021 ha ideato la proposta per introdurre la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti nel PNRR e il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”.
Il Parlamento ha approvato la legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Il progetto di cambiamento è condivisibile, ora si tratta di tradurlo in pratica. Decisivi i decreti delegati e le scelte sulle risorse.
Passaggio a due distinte misure, diritto ad un’esistenza dignitosa, migliore capacità di raggiungere i poveri, occupabilità come vicinanza al mercato del lavoro e percorsi d’inclusione realisticamente ambiziosi. Ecco i suggerimenti della Caritas per la riforma del Reddito di Cittadinanza.
Per individuare chi nel 2023 percepirà il reddito di cittadinanza solo per sette mesi, il governo ha scelto un criterio che non ha niente a che vedere con l’occupabilità. Semmai è una misura mal concepita per proteggere alcune famiglie.
Il Governo ha giustamente deciso di prendersi più tempo per riformare in maniera adeguata il Reddito di cittadinanza. Le modifiche che entreranno in vigore nel 2023, però, rischiano di far ripetere gli errori fatti in passato.
L’introduzione dello Sna e la riforma delle valutazioni sono passaggi positivi nel disegnare un welfare per gli anziani unitario e più semplice. Ma tradurre in pratica le nuove disposizioni sarà complesso. E resta aperta la questione delle risorse.
Nessun partito propone di cancellare gli interventi nazionali contro la povertà. Le forze politiche si dividono tra chi vuole potenziare il Reddito di cittadinanza e chi vuole sostituirlo con altri interventi. L’inclusione sociale resta in secondo piano.
Le misure oggi previste per l’assistenza degli anziani non autosufficienti sono da ripensare. C’è un largo consenso su come e dove intervenire. Il disegno di legge delega per la riforma del settore dovrà mettere in pratica i cambiamenti necessari.
Tra poco il Governo presenterà il disegno di legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. È un’occasione da non sprecare. Per delineare un quadro adeguato, è necessario introdurre il Sistema nazionale assistenza anziani.
Il governo deve decidere come utilizzare gli investimenti previsti dal Pnrr per gli anziani non autosufficienti. È un passaggio determinante in vista di una riforma complessiva. La società civile propone il “Piano nazionale di domiciliarità integrata”.