Le misure oggi previste per l’assistenza degli anziani non autosufficienti sono da ripensare. C’è un largo consenso su come e dove intervenire. Il disegno di legge delega per la riforma del settore dovrà mettere in pratica i cambiamenti necessari.
Autore: Cristiano Gori Pagina 2 di 4
Professore ordinario di politiche sociali presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, dove presiede il Corso di Laurea Specialistica in “Metodologia, Organizzazione e Valutazione dei Servizi Sociali” (Movass). Ha ideato e dirige il Network Non Autosufficienza (NNA), l’osservatorio www.lombardiasociale.it e la rivista www.luoghicura.it. Nel 2013 ha ideato l’Alleanza contro la povertà in Italia. Nel 2020 ha predisposto la proposta del Reddito di Emergenza insieme a Asvis e Forum DD. Nel 2021 ha ideato la proposta per introdurre la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti nel PNRR e il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”.
Tra poco il Governo presenterà il disegno di legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. È un’occasione da non sprecare. Per delineare un quadro adeguato, è necessario introdurre il Sistema nazionale assistenza anziani.
Il governo deve decidere come utilizzare gli investimenti previsti dal Pnrr per gli anziani non autosufficienti. È un passaggio determinante in vista di una riforma complessiva. La società civile propone il “Piano nazionale di domiciliarità integrata”.
L’assegno unico per le famiglie è stato salutato come una riforma epocale. Ora il “decreto ponte” rischia di ridimensionarne la portata e di farne una replica dell’esistente. Ma c’è tempo per correggere le criticità nel disegno della misura a regime.
La misura appena approvata dal Senato si pone obiettivi ambiziosi e mobilita risorse importanti: saranno quasi otto milioni le famiglie interessate. Un provvedimento storico, non privo però di criticità. C’è tempo fino a luglio per porvi rimedio.
Nel Pnrr manca un progetto complessivo per l’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia. Eppure, le evidenti difficoltà del settore e l’invecchiamento della popolazione suggeriscono di colmare la lacuna. Ecco una proposta per farlo.
Agli anziani non autosufficienti non è bastato essere la fascia di popolazione più colpita dal Covid-19 per superare lo storico disinteresse della politica nei loro confronti. La legge di bilancio è infatti un passo indietro rispetto al decreto Rilancio.
Il reddito di emergenza doveva essere la misura per sostenere le famiglie in gravi difficoltà economiche. Ma la complessità delle procedure ha scoraggiato le richieste. Così tra i nuclei che ne avevano diritto, solo il 41 per cento lo ha ottenuto.
Lo scarso interesse suscitato dalla pubblicazione dei dati annuali sulla povertà in Italia è eloquente. Evidenzia la necessità di una valutazione delle politiche di contrasto al fenomeno. E rimarca l’esigenza di modificare le risposte nel dopo-pandemia.
Il dl “Rilancio” raddoppia nel secondo semestre del 2020 i finanziamenti per l’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti. Si può e si deve rendere strutturale questo aumento. Ma serve un profondo ripensamento dell’intero sistema.