Le frodi alle assicurazioni sugli incidenti automobilistici sembrano essere una costante in Italia. Ora però si assiste alla messa in atto di vere e proprie frodi criminali. Sono un danno per tutto il sistema economico. Il processo di liquidazione dei sinistri e tabelle standard dei risarcimenti.
Autore: Donatella Porrini Pagina 2 di 3
Professore Associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze dell'Economia - Università del Salento. Ha inoltre incarichi di insegnamento presso l’Università Carlo Cattaneo – LIUC di Castellanza. Svolge ricerca nell’ambito dell’analisi economica del diritto, in particolare sui sistemi di regolazione in campo ambientale, e sui mercati assicurativo e bancario. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali tra gli ultimi: “The Impact of Court Errors on Liability Sharing and Safety Regulation for Environmental/Industrial Accidents” con M. Boyer sulla International Review of Law and Economics.
Per anni le compagnie assicurative hanno di fatto impedito ai loro agenti di diventare plurimandatari. Ora gli ostacoli sono rimossi da un provvedimento dell’Antitrust. Tutti contenti, consumatori a parte. Ma la decisione arriva quando tecnologia e altri attori sul mercato la rendono superflua.
Uno degli ultimi disegni di legge approvati dal Governo Letta prevede una serie di sconti sull’assicurazione auto in cambio di alcuni obblighi per assicurato. Certo, i premi Rc-auto italiani sono tra i più alti d’Europa. Ma la soluzione per ridurli è favorire un mercato più concorrenziale.
La tabella unica ministeriale sui risarcimenti per le vittime di incidenti stradali vorrebbe stabilire criteri certi e uniformi, senza sperequazioni territoriali. Le somme riconosciute sarebbero però troppo basse secondo le associazioni. Il nesso premi-risarcimenti in un mercato senza concorrenza.
Chiusa l’attesa indagine conoscitiva dell’Antitrust sul settore Rc-auto. Conferma una situazione già conosciuta, con premi più elevati rispetto agli altri paesi europei. Ma i suggerimenti dell’Autorità non prendono in considerazione le cause del problema, legate a un mercato non concorrenziale.
Da tempo si parla di una riforma delle polizze sui disastri naturali, con annessa introduzione di una copertura assicurativa dei fabbricati. Per superare l’attuale sistema assistenzialista, con risarcimenti solo dello Stato, pressoché illimitati e finanziati da una tassazione straordinaria. Ma non è il decreto varato appena prima del terremoto in Emilia a risolvere la questione. Prevede polizze volontarie, assai poco diffuse in Italia. E non coinvolge le compagnie di assicurazione, che avrebbero competenze specifiche nella previsione del rischio e valutazione dei danni.
Inevitabile che il decreto “cresci Italia” si occupi delle assicurazioni auto, un settore caratterizzato ormai da anni da ingiustificati aumenti dei premi. Ma chi si aspettava interventi per accrescere la concorrenza, è rimasto deluso: quattro articoli su cinque colpiscono i comportamenti fraudolenti degli assicurati. Per avere più concorrenza, bisognerebbe agire sull’offerta e non sulla domanda. Cercando di favorire la nascita di agenzie plurimandatarie. Auspicabile anche una riforma dell’Autorità di vigilanza.
I premi della Rc auto in Italia continuano a essere eccessivamente alti. Le compagnie sostengono che la colpa è dei guidatori troppo imprudenti e delle frodi. In realtà, la pericolosità di neopatentati e automobilisti di alcune aree del paese è ancora tutta da dimostrare. Quanto alle frodi, sono a livelli molto bassi. E allora servono interventi per promuovere una sana concorrenza in un settore pressoché stabile, in cui la maggior parte delle agenzie sono ancora monomandatarie e le poche società straniere non offrono polizze con premi secondo la media europea.
Una sentenza della Corte di giustizia europea impone anche in Italia il divieto di discriminazione tra uomini e donne nelle assicurazioni. Ne consegue un aumento dei premi delle guidatrici, che pure provocano meno incidenti degli uomini. Ma le variabili di classificazione per differenziare gli assicurati sono particolarmente importanti nel mercato assicurativo. L’impossibilità di utilizzare quelle di genere potrebbe avere effetti negativi sul suo funzionamento: le compagnie potrebbero ricorrere a strategie di marketing pur di accaparrarsi le virtuose donne al volante.
Si parla da anni dell’introduzione dell’azione collettiva anche in Italia, rinviandola sempre. L’ultima volta a luglio 2009. Ora però il governo, nell’ambito della riforma Brunetta ha decretato la nascita della class action verso la pubblica amministrazione. Il progetto è stato subito criticato aspramente. In realtà potrebbe rivelarsi utile per affermare il principio secondo cui esistono economie processuali nell’aggregazione delle cause comuni che potrebbero rendere meno costosa e più efficace la macchina della giustizia.