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PREMI SENZA CONCORRENZA

I premi della Rc auto in Italia continuano a essere eccessivamente alti. Le compagnie sostengono che la colpa è dei guidatori troppo imprudenti e delle frodi. In realtà, la pericolosità di neopatentati e automobilisti di alcune aree del paese è ancora tutta da dimostrare. Quanto alle frodi, sono a livelli molto bassi. E allora servono interventi per promuovere una sana concorrenza in un settore pressoché stabile, in cui la maggior parte delle agenzie sono ancora monomandatarie e le poche società straniere non offrono polizze con premi secondo la media europea.

Da anni si parla del problema dei premi assicurativi troppo alti. (1) Ma la cronaca fornisce chiari segnali che nel mercato Rc auto i prezzi hanno addirittura raggiunto livelli insostenibili per i guidatori.

QUELLE AUTO SENZA ASSICURAZIONE

Se ne è accorta l’Isvap, l’Autorità di vigilanza del mercato, che recentemente ha emesso un provvedimento contro alcune imprese assicuratrici che chiedevano premi annuali fino a 8.500 euro. (2) Queste imprese sono state sanzionate non per la loro eccessiva “avidità”, ma per l’elusione dell’obbligo a contrarre, cioè per il fatto che quei prezzi di fatto significano che si vogliono spingere verso altre compagnie clienti troppo rischiosi, in particolare neopatentati e residenti nel Sud Italia.
Ma il fenomeno dei premi eccessivi va collegato con un’altra notizia di questi giorni: il progressivo aumento di autovetture non assicurate.
Il collegamento si trova nella teoria economica: perfino l’unica impresa operante in un mercato monopolistico deve fare i conti con la domanda di mercato e non può fissare il prezzo al di sopra di quello massimo che i consumatori sono disposti a pagare. A maggior ragione questo avviene in un mercato come quello assicurativo con caratteristiche di oligopolio. E non può essere portata come giustificazione l’eccessiva rischiosità di alcune categorie, vera o presunta come sottolinea la protesta dei guidatori napoletani, poiché in quello assicurativo risulta efficace la pratica dei sussidi incrociati che consente di coprire anche i rischi più elevati.
Dunque la fissazione di premi troppo alti, insieme alla obbligatorietà della copertura assicurativa e alla necessarietà dell’automobile come mezzo di trasporto, spinge alcuni individui a non assicurarsi creando situazioni di illegalità, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, si registra il fenomeno della “evasione assicurativa”, attraverso la falsificazione dei contrassegni, come risulta dall’aumento del numero dei sinistri gestiti dal Fondo vittime della strada. Dal lato dell’offerta, il fenomeno delle “compagnie fantasma”, cioè imprese che operano sul territorio nazionale senza autorizzazione, raggirando i cittadini che finiscono per ritrovarsi non coperti nel momento in cui si verificano i sinistri.
È evidente come il fenomeno dell’incremento dei premi abbia gravi conseguenze e non solo quella di aumentare il peso di una voce importante nel paniere dei nostri consumi. Tanto che il Senato ha recentemente svolto un’indagine conoscitiva dalla quale emerge la richiesta delle compagnie di assicurazione di interventi che contrastino il fenomeno delle frodi e incrementino la sicurezza stradale. (3) Il maxi emendamento proposto alla Bce contiene un intervento per arginare il fenomeno delle polizze fantasma, concedendo alla polizia di incrociare le banche dati delle assicurazioni con i veicoli circolanti.

UN SISTEMA TROPPO STABILE

Da queste proposte appare evidente che si pensa solamente a interventi dal lato della domanda, secondo il convincimento che alti livelli dei premi deriverebbero da comportamenti imprudenti e fraudolenti degli assicurati, che per di più diventano evasori anche in campo assicurativo. Non sarebbero quindi necessari interventi dal lato dell’offerta, ma la realtà è ben diversa.
Prima di tutto esiste la questione della presenza delle frodi, principale giustificazione delle compagnie per l’aumento dei premi. Ebbene, secondo la banca dati costituita dall’Isvap, la media nazionale sarebbe molto bassa (attorno al 2-3 per cento dei risarcimenti) e non lontana dalla media europea. Esiste però un’anomalia: l’Italia è il paese in Europa che presenta la maggior quota di lesioni personali sul totale delle richieste di risarcimento. Probabilmente questo deriva da difetti nel sistema di risarcimento dei danni che lasciano spazio a fenomeni fraudolenti non registrati dalle compagnie. In attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva dell’Antitrust sul sistema del risarcimento diretto, le compagnie continuano a proporre di accentuare i controlli “pubblici” delle frodi. (4) Si dovrebbe invece intervenire per imporre alle imprese di affrontare la questione attraverso un ammodernamento dei processi di liquidazione dei sinistri in modo da ottenere una riduzione “in house” delle frodi, nonché la raccolta di dati particolareggiati sul fenomeno per poter prevedere soluzioni anche a livello generale.
Un’altra questione è quella relativa all’aspetto distributivo. Non sono stati sufficienti gli effetti derivanti da provvedimenti quali l’introduzione delle agenzie plurimandatarie del decreto Bersani; né quelli che hanno favorito la diffusione del canale distributivo on-line; né l’implementazione del tanto pubblicizzato “preventivatore” dell’Isvap: l’Italia rimane un paese in cui il numero delle imprese operanti è pressoché stabile, in cui la maggior parte delle agenzie sono ancora monomandatarie e in cui le (poche) compagnie straniere non offrono polizze che prevedano premi secondo la media europea, che è di 230 euro contro i 407 dell’Italia secondo dati del Comité Européen des Assurances riferiti al 2008. (5)
Sono dunque necessari interventi che impongano alle imprese di farsi una sana concorrenza che porti il livello dei premi italiani ad abbassarsi. Come già segnalato dall’Antitrust, si potrebbe cominciare con introdurre dei limiti alla cosiddetta interlocking directorship annullando la possibilità che legami troppo stretti tra chi siede nei consigli di amministrazione portino le compagnie ad adottare strategie commerciali comuni. (6)
Insomma, anche qui, devono essere fatte quelle riforme liberali di cui hanno bisogno tanti altri mercati nel nostro paese.

(1) Su lavoce.info si veda “Care polizze: ma cosa si può fare?” di Donatella Porrini dell’8.10.2002; e “Assicurati a caro prezzo” di Luigi Buzzacchi e Michele Siri del 7.2.2005.
(2) Si tratta della prima tranche di un’inchiesta contro 14 compagnie avviata su segnalazione nel 2010 di Adiconsum e il Salvagente.
(3) Senato della Repubblica – X Commissione (Industria, Commercio, Turismo), “Indagine conoscitiva  sul settore dell’assicurazione di autoveicoli, con particolare riferimento al mercato e alla dinamica dei   premi dell’assicurazione per responsabilità civile auto”, Roma 12 ottobre 2011.
(4) È stata avviata un’indagine conoscitiva dell’Agcm su “Procedura di risarcimento diretto e assetti concorrenziali del settore Rc auto” – IC42, 2010.
(5) Cea, Statistics n° 38, The European Motor Insurance Market, February 2010.
(6) La necessità di un’adeguata disciplina degli interlocking directorates, emerge da un’indagine dell’antitrust nella quale il 71 per cento delle compagnie assicurative presentava legami costituiti da amministratori comuni con i propri concorrenti; tali imprese rappresentavano l’87 per cento dell’attivo totale del settore. Agcm, Indagine conoscitiva sulla corporate governance di banche e assicurazioni, Ic 36 del 23 dicembre 2008.

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UNA ROAD MAP PER LE LIBERALIZZAZIONI

13 commenti

  1. oreste porreca

    Indubbiamente le imprese hanno esercitato la loro influenza con molta miopia, puntando esclusivamente a fare reintrodurre i contratti pluriennali nei rami danni. Invece, se è vero che in Italia c’è un’altissima incidenza di danni fisici a seguito di incidenti automobilistici, bisognerebbe fare azione di persuasione per ottenere l’obbligo, per tutto il parco circolante, di installare la scatola nera in grado di certificare la dinamica degli incidenti. Da tale certificazione sarebbe semplice verificare la congruità delle richieste di indennizzo con i danni che le persone potevano riportare a seguito del sinistro, ovviamente tale certificazione dovrebbe essere ammessa come prova. La scatola nera obbligatoria per tutti ne ridurrebbe significativamente i costi di installazione e di esercizio, senza contare il risparmio che si ribalterebbe sui premi delle polizze grazie alla riduzione degli indennizzi non dovuti. Dalla sua introduzione l’RCA obbligatoria è stata considerata nel nostro paese il bancomat della microcriminalità, forse è il momento di rendersi conto che questo costo sociale è diventato insostenibile per molti.

  2. Laura Stopponi

    Concordo pienamente. Non capisco infatti perché mi ritrovo ogni anno un aumento della polizza quando sono vent’anni che non ho un incidente. Invece di essere premiata mi ritrovo a pagare di più. Come al solito, non premia essere virtuosi ed onesti.

  3. Alessio Calcagno

    Sono d’accordo. Tuttavia, lavorando nelle assicurazioni, dico anche che va bene liberalizzare,però si deve dare anche la possibilità alle assicurazioni di licenziare. Sono oberate da personale in eccesso che porta a costi di gestione troppo elevati. E’ l Italia disposta ad accettare migliaia di persone di mezza età out of work? Stesso discorso vale per la pubblica amministrazione.

  4. Marco Giovanniello

    “La pericolosità di neopatentati e automobilisti di alcune aree del paese è ancora tutta da dimostrare”… Mi ricorda una frase che si sentiva anni fa, “La mafia non esiste”. Mettendo la testa sotto la sabbia di solito non si ottengono risultati esaltanti.

  5. Rosario Nicoletti

    Non credo di esagerare dicendo che le assicurazione RC dei veicoli sono una estorsione legalizzata. I premi sono i più alti di Europa e le frodi non vengono in alcun modo contrastate dalle società, che pagano felici, rivalendosi sugli assicurati. Un “motorino” 50 paga a Roma un premio annuo di 600 euro: vorrei capire quali enormi danni può arrecare un mezzo di quel tipo. Vorrei anche vedere quali sono i veri bilanci delle Compagnie: e non si capisce perchè il mercato non viene aperto alle compagnie straniere; l’Europa serve solo per imporre leggi e balzelli, ma mai per aprirci alla concorrenza.

  6. Enzo Pisano

    Ogni ragionamento che non sia filosofia pura va espresso in base ai dati oggettivi e basta dare solo una scorsa alle tabelle fornite dall’Istat per capire come siano ingiustificati i premi richiesti dalle assicurazioni. Il primo dato lo ha fornito l’ottima Porrini: la presenza delle frodi, accertata dall’Isvap, si attesta intorno al 2-3% dei risarcimenti. Il secondo dato, sempre dell’Istat, in Italia, tra il 2001 e il 2010, gli incidenti stradali con lesioni a persone sono passati da 263.100 a 211.404,con un calo del 19,6%; i morti sono diminuiti da 7.096 a 4.090 (-42,4%) e i feriti da 373.286 a 302.735(-18,9%). nello stesso arco temporale, il parco veicolare è cresciuto di circa il 16%. Il terzo dato, quello più allucinante, è l’aggravio dei premi a volte doppi a volte triplicati, che devono sopportare le regioni del Sud rispetto al Nord a parità di dati anagrafici anche nei confronti di coloro che sono in prima classe da oltre dieci anni! Domanda: cosa controlla l’Authority? Cosa controlla il Ministero dello Sviluppo economico che è preposto al ramo? Cosa controlla dal luglio 2009 Roberto Sambuco, nominato Garante per la sorveglianza dei prezzi (denominato anche Mister Prezzi)?

  7. Emanuele Bracco

    Una cosa semplice a livello legislativo sarebbe ridurre il preavviso per cambiare assicurazione. A volte basta poco: uno si ricorda quanto è cara l’assicurazione prima di pagarla, non 30/60 giorni prima.

  8. Karl (liquidatore assicurativo)

    Il problema non sono le frodi vere,ma quelle “legali”. Mi spiego ..se si viene anche solo lievemente tamponati e si va al PS, viene rilasciato un certificato medico che prescrive dai 3 ma anche 7 o 10 gg di riposo. A partire da quel momento nasce un meccanismo di costruzione del danno biologico, grazie alla certificazione “allegra” dei medici di famiglia o grazie a organizzazioni specializzate. Ed un pò di sana fisioterapia? O una bella visita medico legale di parte (minimo 250, ma anche 360 Eu).che stabilirà una invalidità permanente dal 4 al 6 %. L’assicurazione resiste? Troverete sempre un giudice di pace che riconoscerà minimo 1-2 % di invalidità permanente. Una IP del 2 %, con 3 giorni di inabilità totale e 20 di parziale, 800 eu di spese mediche e personalizzazione del danno (ex danno morale), sec.le tabelle della L.57/2001, fanno 3100 Euro…Questa è la realtà almeno nelle realtà in cui ho operato (Centro e Nord Est Italia)..In Francia (ad es.) , per quanto mi risulta, i risarcimenti per le cosiddettte micropermanenti sono molto più bassi.Se vogliamo davvero ridurre i costi è necessario intervenire riducendo ai minimi termini questo tipo di esborsi e pagare molto di più i danni seri (dal 10 % in su).

  9. Marco Antoniotti

    La questione si risolve molto semplicemente. Si reintroduce una forma di regolamentazione più standardizzata. L’Autorità nazionale c’è già: l’ISVAP http://www.isvap.it; naturalmente non dovrebbe essere guidata da persone che negli ultimi 250 anni hanno ricevuto, loro o un membro della loro famiglia allargata fino alla prozia di quarto grado, degli “stipendi” da parte di una compagnia di assicurazioni o che ne detengono azioni/obbligazione/etc. La forma di questa nuova regolamentazione deve essere improntata alla “riduzione” delle offerte da parte delle compagnie di assicurazione. Un’altra proposta sarebbe di usare l’ISVAP come banca dati sugli incidenti. Infine, e molto più profiquamente, l’ISVAP dovrebbe pubblicare i *modelli standard* di rischio: le compagnie che si discostano troppo da questi modelli usciranno dal mercato, dato che i consumatori avranno *più* informazione e potranno scegliere meglio e più velocemente. Ulteriori regolamentazioni che puniscano comportamenti scorretti da parte delle assicurazioni (e.g., quelli che rendono inassicurabile una persona solo per motivi economici) possono anche essere previsti. A presto Marco Antoniotti

  10. Jorge

    La ragione per cui i costi RC in Italia sono quasi doppi che all’estero è molto semplice: anche in questo campo si evidenzia la predisposizione italiana alla truffa e al non rispetto delle regole, con la tipica situazione in cui la stessa persona che si lamenta del premio elevato ha poco prima dichiarato un danno inesistente per lucrare sul rimborso. Invito a notare che le Società del settore sono mediamente in forte perdita, chiara indicazione (oltre che di probabile inefficienza) del fatto che forse davvero i costi/risarcimenti non sono neppure compensati dagli elevati premi incassati. Davvero pensiamo che anche tutte le compagnie straniere abbiano deciso, per qualche strano motivo e solo in Italia, di evitare di accaparrarsi una grande quota del mercato praticando prezzi competitivi ma ancora remunerativi? La verità è che finché non ci renderemo conto che il nostro non rispetto costante delle regole ha come effetto un danno per la collettività, e quindi per noi stessi, non risolveremo mai i nostri problemi.

  11. Roberto

    Stranamente la percentuale dei feriti è più che doppia che in altri paesi europei. Ogni tribunale ha il proprio “tariffario”, differente dagli altri per le invalidità Le truffe, ufficialmente con percentuali risibili, sono nascoste da una legislazione che protegge la “privacy” per cui non esiste un registro nazionale degli incidentati e dei testimoni. Iniziare una causa all’avvocato conviene SEMPRE, il suo onorario crescerà sempre ed il costo dell’incidente all’assicurazione aumenterà per cui avrà sempre la convenienza a pagare anche se ci sono dubbi più che consistenti sulla dimnamica dell’incidente.

  12. Achille Bianchin

    Concordo completamente con quanto rappresentato dal Sig. Enzo Pisano. Aumenti ingiustificati ma addirittura scandalosi al Sud che colpiscono anche gli automobilisti virtuosi che, come il sottoscritto, sono da tanti anni in prima classe. Tutto ciò comporta il fenomeno gravissimo che tanti automobilisti circolano senza la copertura assicurativa o, addirittura, con contrassegni falsi. In assenza di misure serie e incisive da parte degli organi governativi preposti sarebbe auspicabile promuovere, se non già fatto, una class-action nei confronti delle Compagnie Assicurative e rivolgersi anche alle Autorità europee. Grazie Achille Bianchin

  13. angelo

    Le compagnie assicurative in questo modo produrrano solamente un effetto di selezione avversa: la rischiosità è qualcosa di sconosciuto alla compagnia e se il premio da pagare è troppo alto, io che sono un individuo a basso rischio non entro nel mercato ma un individuo rischioso, che causa sinistri onerosi.

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