Ieri il Primo Ministro, spaventato dalla possibilità che il calo di corsi azionari abbia effetti sugli assetti proprietari delle imprese italiane, ha avanzato la proposta di adottare misure per proteggere acquisizioni ostili. "Molte aziende italiane" – ha detto il premier "hanno oggi una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore. Quindi credo che sono delle ottime occasioni per chi, disponendo di capitali e penso a certi fondi sovrani, volesse proporre delle Opa ostili". Provvedimenti anti-OPA avranno un solo effetto: scoraggiare lafflusso di capitale fresco nel mercato azionario. Ci sono almeno due motivi per cui questa non è una buona idea. Primo, ostacolare lingresso di capitale nei mercati adesso è come chiudere i rubinetti idrici al culmine di una siccità. Con la prospettiva di una stretta creditizia alle porte, bisogna piuttosto incentivare tutti i possibili canali di reperimento di fondi da parte delle imprese, incluso il capitale di rischio. Secondo, il problema principale del mercato per il controllo societario italiano è la sua scarsa contendibilità. La struttura di controllo delle imprese italiane è pietrificata: se si escludono le privatizzazioni, il peso relativo dei soggetti controllanti (persone fisiche, società finanziarie, soggetti esteri ecc.) è rimasto pressoché immutato negli ultimi trentanni. In particolare, il ruolo del controllo familiare è sempre dominante. Un ingresso di nuovo capitale finanziario e manageriale porterebbe solo benefici: i fondi esteri sono oggi più che mai un’opportunità per i risparmiatori, gli investitori e le imprese italiane. E allora perché questo allarme contro le OPA ostili? A vedere con ostilità le OPA straniere sono i dirigenti delle società che potrebbero perdere il loro posto, le loro laute remunerazioni e i loro benefit e chi, utilizzando leva finanziaria e scatole cinesi, mantiene il controllo di unimpresa rischiando poco di tasca sua. In nome della difesa dellitalianità sono già stati combinati abbastanza pasticci: basta, please!