Il collante dei partiti euroscettici è il riferimento a un’Europa “tedesca”. Come mostrerebbe il surplus commerciale della Germania nei confronti dei partner dell’area euro. Ma l’avanzo commerciale tedesco è alto solo verso alcuni paesi, come Francia e Austria.
Autore: Francesco Daveri Pagina 15 di 28
È stato Professor of Macroeconomic Practice alla School of Management dell'Università Bocconi, dove insegnava Macroeconomics, Global Scenarios ed è stato direttore del Full-Time MBA. Ha insegnato in varie università come l’Università Cattolica (sede di Piacenza), Parma, Brescia, Monaco e Lugano. Ha svolto attività di consulenza presso il Ministero dell’Economia, la World Bank, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo. Le sue ricerche si sono concentrate sulla relazione tra le riforme economiche, l’adozione delle nuove tecnologie e l’andamento della produttività aziendale e settoriale in Italia, Europa e Stati Uniti. Ha collaborato con il Corriere della Sera e ha fatto parte del comitato di redazione de lavoce.info, di cui è stato Managing editor dal 2014 al 2020. Scomparso il 29 dicembre 2021.
Nei 23 casi di svalutazione dal 2000 in poi l’inflazione ha ridotto entro due anni i guadagni di competitività indotti dal deprezzamento della valuta. La relazione tra svalutazione e inflazione non è fissa, ma dipende dalla capacità di un paese di tenere l’inflazione sotto controllo.
L’Istat ci comunica che la lunga recessione è finita. C’è poco da festeggiare. In sei anni il Pil è sceso del 9 per cento e i disoccupati sono raddoppiati. Servono subito misure incisive di aiuto all’economia, da mesi dimenticata dalla politica.
Arrivano dati negativi sull’export italiano. Se anche le imprese globali arrancano, diventa difficile capire da dove arriverà il segno più. Anche sull’estero pesa l’assenza di misure più incisive di aiuto all’economia, da mesi dimenticata dalla politica.
Il rischio deflazione incombe sul mondo, in particolare su Europa e Italia. Non è la grande depressione degli anni Trenta, anche per la presenza di valvole di sicurezza sociale. Ma il margine sostenibile di intervento dei governi è molto più risicato, per l’elevato peso della spesa pubblica.
Dopo una serie di aumenti iniziata in primavera, la fiducia delle famiglie e delle imprese italiane è di nuovo in calo. È un campanello d’allarme da considerare con attenzione perché potrebbe minare una ripresa ancora fragile. Fibrillazioni politiche e la necessità di un Governo in grado di agire.
L’Iva è aumentata dal 21 al 22 per cento. Quale sarà il conto per le famiglie italiane? Per non perdersi nel balletto di cifre che subito è partito, meglio fare i calcoli con i dati ufficiali Istat. Il risultato finale è molto inferiore a quanto indicato da alcune associazioni dei consumatori.
Nella nota di aggiornamento del Def la crescita dell’economia italiana prevista per il 2014-2017 è in ciascun anno superiore di mezzo punto percentuale a quella indicata dal Fondo monetario. Ma basterà questo per convincere gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico?
Sulla possibile ripresa dell’economia italiana è in atto una sorta di balletto delle cifre. Ma l’alternarsi di notizie e analisi contrastanti da parte delle istituzioni preposte alla formulazione delle previsioni contribuisce a rafforzare l’opinione molto diffusa che dei dati non ci si può fidare