Le quote di genere, dove applicate, sono state efficaci nell’aumentare la partecipazione delle donne nei board delle società quotate, ma spesso l’impatto positivo si ferma ai board, senza generare effetti “a cascata”.
Autore: Francesco Devicienti
È professore ordinario e direttore del dipartimento di Scienze Economico-Sociali e Matematico-Statistico dell’Università degli Studi di Torino, dove insegna economia e politica del lavoro. Fellow del Collegio Carlo Alberto, ricercatore senior presso il LABORatorio Revelli – Centro di Studi sul Lavoro, Fellow dell’IZA, consulente per la Banca Mondiale, l’Institute for Social and Economic Research (Essex, UK), per la Commissione di Indagine sulla Povertà e Esclusione Sociale, per l’ISFOL e NERA. Si occupa principalmente di struttura e disuguaglianze dei salari, contrattazione collettiva, dinamiche nel mercato del lavoro, povertà ed esclusione sociale, ed analisi micro-econometrica di dati longitudinali di fonte amministrativa. Ha conseguito un Ph.D. in Economics presso l’Università di Essex.
Il modello italiano di contrattazione centralizzata dei salari fatica ad adattarsi alle diverse esigenze di una popolazione di imprese alquanto eterogenea. Lo dimostrano due recenti studi empirici. Il salario minimo potrebbe dare maggiore flessibilità.
È un’illusione pensare che il salario minimo risolva il problema dei redditi da lavoro bassi. Andrebbe invece ripensato il sistema di contrattazione collettiva per adeguare le regole sui minimi retributivi alla dinamica della produttività delle imprese.
Le statistiche rivelano che il lavoro part-time è meno produttivo ed è pagato di più: per questo le aziende spesso non lo concedono. Ma è uno strumento fondamentale di conciliazione vita-lavoro. Occorre perciò che lo stato lo agevoli con alcune misure.
In trent’anni le disuguaglianze nei salari giornalieri sono aumentate meno nel nostro paese rispetto alla Germania. Ma la situazione è ben diversa per le retribuzioni annuali. Bisogna dare più spazio alla contrattazione decentrata e alle deroghe ai Ccnl.
Le donne manager sono più sensibili alle esigenze dei lavoratori? Sì, secondo uno studio che analizza l’uso del part time nelle aziende a guida femminile. Quello involontario si riduce, mentre chi richiede il part time lo ottiene più facilmente.