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Autore: Francesco Vella Pagina 12 di 16

vella Francesco Vella insegna Diritto Commerciale e Diritto Bancario all’Università di Bologna. Nella sua attività di ricerca ha prodotto quattro manuali (tutti editi dal Mulino), quattro monografie e numerose pubblicazioni in volumi collettanei e riviste in materia bancaria, finanziaria e societaria. Ha ricoperto e ricopre incarichi in organismi di controllo e di amministrazione, come amministratore indipendente, in società quotate. E’ tra i soci fondatori dell’Associazione Disiano Preite. È membro della redazione della voce.info.

FINANZA

PARTITO DEMOCRATICO

Il programma del Pd al punto 9 lancia lo slogan “concorrenza produce crescita” e dice che bisogna ridurre i costi dei servizi bancari, aumentare la trasparenza e la semplificazione dei contratti, la diffusione di strumenti di pagamento elettronici, le opportunità di finanziamento di famiglie e imprese “attraverso l’introduzione di forme di autoregolamentazione del settore e intese tra governo, associazioni di rappresentanza e parti interessate”.
Al punto 8 del programma si parla invece  di “imprese più forti per competere meglio”. Oltre alla opportuna revisione del diritto societario per eliminare le differenze di regolamentazione tra società quotate e società aperte e cioè quelle con capitale diffuso che non accedono ai mercati, si propone una disciplina stringente dei rapporti con parti correlate. È, questa, come da tempo denunciato anche dalle Autorità di vigilanza, una delle note dolenti del funzionamento degli italici sistemi di governo societario, dove i conflitti di interesse e i pericoli di condotte espropriative dei soci di maggioranza a danno degli azionisti di minoranza sono sempre in agguato.
Al punto 8f si chiede “più democrazia economica” e, per favorire la partecipazione dei lavoratori all’impresa, si propone, fra l’altro, di consentire la presenza dei loro rappresentanti nel consiglio di sorveglianza. Si torna (finalmente) alle originarie vocazioni del sistema dualistico, nato proprio per coinvolgere gli stakeholder nel governo societario. È una proposta destinata a suscitare contrasti, anche per la tradizionale ritrosia su questi temi delle parti sociali, compresa una larga fetta di sindacato; ma è sicuramente coraggiosa e forte.

POPOLO DELLA LIBERTÀ

Il Pdl proclama nel punto 2 della seconda missione, “una casa per tutti”, propone una “riduzione del costo dei mutui bancari delle famiglie rendendone conveniente la ristrutturazione da parte delle banche”, ma senza spiegare come, con quali strumenti e soprattutto per quali mutui.
Al punto 4 della prima missione, il Pdl propone di generalizzare il principio della portabilità a tutti i rapporti bancari. È una proposta importante, soprattutto con riferimento ai conti correnti: effettivamente può contribuire, come sostenuto anche dall’Autorità antitrust, ad “agevolare i consumatori e innescare la necessaria pressione competitiva” abbassando gli ostacoli alla mobilità.
Sempre nel punto 4, il Pdl sostiene di voler liberalizzare i servizi privati e pubblici per favorire il rapporto qualità prezzo per i consumatori, e soprattutto di voler liquidare le società pubbliche non essenziali. Impegno nobile. La curiosità, oltre a scoprire chi e come liberalizzare in un paese dove notoriamente tutti lo desiderano, ma fuori dalle mura di casa propria, è di leggere la lista delle società pubbliche pronte a buttarsi nella decrepita categoria degli ”inessenziali”.

PARTITI MINORI

Nei programmi elettorali di altri partiti la finanza non ha molto spazio se non per generiche proposte sui mutui.
La Sinistra Arcobaleno propone di istituire un fondo a sostegno della loro ricontrattazione, ma, e a prescindere dal fatto che l’ultima Finanziaria già prevede un fondo, non specifica attraverso quali modalità dovrebbe operare.
Ancora più fumosa la proposta de La Destra che fa riferimento a un mutuo sociale che consenta l’acquisto della casa senza l’intermediazione delle banche; una sorta, a quanto pare di capire, di finanziamento pubblico per tutte le famiglie che intendono acquistare una casa e nelle quali nessun membro risulti proprietario di immobili. Da sottolineare il fatto che il mutuo sociale sarebbe finanziato con una tassazione straordinaria di banche e assicurazioni.
Per quanto concerne le proposte sulle liberalizzazioni, merita una segnalazione il programma dell’Udc che prevede incentivazioni, anche se non specifica quali, agli enti locali che decidano di uscire dalle società che gestiscono i servizi pubblici locali.
Sul terreno del diritto dell’impresa, segnaliamo, infine, la  proposta dell’Italia dei valori della reintroduzione del reato di falso in bilancio, e cioè il ritorno alla disciplina anteriore alla riforma voluta dal governo di centrodestra che ha sostanzialmente depotenziato le sanzioni per le false comunicazioni sociali.

COMMENTO

Sulla finanza le proposte del Pd sono, a dir la verità, un po’ generiche, ma possono quantomeno essere di buon auspicio: negli ultimi due anni di travagliato governo, il centrosinistra si è effettivamente sforzato di adottare misure per rafforzare la competitività sul mercato dei servizi finanziari e bancari e quindi la speranza è legittima. Il messaggio della trasparenza coniugato con la semplificazione dei contratti, se si tradurrà in provvedimenti concreti, è importante perché l’informazione è utile se i destinatari ne possono usufruire in maniera chiara e semplice: costringere gli intermediari a fornire moduli su moduli che vengono firmati senza essere letti è costoso per loro e poco funzionale per una reale consapevolezza nelle scelte di finanziamento.
Servirebbe, accanto all’informazione, un grande progetto di educazione finanziaria e, perché no, la creazione di strutture di “indipendent face to face counselling”.
Sul terreno delle relazioni industriali si aprono nuove frontiere e soprattutto si mettono a disposizione utili strumenti di governance societaria in grado di aumentare la conoscibilità e il monitoraggio delle imprese nella loro dimensione operativa e finanziaria.
Sui mutui, lo slogan Pdl è molto attraente. C’è da chiedersi, però, perché si debba ristrutturare un mutuo prescindendo dalle sue caratteristiche e soprattutto dalle caratteristiche del prenditore: i destinatari della misura sono solo le famiglie che il Pdl ricomprende nel “piano casa” e cioè non ancora proprietarie, o tutte? Chi si compra la seconda casa, o paga regolarmente, perché dovrebbe usufruire della ristrutturazione? E bisogna ricordare che già sono operativi altri provvedimenti di agevolazione: ad esempio la Finanziaria2008 ha previsto un fondo di solidarietà relativo ai mutui per l’acquisto della prima casa. Fondo che, però, interviene solo a favore di coloro che non riescono a sostenere le rate e possono sospendere il pagamento per non più di due volte e per un periodo complessivo non superiore ai diciotto mesi. Siamo ancora in attesa del regolamento ministeriale di attuazione, ma per i mutui valgono le stesse ragioni di critica nei confronti dei provvedimenti, promossi con grande foga alla fine della passata legislatura, di rimborsi generalizzati (finora inattuali) dei possessori di titoli in default: nei periodi pre-elettorali è molto forte la tentazione di misure populistiche che corrono il rischio di introdurre elementi distorsivi nel funzionamento dei mercati con pratiche generalizzate e onnicomprensive che volendo tutelare tutti, finiscono con il tutelare poco o niente chi ne avrebbe effettivamente bisogno e diritto.
La portabilità proposta dal Pdl del numero dalla propria a un’altra banca è una misura che va attentamente valutata alla luce dei costi che potrebbe avere nella modifica delle infrastrutture informatiche. Da tempo nel nostro ordinamento vigono i principi di analisi di impatto della regolamentazione, per evitare che norme con ottimi propositi comportino svantaggi per il sistema superiori ai loro benefici. Sono principi frequentemente, e in maniera assolutamente bipartisan, dimenticati, ma quello della portabilità del numero è un terreno sul quale muoversi con prudenza: altrimenti, il rischio è che i costi per i correntisti, usciti dalla porta, rientrino dalla finestra.

PDL TRA MUTUI, CONTI CORRENTI E INESSENZIALI

Il programma del Pdl parla di ristrutturazione dei mutui, ma non specifica chi ne siano i destinatari. Il rischio è di introdurre elementi distorsivi nel funzionamento dei mercati con pratiche onnicomprensive che finiscono con il tutelare poco o niente chi ne avrebbe effettivamente bisogno e diritto. Importante il progetto di generalizzare il principio della portabilità a tutti i rapporti bancari, compresi i conti correnti. Vaga invece la proposta di liberalizzare i servizi privati e pubblici e soprattutto di liquidare le società pubbliche non essenziali.

DEMOCRATICI E FINANZA DALL’AMERICA ALL’ITALIA

Nelle primarie americane si discute molto di una soluzione per la crisi dei subprime. Da noi la situazione non è così allarmante, ma è comunque importante valutare le proposte dei programmi elettorali sulla finanza e il diritto delle imprese. Il Pd lancia idee un po’ generiche, ma che possono essere di buon auspicio. Significativo il messaggio della trasparenza coniugato con la semplificazione dei contratti. Soprattutto se fosse accompagnato da un progetto di educazione finanziaria. Si aprono nuove frontiere sul terreno delle relazioni industriali.

LUCI E OMBRE DELL’AZIONE COLLETTIVA

La class action italiana è utile perché abbassa i costi di accesso alla giustizia e attenua le conseguenze sociali derivanti da perdite patrimoniali di masse di piccoli investitori. Per il suo effetto preventivo rappresenta un elemento essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari. Opinabile la legittimazione ad agire riservata alle associazioni dei consumatori, mentre il percorso per arrivare al risarcimento è comunque lungo. Ma l’incognita maggiore è se la nostra giustizia sarà in grado di governare controversie così complesse e difficili.

LE REGOLE E I MERCATI FINANZIARI

PROVVEDIMENTI

Il governo Prodi ha avuto innanzitutto il merito di integrare e correggere alcuni interventi partoriti, in tutta fretta, al termine della passata legislatura. Il riferimento è soprattutto alla legge sul risparmio e alle norme sulla crisi d’impresa. Sono stati interventi correttivi importanti perché hanno cercato di garantire alle nuove regole un efficace funzionamento.
Il governo è stato coerente con gli impegni comunitari dando attuazione alle più importanti direttive, ad esempio quella sulla Mifid, sui prospetti e sull’Opa e addirittura ha presentato un disegno di legge sul credito al consumo che in parte anticipava i contenuti di una direttiva in materia approvata la settimana scorsa.
E, sempre sul terreno della tutela dei consumatori, le misure di liberalizzazione hanno contribuito a incrementare la concorrenza tra gli intermediari e a rendere più trasparenti i rapporti con la clientela.
Con l’ultima Finanziaria è stata poi approvata la nuova disciplina sulla class action ) che dovrebbe consentire un rapido e poco costoso accesso alla giustizia per gli investitori colpiti dai grandi default.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Alcuni effetti già si vedono: ad esempio recentemente la Consob ha emanato il regolamento di attuazione della normativa Mifid che aumenta le informazioni dovute agli investitori e sono già operanti le novità introdotte con le liberalizzazioni sulla estinzione anticipata e la trasferibilità dei mutui. 
La class action, invece, deve ancora essere messa alla prova, e molte rimangono le incognite, soprattutto per l’assenza di adeguate misure di organizzazione, di qualificazione e soprattutto di specializzazione di una giustizia in grado di gestire con efficienza procedure così complesse.

OCCASIONI MANCATE

La più importante è senz’altro il riordino delle Autorità. Rappresentava uno dei punti cardine del programma del centrosinistra e si era tradotto in un ambizioso progetto di legge che semplificava il sistema delle Autorità e cercava di dare coerenza alla vigilanza sui mercati finanziari, concentrando nella Banca d’Italia i controlli di stabilità e nella Consob quelli di trasparenza. Purtroppo, e va detto anche per resistenze interne alla maggioranza che sosteneva il governo, quel progetto si è arenato nel Parlamento.
Analoga sorte ha subito il disegno di legge che rivedeva la disciplina delle banche popolari che ormai da tempo immemorabile aspettano, e chissà quanto continueranno ad aspettare, un intervento legislativo in grado di rimuovere i vincoli regolamentari che rendono la loro governance autoreferenziale e lontana da qualsiasi possibilità di ricambio.

E SULLA BANCA D’ITALIA LA FINANZIARIA PASTICCIA

Nel nobile intento di far vedere che sulla riduzione dei costi e sul contenimento delle retribuzioni nella pubblica amministrazione, non si praticano sconti a nessuno, nella Finanziaria è spuntato dal nulla un nuovo comma che disciplina il finanziamento della Banca d’Italia. Ma la disposizione è in contrasto con le norme comunitarie che prevedono particolari garanzie a tutela della sua indipendenza organizzativa e finanziaria. E corre il rischio di essere un ostacolo che si aggiunge ai tanti che già lastricano la strada della riforma delle Autorità indipendenti.

SE IL FONDO E’ SOVRANO

I fondi sovrani rappresentano ormai un’importante realtà nei mercati finanziari mondiali. La loro opacità può divenire fattore di instabilità e ridurre le capacità di monitoraggio delle autorità pubbliche. Devono essere disciplinati, dunque. Ma ci vogliono istituzioni in grado di applicare regole uniformi e valide per tutti. Come un’autorità di controllo europea, in grado di garantire la vigilanza sul rispetto di norme condivise nell’attività dei fondi e la verifica indipendente sulla effettiva esistenza di condizioni di reciprocità.

LE LOCUSTE, IL CAPITALE E IL LAVORO

Hedge fund e private equity mettono molto spavento, ma in realtà hanno effetti positivi per le società. Non bisogna erigere barriere. Al contrario, i loro interventi vanno incentivati in un sistema che ha bisogno di rinnovate risorse finanziarie. Si tratta di trovare strade che consentano di conoscere, rendere trasparenti e controllare piani e programmi degli investitori. Per esempio, attraverso la presenza di rappresentanti dei lavoratori negli organi di controllo. Le nuove frontiere della finanza impongono nuove scelte sul terreno delle relazioni industriali.

IL GRANDE ASSENTE ALLE PRIMARIE

Nel dibattito intorno alle elezioni primarie del partito democratico è rimasto in ombra l’aspetto principale sul quale l’assemblea costituente dovrà pronunciarsi: lo statuto. E’ invece importante discutere delle regole. Che dovrebbero essere semplici, chiare ed efficaci, soprattutto sulle questioni del codice etico, della struttura organizzativa e della gestione finanziaria. E non solo perché da queste norme potrà dipendere il successo del nuovo partito, ma anche per dare concreti messaggi sulla riforma della politica.

Quelle economie di scala che fanno bene ai mercati

I fondi pensione agiscono normalmente in una prospettiva di lungo periodo. Sono quindi considerati i migliori candidati per l’afflusso di grandi risorse sul mercato con investimenti non puramente legati a logiche speculative. E la proposta di accorpare quelli con più bassi tassi di adesione può avere effetti positivi anche in questo campo. Generando operatori più forti e più ricchi, non solo interessati a utilizzare gli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione, ma in grado di divenire loro stessi fonte di autoregolamentazione.

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