Un disegno di legge “rivoluzionario” dicono i promotori. In realtà , quello sull’università si riduce a una confusa accozzaglia di norme contraddittorie e inapplicabili. I suoi paventati effetti non ci saranno. Il Ddl non apporta alcun contributo alla soluzione dei serissimi e annosi problemi del sistema universitario italiano. Si teme la “soppressione” della figura del ricercatore, ma nel breve periodo potrebbero essere banditi moltissimi nuovi posti per questo ruolo. Mentre i professori ordinari e associati non avrebbero alcun incentivo a optare per il nuovo stato giuridico.
Autore: Franco Donzelli
Il disegno di legge sull’università contiene le disposizioni per il reclutamento dei professori. Ne fissa i “principi e criteri direttivi”. Che però sono incoerenti perché discendono dal tentativo di far convivere due orientamenti antitetici. Da un lato, si vuole ricondurre le procedure a una dimensione nazionale. Dall’altro, sopravvivono prescrizioni che assicurano un ruolo autonomo alle singole università . Determinare il numero massimo di soggetti che possono conseguire idoneità diventa un problema matematico irresolubile. Come dimostra un esempio numerico.