Non sempre l’alternanza scuola-lavoro, istituita nel 2015, rende più facile l’ingresso nel mercato del lavoro dei neodiplomati. Se le opportunità offerte non sono molto interessanti, aumenta la probabilità che le ragazze si iscrivano all’università.
Autore: Giorgio Brunello Pagina 1 di 3
Professore di politica economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova. E’ research fellow di Cesifo (Monaco), IZA (Bonn), ROA (Maastricht), NETSPAR, senior fellow della Luiss School of Political Economy, e socio residente corrispondente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente l’economia del lavoro, dell’istruzione e dell’invecchiamento.
Se non si considerano le indennità di carica, diventare sindaco comporta sostanziali riduzioni nel reddito, che persistono anche dopo il termine del mandato elettorale. D’altra parte, le indennità permettono in media di compensare gli effetti negativi.
In Italia arrivano immigrati con competenze limitate. Il fenomeno ha conseguenze sulle scelte formative degli italiani. Perché con la polarizzazione delle retribuzioni, i lavori intermedi perdono importanza. Così cresce l’abbandono precoce della scuola.
L’alternanza scuola-lavoro è in generale una buona idea. Ma quella prevista dalla Buona scuola funziona? Qualche indicazione si potrebbe ricavare dalla valutazione dei risultati della precedente esperienza introdotta nel 2005. Però mancano i dati.
Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli propone di alzare l’obbligo scolastico a 18 anni. Bisogna ricordare che individui più istruiti formano una società migliore. Ma non è scontato che più anni di istruzione formeranno individui con più competenze.
Le riforme pensionistiche sono la causa dell’alta disoccupazione giovanile in Italia? L’innalzamento dell’età per la pensione ha avuto effetti negativi sull’occupazione giovanile, almeno a livello locale. Il discorso è diverso quando l’economia cresce.
Il livello di istruzione degli immigrati gioca un ruolo cruciale per la loro integrazione perché influenza probabilità di occupazione e redditi. Il divario tra gli studenti italiani e stranieri è spesso dovuto alle diverse condizioni socio-economiche. La risposta delle politiche di lungo periodo.
In matematica i ragazzi dell’Asia Orientale ottengono risultati nettamente migliori rispetto ai coetanei di varie parti del mondo. È un successo esportabile in altri paesi? Introdurre in un contesto diverso metodi validi altrove è sempre difficile. Ma ciò non vuol dire che non si debba provare.
Per poter verificare meriti e demeriti dei vari sistemi di organizzazione didattica, classi di livello comprese, gli studenti dovrebbero essere assegnati in modo casuale all’uno o all’altro. Ma ciò significherebbe ignorare legittime preferenze individuali. Progetti pilota per superare le difficoltà.
I test Invalsi sono un momento imprescindibile nella valutazione dell’istruzione in Italia. Ma uno studio mostra che nelle scuole dove era prevista la presenza di un osservatore esterno il tasso medio di risposte esatte si riduce. Non solo nella classe monitorata, ma in tutta la scuola. Accade in particolare al Sud. Le spiegazioni possono essere diverse, ma in quelle classi è anche meno probabile che molti studenti diano risposte simili, come invece avviene spesso in presenza di comportamenti scorretti. È un effetto di cui tener conto nel valutare i risultati.