Il regolamento edilizio del comune di Milano prevede che tutti gli edifici di oltre cinquant’anni debbano dotarsi di una certificazione di idoneità statica. Costerà ai cittadini milanesi centinaia di milioni. Ma la sua utilità è tutta da dimostrare.
Autore: Giorgio Ragazzi Pagina 1 di 5
Allievo di Francesco Forte, ha lavorato come economista al Fondo Monetario Internazionale, quindi come dirigente nel settore finanziario di una multinazionale. Tra il 1980 ed 1984 è stato direttore esecutivo della Banca Mondiale. Ha quindi insegnato, all’Università di Bergamo, i corsi di Politica economica e Scienza delle finanze e, per due anni, Finanza alla LUIS. Oggi in pensione, svolge attività di consulenza.
Il sistema delle concessioni autostradali ha garantito grandi profitti ai concessionari. Al di là delle controversie legali, una gestione diretta dello stato potrebbe migliorare le cose su manutenzione e investimenti. E i pedaggi potrebbero diminuire.
Autostrade per l’Italia costruirà il passante di Genova ed altri investimenti per un totale di 7,8 miliardi. In cambio il ministero le garantisce la proroga della concessione e un lauto indennizzo di subentro. A pagare il conto saranno le future generazioni.
L’Italia è di gran lunga prima tra i paesi europei per l’incidenza degli incentivi erogati alle rinnovabili in rapporto alla produzione totale di energia. Un primato che costa caro ai consumatori e alle imprese. Ed è frutto di politiche poco coerenti.
La lentezza della giustizia civile ha effetti negativi sulla competitività e sugli investimenti. Soprattutto quando nega i diritti dei piccoli proprietari. Come nel caso di morosità sull’affitto di un negozio. I costi ricadono poi sull’intera comunità. Ecco perché servono procedure semplificate.
I pedaggi dovrebbero servire a coprire i costi degli investimenti e della gestione delle autostrade. Se rimangono invariati anche quando l’arteria è pienamente ammortizzata, siamo di fronte a una imposta sul transito. Che dovrebbe essere votata dal parlamento e non semplicemente decisa dal governo.
Prosegue il balletto delle proroghe delle concessioni autostradali. Lo Stato rinuncia così ai proventi delle gare. Ma non si preoccupa neanche di stabilire l’effettiva utilità delle nuove tratte che giustificano quei prolungamenti. Tanto a pagare sono gli automobilisti, con l’aumento dei pedaggi.
Dopo un lungo braccio di ferro, il rinnovo della concessione per l’Autobrennero è vicino. A vincere sono i politici del Trentino Alto Adige, che si sono sempre opposti alla gara. Ma dar loro ragione costituisce un pessimo precedente. Introiti per lo Stato e razionalizzazione del sistema autostrade.
Una concessione dovrebbe implicare il trasferimento al concessionario di un rischio operativo. In Italia non è mai stato così per le autostrade. Ora il sistema rischia di estendersi alle infrastrutture ferroviarie. Eccesso di investimenti, direttiva Recast e la potente lobby ferroviaria europea.
Lo spreco di incentivi troppo generosi
Di Giorgio Ragazzi e Francesco Ramella
il 23/05/2017
in Commenti e repliche
Una politica folle
Ringraziamo i lettori per i molti commenti al nostro articolo “Primi nelle energie rinnovabili. Ma a che prezzo?”
Uno dei lettori scrive “oggi si potrebbero istallare altri 15 GWp di fotovoltaico senza incentivi”. Forse è ottimista, ma sottolinea quanto folle sia stata la politica di incentivi nel fotovoltaico: se si fosse ridotto il sostegno mentre crollava il costo dei pannelli e si fossero diluiti gli investimenti su alcuni anni avremmo potuto raggiungere la stessa potenza istallata alla metà del costo totale per sussidi. Dà fastidio che in Italia non si identifichi mai il responsabile politico degli sperperi di denaro pubblico.
Rinnovabili ed emissioni
Quanto ai benefici delle rinnovabili: come già indicato in un nostro articolo del 2014, l’incentivo medio per il fotovoltaico in Italia risultava nel 2011 pari a 367,2 euro/MWh equivalente a trentasei volte il valore delle esternalità evitate. Con la stessa cifra sarebbe stato possibile ottenere una riduzione di emissioni di gran lunga superiore a quella ottenuta intervenendo laddove il costo marginale di abbattimento è minimo. Peraltro, a livello planetario la riduzione di emissioni conseguita finora grazie alla incentivazione delle rinnovabili è del tutto irrilevante: la quota di energia prodotta da fonti non fossili è aumentata negli ultimi quindici anni di un solo punto percentuale dal 13 al 14 per cento; quella del solare nel 2015 ha rappresentato meno dello 0,5 per cento del fabbisogno mondiale.