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Autore: Giulio Trigilia

QUANTO TEMPO HA DAVANTI MONTI?

Se si guardano gli spread dei Cds giornalieri, la rischiosità percepita a breve termine sul debito italiano è quadruplicata, salendo molto di più nel breve che nel lungo periodo. E da ottobre il profilo temporale del rischio ha assunto la forma a “gobba”. I mercati incorporano nei prezzi dei Cds una probabilità di default che aumenta per le scadenze tra uno e due anni, ma poi declina progressivamente. Insomma, i mercati finanziari ci dicono che ci vorranno almeno un paio di anni perché le riforme previste dal governo Monti dispieghino appieno i loro effetti. Il Pdl li ascolterà?

SALVARE L’ITALIA PER SALVARE L’EUROPA

L’analisi sugli spread dei Cds dei debiti sovrani europei suggerisce che i mercati non fanno distinzioni sul rischio dei titoli dei diversi paesi europei, che l’Italia sta diventando la principale fonte di contagio e che perciò i titoli di altri stati europei non offrono grandi opportunità di diversificazione. Se la tendenza dovesse continuare e la crisi italiana non trovasse una soluzione, sarebbe compromessa la stabilità finanziaria dell’intera zona dell’euro. Quello che gli italiani sapranno fare per l’Italia, nel bene o nel male, lo faranno anche per l’Europa.

IL TEMPO (NON) È DALLA NOSTRA PARTE

L’Italia non è ancora spacciata. D’altra parte, le attuali difficoltà italiane sono largamente frutto di problematiche interne. E il tempo stringe perché il mercato oggi percepisce elevati rischi di breve periodo. Lo dimostrano i dati sull’andamento dei Cds. E allora l’aggiustamento di bilancio non va realizzato nel 2013 e nel 2014 come prevede la manovra, ma subito. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

L’EUROPA E LA PAURA DEL CONTAGIO

È la paura del contagio ad altri paesi che spinge a rifiutare l’ipotesi di una ristrutturazione del debito della Grecia. Eppure l’evidenza empirica sull’andamento degli spread dei Cds suggerisce che una ristrutturazione ordinata del debito greco ha oggi meno probabilità rispetto al passato di produrre una dirompente fuga dall’Europa. Dunque, il destino degli altri paesi problematici riposa ora più che mai nelle loro mani e nella credibilità delle politiche di risanamento che intendono attuare. Vale naturalmente anche per l’Italia.

Il costo dell’instabilità politica

La fase di conflittualità e di incertezza politica registrata negli ultimi mesi potrebbe avere effetti assai gravi sui delicati equilibri della finanza pubblica. Abbiamo analizzato la relazione tra una misura di conflittualità e la variazione del tasso a lungo termine sui titoli del nostro debito pubblico a dieci anni. Ad esempio, alle polemiche dell’affaire Montecarlo di agosto si associata un aumento del tasso a lungo termine di circa 5 punti base. Che, se dovesse perdurare indefinitamente, potrebbe equivalere a oltre 830 milioni di euro di maggiori oneri di interessi.

ALLA RICERCA DELLA CREDIBILITÀ PERDUTA

Le agenzie di rating sono da tempo sotto accusa. Perché hanno sopravvalutato di proposito titoli di dubbia e spesso scadente qualità. In questi giorni, poi, hanno bocciato il programma di riforme della Grecia ancor prima che fosse reso noto, aggravando la crisi del paese. Tutta colpa del conflitto di interessi che le attanaglia, si sostiene da più parti. In realtà, non svolgono neanche la funzione di stabilizzare il mercato, offrendo informazioni tempestive agli investitori. E di questo dovrebbe tener conto la nuova regolamentazione.

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