Una simulazione sui quattro diversi modi di adesione alla previdenza complementare disponibili per i lavoratori italiani mostra che il risultato ottenuto con i fondi pensione è generalmente superiore a quello conseguibile con il Tfr per tutti gli orizzonti d’investimento. I benefici della previdenza complementare possono però essere pesantemente decurtati, e in taluni casi annullati, dalle commissioni sopportate dai lavoratori. E nella scelta si dovrebbe anche tener conto della disponibilità ad accettare rischi sugli investimenti previdenziali.
Autore: Giuseppe Grande
I lavoratori italiani non sembrano percepire il trattamento fiscale particolarmente favorevole attribuito alla previdenza complementare. I calcoli mostrano che già dopo dieci anni di contribuzione al fondo pensione il valore dell’investimento supera del 14,2 per cento quello ottenibile con una pensione “fai da te” conseguita acquistando titoli. Dopo trenta anni lo scarto è del 23,8 per cento. Il risparmio d’imposta è tanto più alto quanto più elevata è l’aliquota marginale Irpef. L’unico rischio è che in futuro questo regime venga rivisto.