Il divario di genere tra le lauree in economia è superiore a quello nelle materie Stem. Soprattutto tra chi arriva da scuole superiori con poca matematica. Ma neanche la riforma Gelmini, che ne ha potenziato l’insegnamento, ha cambiato le cose, anzi.
Autore: Graziella Bertocchi
Graziella Bertocchi e’ Professore di Economia Politica presso l'Università di Modena e Reggio Emilia e Presidente dell'Istituto Einaudi per l'economia e la finanza. Ha conseguito il Ph.D. in Economia a University of Pennsylvania, è stata Assistant Professor a Brown University e ha ricoperto Visiting Positions a University of Oslo, New York University, Royal Holloway, Universita’ Cattolica di Lovanio, IGIER e Istituto Universitario Europeo. E’ Research Fellow di CEPR e IZA. Ha coordinato il GEV13 per la VQR 2011-14. La sua attivita’ di ricerca verte su temi di macroeconomia, economia delle istituzioni e political economy.
Le donne sembrano essere meno suscettibili degli uomini al contagio da Covid-19. Ma non è vero per quelle che hanno meno di 50 anni. La spiegazione potrebbe essere nei tassi di occupazione, che per le più giovani sono vicini a quelli degli uomini.
La posizione finanziaria delle famiglie di immigrati è molto diversa da quella dei nativi. Il divario è netto sia nell’ammontare di ricchezza sia negli impieghi. Le conseguenze si fanno sentire anche sui mercati finanziari e sul quadro macroeconomico.
In attesa che il ministero precisi come gli esiti della valutazione della qualità della ricerca determineranno i nuovi criteri di assegnazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario alle università, illustriamo i risultati di un confronto tra metodi di valutazione alternativi.
Lo ius soli è (di nuovo) alla ribalta nel dibattito politico. Diverse proposte di legge, con innovazioni simili, sono già state presentate dal l’avvio della nuova legislatura. Come si collocano all’interno del panorama europeo? Quali i possibili pericoli di scelte non condivise?
Approvato definitivamente dal Senato, il pacchetto sulla sicurezza inasprisce le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Si tratta di misure ostili all’inclusione degli immigrati che potrebbero istigare un’ulteriore radicalizzazione verso l’esclusione. In altri paesi d’Europa, invece, il tradizionale criterio dello “jus sanguinis” (chi discende da cittadini di un certo paese è cittadino) è stato contemperato con quello (vigente negli Stati Uniti) dello “jus soli”, secondo cui chi nasce sul territorio nazionale di un certo paese è cittadino.
Da almeno settant’anni il gettito dell’imposta di successione è in costante calo nei paesi Ocse. La tendenza si spiega con la sempre minore concentrazione della ricchezza e la sua diversa composizione, con il crescente ruolo del reddito da lavoro a scapito di quello da proprietà. In Italia il livello delle entrate è particolarmente moderato e stabile nel tempo. Anche per effetto di evasione ed elusione. La richiesta di riduzione si deve al fatto che nel comparto casa la differenza tra la ricchezza dell’elettore mediano e quella media è molto ridotta.
Molte polemiche sulla proposta di diritto di voto agli immigrati. Sarebbe meglio invece rivedere le norme che regolano l’acquisizione della cittadinanza, particolarmente arretrate in Italia, soprattutto per i minori perché basate sull’anacronistico criterio del legame di sangue. E optare decisamente per lo jus soli, ovvero per definire cittadino italiano chiunque nasca nel nostro paese da genitori legalmente residenti.