Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 129 di 188

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

Aspettando la riforma organica delle imposte dirette

Lotta all’evasione

Il programma di governo del centrosinistra, per la parte relativa al fisco, indicava come priorità “la lotta all’evasione, all’elusione e all’erosione”. Coerentemente, è stato attuato, con il decreto di luglio 2006 e con la Finanziaria 2007, un ampio insieme di norme volte, ad esempio, ad ampliare le informazioni messe a disposizione dell’amministrazione finanziaria, a rafforzare la potestà e l’attività di controllo, di accertamento e di sanzione da parte dell’Amministrazione finanziaria, a prevenire o contrastare specifiche attività finalizzate all’evasione fiscale, soprattutto nel campo dell’Iva, a potenziare gli studi di settore. Si tratta di norme tecnicamente complesse, la cui efficacia e proporzionalità, tenendo conto degli oneri di adempimento posti a carico dei contribuenti e di soggetti terzi, non sempre è stata adeguatamente valutata, tanto che in alcuni casi sono stati necessari aggiustamenti e correttivi. I risultati di queste azioni andranno attentamente monitorati.

Il cuneo fiscale per le aziende

L’ipotizzata riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro è stata effettuata, per la componente a carico del datore di lavoro, operando sull’Irap e articolando la misura in modo coerente con gli obiettivi indicati dal programma: incoraggiare l’assunzione di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, favorire l’occupazione nelle zone depresse del paese, sostenere i livelli salariali delle fasce più deboli. L’esclusione di banche, assicurazioni e public utilities ha concentrato l’intervento sulle imprese maggiormente esposte alla concorrenza internazionale, ma ha aperto un contenzioso con la Commissione europea non ancora risolto.

Riforma Irpef

La volontà di ridurre anche la componente del cuneo a carico dei lavoratori ha portato a un intervento di riforma dell’Irpef, che ha interessato il disegno delle aliquote, la trasformazione delle deduzioni per carichi di famiglia e redditi di lavoro in detrazioni, e il ridisegno degli assegni familiari. Si è trattato di un intervento redistributivo, che ha modificato di poco il peso complessivo dell’Irpef, in aggregato.
Nonostante sia molto più numerosa la platea dei contribuenti avvantaggiati dalla riforma rispetto a quelli che pagheranno di più (stando ai dati delle dichiarazioni circa il 5 per cento, con redditi superiori ai 40mila euro), la riforma ha prodotto una diffusa insoddisfazione, che ne ha adombrato i lati positivi. Soprattutto, non ha risolto il problema degli incapienti (ossia di coloro che hanno redditi così bassi da non poter beneficiare delle detrazioni) e non ha aggredito, se non marginalmente, il nodo, sottolineato dal programma “della universalità del diritto a ricevere contributi alle responsabilità familiari, anche se in modo selettivo rispetto al reddito e alle condizioni economiche”. Gli assegni familiari continuano a essere riconosciuti ai soli lavoratori dipendenti, è ancora scarso il coordinamento fra detrazioni fiscali per carichi di famiglia e trasferimenti monetari alle famiglie, non è a regime un’adeguata prova dei mezzi, con riferimento al nucleo familiare. Le questioni più importanti restano pertanto aperte.

Tassazione delle rendite finanziarie

Il programma del centrosinistra prevedeva la riforma della tassazione delle rendite finanziarie e la revisione del prelievo sul reddito di impresa, opportunamente coordinate fra di loro. Entrambi i terreni sono stati oggetto di studio di apposite commissioni ministeriali. La proposta di uniformare le aliquote della tassazione dei redditi finanziari a un livello intermedio fra le attuali aliquote del 12,5 e del 27 percento, promossa dal governo, ha però subito una battuta d’arresto in sede parlamentare, per divergenze anche all’interno della maggioranza, portando a una riformulazione del disegno di legge delega che si occupa ora di rendere il prelievo più omogeneo, sia pure senza, in prima istanza, intervenire sulle aliquote. Le proposte sulla tassazione del reddito di impresa sono al momento ancora in fase di elaborazione. Esse dovrebbero comunque basarsi su quanto è emerso dall’ampio lavoro di consultazione delle categorie interessate effettuato dalla commissione ministeriale, e che ha costituito una importante innovazione di metodo ai fini di impostare ipotesi di riforma.

Tassazione redditi immobiliari

Un altro terreno aperto è quello della tassazione dei redditi immobiliari.
Il programma prevedeva “una rivisitazione complessiva del sistema delle detrazioni fiscali, rivedendo le agevolazioni fiscali a favore del libero mercato e, contemporaneamente, incrementando la detassazione degli affitti a canone concordato” e “un intervento sulla fiscalità della casa che penalizzi lo sfitto, anche ai fini di un vero contrasto al canone nero e di una diversa modulazione dell’Ici”, da attuarsi congiuntamente alla revisione degli estimi catastali.
Queste proposte, originariamente inserite in un ampio piano di intervento per risolvere il problema “casa”, posto anche di recente fra le priorità di governo, non si sono ancora concretizzate in un disegno normativo, se non per quanto riguarda la revisione degli estimi catastali contenuta in un disegno di legge delega presentato dal governo. Permangono invece visioni diverse all’interno della maggioranza, anche in contrasto con gli impegni del programma, come la proposta di portare gli affitti percepiti anche sul libero mercato fuori dall’Irpef, assoggettandoli a un’aliquota del solo 20 per cento e di abolire o ridurre fortemente l’aliquota dell’Ici sulla “prima casa”.

Commento

Nel complesso il governo si è fino ad ora mosso in linea con il programma, ma alcune scelte particolarmente importanti, soprattutto per quanto riguarda il disegno delle imposte dirette, restano ancora da compiere. Il rischio è che la forte crescita delle entrate, in parte imprevista, alimenti, prima ancora di consolidarsi, le più disparate promesse di sgravi fiscali, portando a provvedimenti non sufficientemente meditati. È invece necessario che i margini di intervento che si aprono vengano prioritariamente utilizzati per portare a termine una riforma organica e compiuta, e quindi auspicabilmente più stabile, dell’imposizione diretta.

Il codice delle autonomie non basta

Federalismo fiscale e riforme istituzionali

Il programma di governo del centrosinistra poneva tra i suoi punti qualificanti la introduzione del federalismo fiscale, cioe’ la attuazione dell art. 119 della costituzione, e il completamento delle riforme istituzionali degli anni 90, con la riduzione del numero dei parlamentari e la specializzazione funzionale delle due camere, con la trasformazione del Senato in una camera regionale, o una camera delle regioni. A tutt’oggi si e’ visto pochissimo, nonostante le varie promesse. E se per le riforme istituzionali, correttamente, il programma rimandava ad un rapporto con l’opposizione e a riforme bipartisan, per cui la responsabilita’ puo’ essere condivisa con l’opposizione, non cosi’ per il federalismo fiscale e l’attuazione dell’art.119. Questo e‘ tanto piu’ preoccupante e sorprendente, quanto la manovra di bilancio per il 2007, di successo in merito al controllo dei conti, si e’ largamente basata sull’apporto degli enti locali, a cui sono stati richiesti i maggiori sacrifici.

 

Riorganizzazione dei governi

Il governo ha varato una legge delega sulla riorganizzazione dei rapporti dei governi, con il cosiddetto codice dell’autonomie, e ha iniziato un processo di revisione dei rapporti finanziari tra governi, con la previsione di una legge delega sul federalismo fiscale. La legge delega sull-art.119, promessa piu’ volte dal governo, non ha pero’ mai visto la luce e se ne sono perse le tracce. Per quanto riguarda il codice delle autonomie, un punto qualificante di questo doveva essere rappresentato da una riorganizzazione delle funzioni per livello di governo, allo scopo di semplificare e rendere piu’ efficiente l’azione dei governi locali superando la frammentazione eccessiva che caratterizza gli attuali enti locali. A questo fine una delle previsioni del codice era il blocco dell’introduzione di nuovi livelli di governo finche’ non fosse stata chiara la soluzione definitiva ai problemi di allocazione di funzioni e risorse. Eppure, nuove province sono state introdotte anche con la recente finanziaria, in contrasto con i principi della stessa legge delega e le dichiarazioni dei ministri responsabili.

Federalismo fiscale

La nostra Costituzione prevede esplicitamente un coinvolgimento dei governi locali nella determinazione della manovra finanziaria per l’anno, in particolare per le funzioni sotto il loro diretto controllo. Il coordinamento della finanza pubblica, non a caso, e’ attribuito dalla costituzione vigente, al regime delle funzioni concorrenti tra Stato e Regioni. Sul piano del metodo, questo non e’ avvenuto: ancora una volta gli enti locali sono stati trattati come controparti dello stato, cosi’ come le organizzazioni private, piuttosto che come una parte dello stato. Sul piano del merito, i nuovi patti di stabilita interna, in linea con quello europeo, sono passati da controlli sulla spesa a controlli sui saldi, ma non sono stati rivisti in modo sistematico gli strumenti finanziari offerti a livello locale per svolgere questa funzione, creanda non pochi problemi allo stessa governo.
Questo e’ preoccupante anche alla luce dei fenomeni di soft budget constraint che ancora influenzano i comportamenti locali. I debiti finanziari del Lazio, per una cifra complessiva attorni ai 10 mld di euro, sono stati di fatto ripianati dal governo centrale. Quali meccanismi si prevedono per evitare nel futuro comportamenti simili? Cosa impedisce l’innescarsi di nuovi meccanismi di irresponsabilita’ finanziaria per gli enti locali in futuro?

Riforme istituzionali

Il programma di governo prevedeva la modifica del bicameralismo perfetto e la specializzazione funzionale delle due camere. Si tratta di un punto essenziale per la stabilita’ dei governi futuri: il governo Prodi non avrebbe i problemi che ha se questa operazione fosse gia’ stata fatta in passato. Paradossalmente, centro destra e centro sinistra sono perfettamente d’accordo su questo punto; la riforma costituzionale del centro destra, criticabile su molti altri aspetti, gia’ questo esplicitamente prevedeva. Eppure, nessun percorso e’ iniziato su questo punto. La materia e’ in discussione alla Commissione affari istituzionale e sembra li’ bloccata. Un’azione politica seria da parte del governo su questo fronte e’ interamente mancata. Cosa intende fare il governo in futuro su questo tema?

Giustizia, lo scoglio di una maggioranza risicata

Il programma

Il programma elettorale dell’Unione dedicava ampio spazio alla giustizia preannunciando riforme radicali, con l’obiettivo di intervenire sull’organizzazione della giustizia e di ridurre i tempi dei processi. Dopo i primi 12 mesi, che cosa è stato fatto?

Sospensione riforma Castelli

In una prima fase il ministro Mastella si è dedicato, peraltro con discreto successo, a migliorare le relazioni con la magistratura, piuttosto tese con la precedente maggioranza di centro-destra. È una strategia che si cerca di perseguire anche con gli altri protagonisti del sistema giudiziario: per il prossimo ottobre è annunziata un’assemblea nazionale sulla Giustizia.
In termini di politica legislativa, come promesso nel programma, il governo si è mosso innanzitutto per modificare la riforma dell’ordinamento giudiziario varata dalla precedente maggioranza alla vigilia delle elezioni politiche. Si è così arrivati, nell’ottobre dell’anno scorso, alla sospensione della parti più controverse della riforma Castelli, quelle sulla carriera. Si è dovuto però aspettare marzo 2007 perché il governo presentasse un disegno di legge di riforma alternativo, attualmente in discussione alla commissione Giustizia del Senato.

Riforma per una giustizia più rapida

Negli ultimi mesi, il vigore riformista del governo si è sviluppato anche su altri fronti. Sempre in marzo, è stato approvato un Ddl di riforma del processo civile che rafforza i poteri del giudice e semplifica alcune procedure, il tutto per cercare di migliorare l’efficienza, accorciando i tempi. In aprile, un analogo Ddl è stato varato in campo penale, con misure che vanno dall’allungamento dei termini di prescrizione – che il precedente governo aveva accorciato – a una riforma dei ricorsi per cassazione: anche in questo caso si tratta di misure volte ad accelerare il funzionamento della macchina giudiziaria.
Infine, pochi giorni fa il consiglio dei ministri ha approvato un altro Ddl che istituisce “l’ufficio per il processo” e che rende obbligatorio il processo civile telematico a partire dal 2010. Si tratta di misure che intendono rafforzare l’organizzazione degli uffici giudiziari, anche attraverso l’assunzione di nuovo personale, e che puntano molto sulla diffusione dell’informatica, anche in questo caso per rendere più rapido il processo. L’obiettivo del governo è quello di arrivare, in campo civile, a garantire una durata massima del processo, in tutte le sue fasi, di cinque anni.

Commento

Diversi progetti di riforma sono dunque in cantiere, bisogna però tenere conto del fatto che si tratta di iniziative avanzate in forma di Ddl e che perciò devono essere tutte approvate dal Parlamento, dove il governo non dispone oggi di una solida maggioranza. Quale risultato concreto produrranno perciò è difficile prevedere. Ad esempio, è molto difficile che l’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario non incontri difficoltà e possa perciò essere definitivamente approvata prima del 31 luglio, che è la data limite della sospensione della riforma Castelli. In tal caso si renderebbe necessaria una nuova sospensione, oppure una soluzione attraverso il compromesso con l’opposizione, cosa non facile dati gli orientamenti piuttosto differenti di centrosinistra e centrodestra in tema di giustizia.
In altre parole, le riforme sono sulla carta, ma tempi e contenuti di quanto verrà effettivamente varato sono ancora incerti.

Le molte ombre della politica del lavoro

Lotta al precariato

1. Il programma dell’Unione si propone in primo luogo di combattere il lavoro precario favorendo il lavoro stabile a tempo indeterminato; e indica come passaggio legislativo cruciale per il conseguimento di questo obbiettivo il “superamento” della legge Biagi (Dlgs n. 276/2003), cui si imputa di avere invece favorito il lavoro precario. Su questo terreno, però, la prima misura efficace del governo è consistita in un giro di vite contro l’abuso delle collaborazioni autonome “a progetto” nei call centre, dato mediante l’emanazione della circolare del ministro del Lavoro n. 17/2006, che è essenzialmente fondata su di una applicazione rigorosa di quanto disposto su questa materia dalla stessa legge Biagi.
Non è il caso di riconoscere onestamente che quella legge non ha favorito e non favorisce affatto il lavoro precario e che il dualismo del nostro mercato del lavoro affonda le sue radici nell’assetto istituzionale che il mercato stesso è venuto assumendo molto prima della XIV legislatura, lungo l’arco dell’ultimo quarantennio?
2. La stabilizzazione ope legis di molte decine di migliaia di lavoratori precari nel settore pubblico, che si sta preparando in questi giorni, non accompagnata da alcuna misura volta a rimuovere le cause strutturali di quel dualismo – che nel settore statale è particolarmente marcato per la maggiore rigidità e amovibilità degli addetti – non rischia di rendere ancora più difficile l’accesso al lavoro stabile in questo settore per le generazioni future?

“Amministrazione pubblica di qualità” e “rilancio dell’impiego pubblico”

1. Sul piano della negoziazione collettiva delle condizioni di lavoro nel settore pubblico il primo anno del nuovo governo non è stato particolarmente brillante, né coerente con queste due enunciazioni contenute nel programma elettorale. Come intende il governo assicurare che una parte consistente dell’aumento di spesa preventivato per il rinnovo dei contratti degli statali sia destinato davvero a premiare l’efficienza e la produttività individuali e collettive?
2. Quali iniziative il governo intende adottare per favorire il radicamento della cultura della valutazione e della misurazione dell’efficienza e della produttività nelle amministrazioni pubbliche?
3. Uno dei mali peggiori delle nostre amministrazioni pubbliche consiste nell’obliterazione di fatto delle prerogative della dirigenza: in particolare, del potere di organizzazione e trasferimento del personale e del potere disciplinare (le sanzioni disciplinari sono ridotte a improbabili pene accessorie che scattano soltanto in seguito alle condanne penali). Non è il caso di restituire alle amministrazioni pubbliche la necessaria reattività, sul piano organizzativo ma anche su quello disciplinare, rispetto alle disfunzioni gravissime che vengono denunciate ormai quotidianamente?

3.1. Può considerarsi congruo con questo obbiettivo il riconoscimento del carattere necessariamente “consensuale” del trasferimento del dipendente pubblico, contenuto nel Memorandum firmato da governo e sindacati il 18 gennaio scorso?
3.2. – Può considerarsi congrua l’unica iniziativa adottata dal governo in materia di ripristino della necessaria severità disciplinare nei confronti dei dipendenti, consistente nel ridurre da tre a due anni l’entità della condanna penale del dipendente pubblico cui può conseguire il licenziamento disciplinare? È giusto che un impiegato pubblico conservi il posto anche se condannato (purché a meno di due anni) per reati contro l’amministrazione pubblica?

Sistema delle relazioni sindacali

Nel programma dell’Unione si prevede che siano imprenditori e sindacati a decidere i contenuti della riforma della struttura della contrattazione collettiva e la corrispondente riforma della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro. Senonché da ormai tre anni la trattativa fra le parti sociali su questo terreno è totalmente bloccata. Nel frattempo si è aggravata la crisi del sistema delle relazioni sindacali: è ormai normale che un contratto collettivo nazionale venga rinnovato con mesi o anni di ritardo rispetto alla scadenza, soprattutto (ma non solo) nel settore pubblico e nei vari comparti dei servizi pubblici, anche a causa dell’evidente sovraccarico di funzioni determinatosi sulla contrattazione di livello nazionale. Il governo è intenzionato a svolgere un ruolo propulsivo nei confronti delle parti sociali, come lo fece nel 1992 e nel 1993? Se sì, quali sono le linee essenziali della riforma che intende promuovere? Oppure il governo intende astenersi da qualsiasi iniziativa su questo terreno?

Disciplina dei mercati finanziari, manca il disegno generale

Il programma

Il programma di governo della coalizione di centrosinistra prevede numerosi interventi nel campo della disciplina dei mercati finanziari con l’obiettivo di rafforzare la fiducia dei risparmiatori “nei mercati in cui investono i loro risparmi”. Questi interventi si intrecciano con alcune proposte di modifica del diritto societario nell’ambito di “una politica industriale per far crescere le imprese”.

Riassetto delle Autorità

La proposta più importante è, tuttavia, contenuta nella parte generale del programma dedicata al “valore delle istituzioni repubblicane” e riguarda la riorganizzazione e semplificazione dell’assetto delle Autorità preposte al controllo del sistema finanziario.
Il governo ha presentato in Parlamento un disegno di legge che effettivamente razionalizza le competenze in materia, suddividendole in base alle finalità che le singole Autorità perseguono, e concentrando tutti i poteri di vigilanza sulla stabilità in capo alla Banca d’Italia e sulla trasparenza in capo alla Consob. Tuttavia il progetto, che al momento sembra fermo in Parlamento anche per resistenze interne alla maggioranza, presenta alcuni aspetti critici, ad esempio con riferimento al ruolo del ministero del Tesoro, che dovrebbero essere chiariti.

Regolamentazione operatori

Per quanto riguarda la regolamentazione degli operatori si fanno numerose e specifiche proposte tra le quali:

a) imporre agli amministratori delle società quotate criteri di professionalità
b) limitare i patti di sindacato a questioni proprietarie e non gestionali
c) aumentare la trasparenza nell’offerta dei servizi finanziari
d) imporre una rigorosa separazione societaria, anche nell’ambito dei gruppi bancari, per la fornitura dei vari servizi finanziari non tradizionali
e) vietare agli analisti finanziari di gruppi bancari di offrire un servizio di valutazione sui titoli dai gruppi posseduti
f) vietare per il periodo di un anno al gruppo bancario di vendere all’investitore non professionale azioni di società delle quali ha curato la ristrutturazione o la collocazione di titoli sul mercato
g) definire più rigorosi limiti quantitativi ai finanziamenti delle banche ai propri azionisti
h) quotare la Borsa Italiana
i) ridurre lo scalino normativo tra società quotate e non quotate.

Commento

Di alcune di queste proposte (quella sui sindacati azionari) si è persa traccia, altre (ad esempio l’incremento della trasparenza nei servizi finanziari o i limiti più stringenti al finanziamento di azionisti delle banche) hanno in parte trovato accoglienza in alcuni provvedimenti già approvati (la legge sul risparmio e il successivo decreto correttivo) o in corso di approvazione (le norme di recepimento sulla Mifid).
Quello che comunque e con tutta evidenza, manca, è un disegno generale di riforma della disciplina del mercato finanziario che anche alla luce degli obblighi comunitari, si pensi soltanto al recepimento della direttiva sulle Opa, conduca ad un riordino complessivo di una normativa che corre il rischio di apparire eccessivamente frammentata e al continuo “inseguimento” dell’attualità.
In questo contesto, potrebbe trovare spazio anche una seria e non estemporanea riflessione su tutte le misure necessarie per, sono sempre parole del programma di governo, “incidere sulle forme di chiusura proprietaria come gruppi piramidali, accordi e patti di sindacato”.
Infine, si segnala un altro provvedimento proposto, quello relativo all’introduzione nel nostro ordinamento dell’azione collettiva risarcitoria (la class action) tuttora all’esame del Parlamento.

Sommario 5 giugno 2007

I costi della politica non sono solo e non sono tanto nelle remunerazioni di parlamentari, ministri, sottosegretari e amministratori pubblici, quanto negli scarsi rendimenti della loro attività di legislatori e di governanti. A poco più di un anno dall’insediamento del Governo Prodi, lavoce.info traccia un bilancio di quel (poco) che è stato fatto in materie ritenute prioritarie a Caserta o inserite nel dodecalogo post-crisi. Ecco le schede preparate dai redattori del sito in vista dell’incontro-intervista con il Presidente del Consiglio che si è svolto in un affollato auditorium di Trento l’ultimo giorno del Festival dell’Economia. Le schede sono dedicate a sette temi: innovazione, politica del lavoro, fisco, giustizia, energia e ambiente, mercati finanziari, federalismo fiscale.

Sommario 31 maggio 2007

Le Considerazioni finali che il Governatore della Banca d’Italia legge oggi all’assemblea conterranno prevedibilmente annunci di nuovi passi sulla strada della riforma dell’Istituto e dell’esercizio della vigilanza. All’attivo di questi primi 17 mesi della gestione di Mario Draghi alcuni provvedimenti significativi. Ma per restituire a Bankitalia tutta l’autorevolezza che deve avere rimane ancora molto da fare. Non soltanto da parte del Governatore ma anche da parte della politica.
L’allargamento dell’Unione Europea ha, come paventato alla vigilia, ridotto la produzione normativa delle istituzioni comunitarie. Per restituire capacità decisionale alla UE è necessario un nuovo trattato che superi quello di Nizza. Da riscrivere le regole di voto.
I precetti religiosi condizionano l’agire economico degli islamici e le banche europee devono tenerne conto. Se i risparmi degli immigrati non sempre raggiungono dimensioni appetibili per le grandi banche, l’interesse è oggi puntato sui capitali islamici che stanno abbandonando gli Stati Uniti.

Aggiornamento: Dov’è il valore di Alitalia, di Marco Ponti 

Siamo al festival dell’economia di Trento: il programma de lavoce.info.

Sommario 25 maggio 2007

Come incentivare il lavoro femminile e la maternità al tempo stesso? Speriamo che al convegno sulla famiglia di Firenze se ne discuta.
Tra i saggi del Partito democratico coperta una sola fascia d’età: 50-60 anni. Non è casuale. E’ il frutto del sistema di cooptazione della classe politica. La selezione dovrebbe partire dagli elettori.
Anvur: i nostri dubbi sulla vera funzione dell’agenzia di valutazione della ricerca vengono più che confermati dalla composizione del suo comitato direttivo e dalla vastità dei compiti assegnati.
E’ socialmente desiderabile la linea Tav Torino-Lione? I 16 miliardi di euro previsti vengono investiti bene? Un tentativo di analisi costi-benefici fornisce risultati molto negativi.

Chiara Saraceno commenta le proposte di Boeri e Del Boca sul lavoro femminile.

Manca poco ormai al festival dell’economia di Trento: il programma de lavoce.info.

Sommario 23 maggio 2007

Continua la rissa sull’utilizzo del cosiddetto tesoretto.  Che non c’è: aumentano sia le entrate che le uscite.  Il Ministro dell’Economia accerchiato potrebbe proporre uno scambio: ogni euro preso dal tesoretto comporterà un euro in più di manovra (possibilmente in termini di contenimento della spesa) nel prossimo Dpef.
Gli incentivi all’innovazione partono da mille rivoli pubblici e formano un fiume di denaro che spesso arriva alle imprese sbagliate. Bisogna imporre obiettivi chiari a chi ne beneficia e sottoporli a verifica. L’alfabetizzazione economica dei nostri politici lascia molto a desiderare.  Ostacola la risoluzione dei problemi.  Mentre due sentenze della Consulta hanno di fatto decretato la fine dello spoils system. Ci sarà ancora meno ricambio di dirigenti pubblici.
Corsi e ricorsi: si riaffaccia nel governo Prodi la proposta di abolire l’Ici sulla prima casa. Valgono le stesse considerazioni fatte da lavoce.info quando l’idea fu lanciata da Berlusconi. Costretti a ripeterci.

Manca poco ormai al festival dell’economia di Trento: il programma de lavoce.info.

Chiara Saraceno commenta le proposte di Boeri e Del Boca sul lavoro femminile.

Sommario 15 maggio 2007

Perchè i paesi europei non chiedono le dimissioni del presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz? I francesi hanno conferito a Nicolas Sarkozy un mandato per il cambiamento. Ma quali saranno le sue priorità politiche? E come si ripercuoteranno sull’Europa?
Un bilancio di come il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha utilizzato il decreto Bersani sui taxi: la corporazione dei tassisti si è rafforzata e l’esempio rischia di essere seguito da Milano.
Bisogna conservare o abbandonare la soglia del 30 per cento che fa scattare l’Opa? Una proposta che vuole dare certezza agli investitori e selezionare con un criterio diverso le società a cui si applica l’obbligo.
Vero o falso? lavoce.info verifica alcuni numeri detti nei giorni scorsi in Tv. Al vaglio le affermazioni del ministro Mussi, del senatore Marino e di Michele Santoro.

Andrea Ichino e Alberto Alesina commentano l’intervento di Tito Boeri e Daniela Del Boca sulle pari opportunità. La controreplica degli autori.

Un chiarimento di Carlo Podda segretario della CGIL Funzione Pubblica riguardo al contratto integrativo del MEF. Di questi temi si parlera’ in un incontro al festival dell’economia di Trento.

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