Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 131 di 202

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

A CHI VANNO I SOLDI DEL FONDO PER L’UNIVERSITÀ

Proponiamo la trascrizione dei criteri utilizzati dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e delle Ricerca, per ripartire una quota (destinata a crescere nel tempo) del Fondo ordinario per le università 2009. Il documento è pubblico, ma sino ad ora non è stato divulgato su di un sito accessibile a tutti. Riteniamo che renderlo pubblico sia necessario per promuovere un confronto sull’argomento. Sarebbe utile che il ministero pubblicasse le tabelle riassuntive e di confronto per tutte le università.

IL COMMENTO ALL’ARTICOLO DI UGO TRIVELLATO

La Commissione per la garanzia dell’informazione statistica (CoGIS), in quanto istituzionalmente deputata a svolgere funzioni di vigilanza anche sulla correttezza e sull’accuratezza della diffusione dell’informazione statistica ufficiale, a fronte delle polemiche che stanno sviluppandosi attorno ad essa, è costretta ad evidenziare alcune inesattezze apparse recentemente sulla stampa e riguardanti il livello di disoccupazione presente nel nostro Paese.
L’obiettivo di questo intervento è quello di evitare che l’utilizzatore, a vario titolo, di dati riferiti al mercato del lavoro, nel trarre conclusioni dalle cifre riportate dai giornali, possa essere indotto ad errori di valutazione Al riguardo la Commissione vuole precisare che l’indagine sulle Forze di Lavoro – da cui scaturisce il dato sulla disoccupazione – viene effettuata dall’Istat con cadenza trimestrale, coerentemente con quanto avviene negli altri Paesi europei. Ciò vale in particolare sia per le informazioni rilevate dal questionario somministrato agli intervistati, sia per le modalità di estrazione dei soggetti da sottoporre all’ intervista (la strategia campionaria utilizzata).
A questo proposito e molto sinteticamente – data la complessità del disegno campionario dell’indagine – si sottolinea anche che attualmente la rilevazione, in Italia, riguarda, ogni trimestre, 76mila famiglie su ciascuna delle quali vengono rilevate le informazioni di ogni suo componente per un totale di circa 175mila individui. Relativamente in particolare alle “persone in cerca di occupazione” – termine tecnicamente corretto per designare la disoccupazione in quanto include oltre ai disoccupati anche le persone in cerca di prima occupazione – l’inevitabile errore commesso in ogni indagine  campionaria, cioè l’approssimazione che si introduce calcolando, sulla base di un campione, il dato relativo a tutta la  popolazione italiana, è valutato intorno all’1,5%. Si tratta di un possibile scarto in più o meno di, al più, 30mila “disoccupati” su un valore stimato, per il primo trimestre 2009, di 1,982 milioni.
La Commissione ricorda altresì di avere più volte richiamato l’attenzione degli uffici di statistica sull’esigenza di fornire ampi e dettagliati chiarimenti sui dati comunicati alla stampa, la cui tecnicità può dare luogo ad interpretazioni non coerenti con il significato e la portata dei dati stessi, specie ove riportati in modo parziale.

Commissione per la Garanzia dellÂ’Informazione Statistica, 6 luglio 2009

DUE DOMANDE AL GOVERNO

Una lettura attenta della legge di assestamento del bilancio dello Stato per il 2009 approvata dal Senato e ora al vaglio della Camera, fa sorgere due interrogativi di fondo, su cui sarebbe opportuno avere chiarimenti dall’esecutivo. In che cosa consistono le maggiori spese proposte dalla legge? Che cosa è successo al Fondo Strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale e, dunque, come verranno finanziate le spese della ricostruzione dell’Abruzzo?

INDOVINELLO: UNO E TRINO, ANZI…?

Chi sarà mai l’unico economista italiano a cui Tremonti non dice “silete”, non intima di stare zitti “per igiene”?
Vediamo di arrivarci con indizi successivi.
Primo indizio. E’ uno e doppio. E’ uno, ma doppio è il suo cognome. L’unico commentatore a scrivere in prima pagina su due testate nazionali (Corriere della Sera e Sole 24 Ore) al tempo stesso. 
Secondo indizio. Anzi, è uno e trino perché ripete almeno tre volte i suoi elogi al suo compagno valligiano che di monti ne vanta ben tre.
Terzo indizio. Ecco in effetti alcuni stralci dei suoi interventi sul Corriere della Sera. Il 7 novembre 2008 scriveva: “nella crisi il nostro Paese ha rivelato un Ministro dellÂ’economia, Giulio Tremonti, di impostazione europeista e allÂ’altezza della situazione sia negli Ecofin sia in Italia con l’impronta da lui data ai decreti legge 155 e 157 del 9 e del 13 ottobre”. Il successivo 17 dicembre così descriveva la politica economica del Ministro: “Si tratta di un progetto di politica economica di ampio respiro presentato nitidamente nelle prime pagine del Dpef”. Passavano due settimane e il 30 dicembre voleva chiudere lÂ’anno con un “razionale è stata la scelta del Cipe di sbloccare subito sei miliardi di euro per infrastrutture da selezionare, in un elenco già disponibile, nei prossimi due mesi”.  Bene anche lÂ’inizio del 2009, il 13 gennaio così scriveva “In questa crisi, per ora, il nostro Paese, troppo spesso criticato, si è comportato bene”.  Il 6 febbraio ribadiva “Nel Dpef del luglio scorso vi è un valido programma di legislatura con riforme strutturali”. E così via. Per poi chiudere nel suo ultimo articolo, il 22 giugno: “Il Governo dellÂ’Economia ha adottato misure fino ad ora adeguate e calibrate alle nostre condizioni di finanza pubblica che Giulio Tremonti tiene bene sotto controllo”. Un vero antidoto al disfattismo che pervade gli economisti italiani, insomma.
Quarto e ultimo indizio. Più che uno e trino, è uno e…

Quintio e Orazio

Abbiamo ricevuto 15 risposte esatte e una errata. Forse troppo facile…

SETTE ANNI CON LAVOCE.INFO

Sette anni fa abbiamo inaugurato questo sito. E mai come adesso siamo contenti di averlo costruito. Per almeno tre buone ragioni. Perché l’economia è una scienza più che mai vitale. Perché si agitano nubi nere sull’informazione italiana, soprattutto economica: E perché il futuro de lavoce.info non è nelle mani né del governo, né della pubblicità, ma solo dei lettori. E questa libertà oggi è un dono preziosissimo. Che anche in futuro utilizzeremo per continuare a svolgere la funzione di cane da guardia sull’operato del governo, chiunque sia al potere.

VERO O FALSO? LE RILEVAZIONI ISTAT SECONDO TREMONTI

«Voi avete idea di come si fanno le statistiche dal lato dell’Istat sul metodo Eurostat? Con un campione con mille telefonate. Ti chiamano a casa e ti dicono: ” Sei disoccupato?” …” Vai a quel paese!” … Risposta (registrata dall’Istat, n.d.r.): “MOLTO DISOCCUPATO”».
Il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti all’Assemblea annuale della Confcommercio – 24 giugno 2009.

FS RISPONDONO ALL’ARTICOLO DI BOITANI E SCARPA*

Gentile redazione,

lo scorso 15 maggio il Vostro giornale ha pubblicato un intervento sulle Ferrovie dello Stato firmato dai due professori di economia Andrea Boitani e Carlo Scarpa. Il tono di alcune espressioni lascia francamente perplessi ma è solo questione di forma. E’ sul contenuto che è necessario soffermarsi per evidenziare e rettificare una serie d’inesattezze, talvolta anche rilevanti.
Gli autori parlano di una “campagna di comunicazione” di FS in cui si afferma che “le FS oggi non gravano più sulla collettività”: secondo gli autori tutto questo “grida vendetta”, mentre “i costi gravano sui contribuenti”. Diciamo subito che non si è trattato affatto di una campagna pubblicitaria ma di un’informazione diffusa attraverso comunicati stampa e i media istituzionali di gruppo (FS News, la Web-radio, il magazine Riflessi), come di rito in tutte le società in occasione dell’approvazione del bilancio da parte del Consiglio di Amministrazione. Nessuna campagna pubblicitaria, nessun costo.
Il merito. Confermiamo e ribadiamo: con il ritorno al pareggio, FS non pesa più sui bilanci dello Stato come è stato invece in passato a causa delle pesanti perdite di esercizio. Difficile disconoscere i meriti di una società pubblica con i bilanci in attivo grazie alla gestione industriale.
Ricordiamo che solo due anni fa, nel 2006, il Gruppo FS chiudeva i conti con una perdita di oltre due miliardi, i libri contabili di Trenitalia erano in procinto di finire in tribunale. Questo Paese sa quanto pesi il fallimento di una grande azienda nazionale. Non vale la pena di ricordare le esperienze recenti e più antiche, italiane o straniere. Oggi, dopo una cura molto pesante ma priva di traumi sociali, il Gruppo FS è di nuovo in attivo e si è mostrato capace di essere efficiente, fare utili, competere all’estero, guadagnarsi il primato di ferrovia più sicura nel mondo. E’ ingannevole evidenziare questa realtà?
Gli autori sostengono che il risultato si debba ai “contributi pubblici che FS tuttora riceve copiosi”. Non è così. Intanto non di “contributi” si tratta. I 3 miliardi cui si fa riferimento nell’articolo sono per oltre due terzi “corrispettivi”, cioè pagamenti a fronte dei servizi resi da Trenitalia. Lo stesso importo sarebbe stato corrisposto a qualsiasi altro operatore privato, nazionale o straniero, che li avesse prestati al posto di FS.  Sappiano però, i due professori (lo abbiamo comunicato numerose volte, quindi i lettori già ne sono a conoscenza), che i pagamenti che Stato e Regioni versano al Gruppo FS sono di gran lunga inferiori a quanto ricevono le maggiori imprese ferroviarie in Europa. Come riferisce, fra l’altro, una recentissima analisi pubblicata dall’autorevole Studio Ambrosetti.
Poco meno di un terzo si riferisce all’attività prestata da RFI per il mantenimento in efficienza della rete, a vantaggio di tutti gli operatori ferroviari che la usano.
Il bilancio è tornato in attivo grazie all’aumento di oltre il 16% dei ricavi operativi (rispetto al 2006) e, soprattutto, all’azione esercitata sui costi, tagliando gli sprechi e riorganizzando i processi produttivi.
I due professori affermano: chi assicura il contribuente “che il nostro operatore ferroviario operi ai minimi costi possibili” ? Approfondendo un po’ lÂ’indagine e facendo un benchmark europeo (ma non solo), si rileverebbe che FS presenta costi in linea (su certe voci, anche inferiori) con quelli dei nostri maggiori competitor, SCNF (lÂ’operatore francese) e DB (quello tedesco). Quanto poi allÂ’affermazione “FS si sente libera di fare quello che vuole, e nessuno le dice nulla” rassicuriamo i lettori: il CdA viene nominato dal Ministero dellÂ’Economia, ogni decisione importante del management viene condivisa con questo e con il Ministero delle Infrastrutture; una società di revisione certifica ed un collegio sindacale controlla. Per Legge, come si sa, le riunioni del CdA vedono la partecipazione di un magistrato della Corte del Conti, delegato al controllo sulla gestione finanziaria di FS, e le Autorità per la Regolamentazione del Mercato e quella di Vigilanza sui Contratti, come si può facilmente rilevare dai giornali, sono altrettanto attente allÂ’attività dellÂ’azienda.
I due professori definiscono poi le FS “uno staterello nello Stato”. Bizzarra perifrasi per definire una Società per Azioni, con diritti e doveri stabiliti dal codice civile.
Da anni FS – contrariamente a quanto scritto – non riceve conferimenti di capitale ma soltanto contributi in conto impianti per investimenti che lÂ’azionista ritiene indispensabili per lo sviluppo della rete infrastrutturale, così come di altre reti come quella stradale, e come avviene anche allÂ’estero. Quando gli autori dicono che “il costo dellÂ’Alta Velocità è interamente a carico dello Stato”, parlano di un asset, i binari, sui quali, come è noto a tutti, dal 2011 si svilupperà la concorrenza di altre imprese ferroviarie che pagheranno lo stesso pedaggio di Trenitalia. Naturalmente il costo relativo al servizio è invece interamente a carico di Trenitalia e, com’è altrettanto noto, non è a carico dello Stato neppure per un centesimo di Euro. EÂ’ quantomeno curioso non averne trattato nellÂ’articolo.
In un altro passo dellÂ’articolo si accusa “la maggioranza dei parlamentari italiani” di aver garantito a FS “un bel prolungamento dei contratti di servizio regionali”, ed FS di aver “convinto un manipolo di parlamentari italiani di proporre una deroga alle norme che prevedono lÂ’affidamento tramite gara” dei servizi regionali. Se ne conclude che FS “rimarrà di fatto un monopolista per il traffico passeggeri (e anche nelle merci non c’è gran concorrenza)”. I due professori si riferiscono alle novità introdotte da un comma del Decreto Incentivi. Precisiamo intanto che la durata minima dei contratti è di sei e non di dodici anni, come ricordavano in modo errato. E riguardo al trasporto ferroviario regionale, né si chiedono né spiegano perché le gare promosse fino ad oggi dalle Regioni siano andate deserte, e Trenitalia sia rimasta di fatto, lÂ’unico grande operatore (naturalmente ferme restando le altre 22 società ferroviarie regionali). Valeva la pena farsi questa semplice domanda: non sarà forse perché il mercato nasce soltanto laddove ci siano le condizioni per aver un ritorno dagli investimenti ed in presenza di regole certe ed esigibili? A qualunque imprenditore la risposta. Certo viene da domandarsi, alla luce di tali considerazioni, quale sia il giudizio dei due professori sulle Regioni che hanno già firmato in nuovi contratti di servizio trovandoli, al contrario, assai vantaggiosi in termini di nuovi investimenti in treni e in conseguente qualità del servizio. Però sarebbe un inutile esercizio speculativo, noi ci limitiamo a dire che le novità introdotte dal Decreto Incentivi sono ispirate a quanto richiesto dalla Corte dei Conti lo scorso anno nella sua Relazione (“..richiedere certezza e rispetto degli impegni nei rapporti tra Stato e Gruppo FS, soprattutto quanto a entità, tempi, modalità e garanzie di erogazione dei trasferimenti contrattualmente dovuti, cui è inevitabile si provveda con puntualità e senza deroghe non concordate”, ndr Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di Ferrovie dello Stato S.p.A. per gli esercizi 2005-2006). Grazie a queste novità le Regioni continueranno – al contrario di quanto denunciato dagli autori – ad essere libere di indire gare ma finalmente avranno la ragionevole speranza di vedervi anche partecipare qualcun altro oltre le FS. Perché adesso tutte le imprese, private e pubbliche, nazionali ed estere che siano, avranno un quadro certo e sufficientemente stabile su cui incentrare il proprio rischio imprenditoriale e, come recita il Decreto, effettuare unÂ’ “efficace pianificazione del servizio, degli investimenti e del personale”. Lo testimonia la stipula dei recenti contratti e gli accordi con alcune regioni, cui stanno per seguirne altre.
Le FS sostengono il processo di liberalizzazione, perché laddove c’è l’interesse del mercato significa che c’è la possibilità del ritorno dagli investimenti e l’opportunità di far profitti. Le FS oggi puntano anche a questo, a tutto vantaggio dell’azienda, che è patrimonio del Paese, e di un servizio sempre migliore ai clienti.
Per le merci, poi, quello italiano è addirittura uno dei mercati ferroviari più liberalizzati in Europa. Laddove il mercato è in grado di esprimere profitti, cioè in Val Padana e su alcuni valichi, operatori privati e imprese estere detengono già oggi oltre il 30%. Stupisce un po’ non leggere una riga su questo aspetto e sul fatto che sotto la Val Padana, proprio per l’assenza di profittabilità, non esiste nessuna azienda a capitale privato di trasporto ferroviario merci.
In un altro passaggio i due professori accusano FS di prendere “per i fondelli la gente” perché “sbandiera i suoi biglietti low cost”, dopo aver fatto “esplodere i prezzi anche degli Eurostar”. Non capiamo bene a cosa i due professori si riferiscano: d’altra parte i prezzi dei servizi a mercato sono rimasti congelati dal 2001 al 2007, e hanno conosciuto un adeguamento solo negli ultimi due anni pur restando ancora molto al di sotto della media europea. Ci domandiamo: come potrebbero essere definiti le centinaia di migliaia di posti offerti a 33 euro per viaggiare tra Roma e Milano in 3 ore e mezza e di 35 euro tra Napoli e Milano? Non ci pare ingannevole definirlo un servizio “low cost”. Da quando è stata lanciata l’Alta Velocità i viaggiatori del segmento di gamma alta sono aumentati del 40%. Sono dati che rispondono da soli sull’apprezzamento dei nostri clienti.
L’articolo si chiude con una considerazione: “Care FS non avete davanti alcune regole chiare, …un sistema politico degno di questo nome e quindi fate quello che volete”. Quanto alle regole è quello che da tempo stiamo insistentemente chiedendo, anche pubblicamente. Sulle valutazioni dei due professori in merito alla  dignità sistema politico ovviamente non entriamo nel merito. Quanto al “fate quello che volete” è opportuno dire questo: FS vuole fortemente corrispondere alle attese dell’azionista e dei clienti, e i recenti innegabili risultati positivi vanno esattamente in questa direzione. Si tratta di successi, come quello dell’Alta velocità, riconosciuti anche a livello internazionale, e che hanno visto l’impegno di tutti i ferrovieri ma anche delle imprese italiane coinvolte.
Risalta il fatto che nellÂ’articolo di tutto questo non ci sia traccia.
Lasciamo comunque che siano i nostri legali ad intraprendere ogni azione a tutela dellÂ’immagine del Gruppo FS.

Vive cordialità

* Federico Fabretti
(Direttore Centrale Relazioni con i Media di Ferrovie dello Stato

BERLUSCONI: “CASSA INTEGRAZIONE PER TUTTI!”

Oggi non c’è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C’è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto“. Silvio Berlusconi a Porta a Porta (04/06/09).
Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento“. Mario Draghi all’Assemblea della Banca d’Italia, Considerazioni finali (29/05/09).
Questa è un’informazione di Draghi che non corrisponde alle cose che emergono dalla nostra conoscenza della realtà italiana”. Silvio Berlusconi, Radio anch’io (05/06/09).

UN ANNO DI GOVERNO BERLUSCONI – PARTE II

Proseguiamo il bilancio dei 12 mesi del governo in carica con una seconda serie di schede, ciascuna delle quali dedicata a una materia. Quali sono stati i provvedimenti dell’esecutivo? Quali i loro effetti nel tempo? E le occasioni mancate?

POLITICHE PER LE FAMIGLIE, di Daniela Del Boca
FEDERALISMO, di M. Flavia Ambrosanio e Massimo Bordignon
FISCO, di Silvia Giannini e Mari Cecilia Guerra
INFORMAZIONE, di Michele Polo
INFRASTRUTTURE, di Andrea Boitani
LAVORO, di Pietro Garibaldi
SANITA, di Nerina Dirindin e Gilberto Turati
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, di Carlo Dell’Aringa

UN ANNO DI GOVERNO BERLUSCONI – PARTE I

Come già abbiamo fatto per l’esecutivo guidato da Prodi, tracciamo un bilancio di quanto ha fatto o non ha fatto il Governo Berlusconi nel suo primo anno di vita. Una prima serie di schede, ciascuna dedicata a un tema, cercando di mettere in luce, in forma sintetica, i provvedimenti, i loro effetti nel tempo e le occasioni mancate. Nei prossimi giorni nuove schede per fornire un panorama quanto più completo su tutte le materie dell’azione di governo.

PENSIONI, di Agar Brugiavini
PRIVATIZZAZIONI, di Carlo Scarpa
SCUOLA, di Daniele Checchi e Tullio Jappelli
UNIVERSITÀ, di Daniele Checchi e Tullio Jappelli
MERCATI FINANZIARI, di Marco Onado
GIUSTIZIA, di Carlo Guarnieri
IMMIGRAZIONE, di Maurizio Ambrosini
EDILIZIA ABITATIVA, di Raffaele Lungarella

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