Una giustizia civile più efficiente vale circa 18 miliardi l’anno e un aumento dell’occupazione del 3 per cento. Nell’attesa di una riforma strutturale si potrebbe far tesoro di due progetti pilota basati sull’adesione volontaria a modelli di mediazione.
Autore: Leonardo D'Urso
E' esperto scientifico del Working Group on Mediation dell’European Commission for the Efficency of Justce (CEPEJ) del Consiglio d'Europa, Adjunct Professor allo Straus Institute for Dispute Resolution della Pepperdine University (Malibù-California, USA), mediatore professionista di controversie civili e commerciali e co-fondatore di ADR Center. E’ stato esperto della Banca Mondiale, della Inter-American Development Bank e della Commissione Europea e consulente di diversi progetti nel settore volti allo sviluppo del ricorso alla mediazione e agli strumenti di Alternative Dispute Resolution (ADR) in Azerbaijan, Serbia, Afghanistan, Turchia, Moldavia, Nigeria, Barbados, nei Paesi MEDA e nell’Unione Europea. E’ autore e co-autore di diversi studi, articoli e volumi in tema di negoziazione e mediazione tra cui: “The impact of CEPEJ guidelines on civil, family, penal and administrative mediation” (CEPEJ – Council of Europe, May 2018), “Achieving a Balanced Relationship between Mediation and Judicial Proceedings” (European Parliament, Directorate General for Internal Policies, 2016); “Rebooting the Mediation Directive: Assessing the Limited Impact of Its Implementation and Proposing Measures to Increase the Number of Mediations in the EU” (European Parliament, Directorate General for Internal Policies, 2014); “Manuale del Mediatore Professionista" (Giuffrè 2010) e "Il Ruolo dell’Avvocato in Mediazione" (Giuffrè 2011). Laureato in Economia, ha conseguito nel ’95 il Master in Business Administration (MBA) presso Thunderbird – The School of Global Management (Phoenix, Arizona – USA).
Per raggiungere l’obiettivo della diminuzione del 20 per cento del contenzioso civile occorre rafforzare gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Ma servono anche penalizzazioni monetarie per chi perde la causa. Soprattutto se ha fatto ricorso alla resistenza temeraria.
La gestione di una causa civile costa allo Stato circa 500 euro contro un incasso dell’8,7 per cento delle spese sostenute pari a una media di 43 euro. È per questo che il ricorso alla giustizia civile si è trasformato spesso in un abuso e ha causato l’ingolfamento dei tribunali, sommersi ogni anno da oltre 5 milioni di nuove procedure. E, di conseguenza, l’insostenibile lunghezza dei processi civili in Italia. Per risolvere la situazione basterebbe introdurre la certezza assoluta, all’inizio del processo, che chi perde, e non la collettività, paga il conto. E forse al ministero servirebbe un manager.
La fonte di tutti i mali della giustizia civile è il numero abnorme di processi, dovuto ad alcune distorsioni del sistema, prevalentemente economiche. Ma il ricorso a soluzioni volte a far lavorare più velocemente i tribunali e i giudici non risolve il problema. Anzi rischia di avere effetti paradossali, come dimostra il caso dei procedimenti di risarcimento danni alla circolazione in Campania. Occorre invece spezzare i criteri economici che rendono sempre conveniente iniziare una causa. Ecco dieci proposte per migliorare l’efficienza della giustizia civile.