La riforma agraria del 1950 è la più imponente ridistribuzione di ricchezza della storia italiana. Creò anche un esteso sistema clientelare, rafforzando il consenso elettorale per la Democrazia cristiana. I risultati di uno studio sui comuni interessati.
Autore: Lorenzo Casaburi
Professore associato (con incarico) presso il Dipartimento di Economia dell'Università di Zurigo. La sua principale linea di ricerca si concentra sui mercati agricoli nell'Africa sub-sahariana, con particolare attenzione alla struttura del mercato, alle intuizioni comportamentali e alla finanza agricola. Lavora anche sulla capacità dello Stato, con particolare attenzione all'applicazione delle tasse e alle politiche di ridistribuzione. Per la sua ricerca ha ricevuto finanziamenti dal Consiglio europeo della ricerca (ERC Starting Grant), dalla Fondazione nazionale svizzera (Eccellenza Grant), da USAID e DFID, tra gli altri. Ha conseguito una laurea triennale presso l'Università di Bologna e un dottorato in economia ad Harvard. Prima di entrare a Zurigo, è stato postdoc al SIEPR di Stanford. È un Research Fellow presso il CEPR e un Research Affiliate presso BREAD, IGC, IPA e J-PAL.
La globalizzazione genera vincitori e vinti, non solo tra i lavoratori, ma anche tra le imprese di uno stesso settore. Quali sono le caratteristiche di quelle che scelgono la delocalizzazione? Sono più grandi e più produttive. Forse perché i costi fissi dell’offshoring sono alti. Oppure è l’esposizione a una dimensione internazionale della produzione che tende a migliorare i risultati aziendali in virtù di un processo di learning by offshoring, che risulta maggiore nel caso di attività orizzontali. Anche perché non tutte le modalità di delocalizzazione sono uguali.