Il miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica degli immobili è certo un obiettivo da perseguire. A rendere il Superbonus una misura dagli effetti perversi per efficienza ed equità è la sua entità e l’assenza di vincoli.
Autore: Luca Gandullia
È professore di scienza delle finanze all’Università di Genova (Dipartimento di Scienze Politiche), dove insegna economia pubblica, finanza regionale e locale ed economia del settore non profit. E’ stato tax economist presso l’OCSE. Ha collaborato e collabora con numerose istituzioni pubbliche e centri di ricerca.
Nell’emergenza coronavirus gli italiani hanno risposto con generosità, moltiplicando le donazioni, specie in campo sanitario e assistenziale. A scapito, però, di alcuni ambiti più tradizionali del terzo settore, come la cooperazione internazionale.
In alcuni casi i contributi al Fondo di solidarietà comunale finiscono per minare la capacità delle amministrazioni locali di fornire servizi ai propri cittadini. Queste situazioni paradossali si possono evitare con un leggero aggravio per lo stato centrale.
La Finanziaria 2006 introduce in via sperimentale la possibilità per il contribuente di scegliere di destinare il 5 per mille del gettito Irpef al sostegno del volontariato, al finanziamento della ricerca o ad attività sociali svolte dal suo comune di residenza. E’ un provvedimento atipico di spesa pubblica. Si tratta dell’ennesimo intervento nel campo del non profit, senza però un disegno coerente. E niente garantisce che alle maggiori risorse così ottenute non corrisponda una diminuzione di quelle stanziate dal bilancio dello Stato per questi scopi.
Oggi il sistema tributario italiano, a parità di condizioni, incentiva a investire in capitale fisico anziché in ricerca e sviluppo. Anche con le agevolazioni proposte dal Governo, la convenienza a effettuare tali investimenti rimarrebbe inferiore rispetto ad altri paesi. I benefici dovrebbero comunque essere riservati ai soli nuovi investimenti. Sarebbero così più efficaci e avrebbero un costo inferiore per lerario. Dovrebbero poi essere affiancati da una misura specifica di carattere permanente.
Destinare una piccola quota dell’Iva a finalità sociali. Lo prevede un articolo del maxi-decreto legato alla Finanziaria. Presentato come una de tax, il provvedimento è invece lontano da quel modello. Infatti è interamente a carico dello Stato senza alcun contributo dell’impresa privata. È un “10 per mille” che produrrà un gettito contenuto. E poco democratico perché una piccola cerchia di grandi consumatori potrebbe decidere la destinazione dell’intera somma a disposizione, mentre il costo ricade sull’intera comunità.