Il mega-piano d’investimenti di Juncker per il momento vale 2 miliardi invece dei 300 annunciati. Ma con operazioni di ingegneria finanziaria e ipotizzando effetti leva irrealistici, il presidente della Commissione europea sostiene che riuscirà a mobilizzare 315 miliardi.
Guardando a fondo gli stress test delle banche dell’Eurozona, emergono molti interrogativi. E se applichiamo il metodo della Federal reserve nei test alle banche degli Stati Uniti, ci accorgiamo che sei grandi istituti europei (non italiani) avrebbero seri problemi a superare il test americano. In un Dossier sono raccolti gli interventi sul tema pubblicati da lavoce.info.
Con il 20 per cento del mercato dell’alta velocità, i treni Italo -della privata Ntv-e in parte quelli tedeschi operanti in Italia, sono riusciti a intaccare il monopolio delle Ferrovie dello Stato. Che -al contempo competitor e gestore della rete- hanno messo qualche bastone tra le ruote ma si sono misurate anche su prezzi e qualità. Vantaggi della concorrenza.
Lo Statuto dei lavoratori spaventa le piccole imprese italiane? Il dubbio è legittimo perché molte tendono a rimanere sotto i 15 dipendenti, soglia di applicazione delle norme più vincolanti. Un freno alla crescita delle aziende, del paese, dell’occupazione.
Come scoraggiare la complicità tra venditore (di beni o servizi) e compratore che evadono le tasse con il pagamento in nero? Teoricamente la ricetta sembra semplice: tassare il ritiro di contante allo sportello bancario. In pratica, si riduce la libertà dei cittadini.
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Autore: punto Pagina 8 di 36
Come indicano le stime preliminari del Pil del terzo trimestre 2014, l’Italia piomba per la terza volta in pochi anni in recessione. Ma la novità è che questa volta a crescere meno della media sono anche Germania, Austria e Olanda.
Cina e Stati Uniti, i più grandi consumatori di energia e fra i principali responsabili di gas clima-alteranti del pianeta, si accordano per la riduzione delle emissioni di gas-serra. Seguono l’analoga decisione dell’Unione Europea nell’ambito del “pacchetto 2030”. Forse si può sperare in un accordo globale sul clima a Parigi nel 2015.
La buona scuola proposta dal Governo trascura i problemi della secondaria superiore dove oltre il 30 per cento degli studenti non arriva al diploma.
Uno dei danni collaterali di questa Grande crisi: siamo al livello più basso di nascite nella storia dell’Italia unita. Potrà servire all’aumento demografico il bonus bebè da 80 euro? Non in maniera incisiva, soprattutto se non dovesse durare nel tempo.
Continuano a crescere gli investimenti dei paesi emergenti all’estero. E in Europa c’è il timore fondato che le loro multinazionali siano predatrici di tecnologie e know-how senza benefici per noi. In realtà -come mostra uno studio- ci possono essere vantaggi per tutti.
Un commento di Petya Garalova e Carlo Milani all’intervento di Carlo Cottarelli, Federico Giammusso e Carmine Porello “Politica di bilancio ostaggio della stima del Pil potenziale”
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La legge di Stabilità è molto ottimistica nelle stime di recupero dell’evasione fiscale: circa quattro miliardi solo per 2015. Una raccolta di articoli pubblicati su queste pagine analizza un fenomeno molto radicato in Italia e suggerisce alcuni strumenti di contrasto.
Dominate da politici locali senza scrupoli, le fondazioni bancarie stanno nuovamente ostacolando gli aumenti di capitale degli istituti richiesti dalla vigilanza europea. Il premier Renzi, che vuole combattere i poteri forti, chieda agli esponenti Pd nelle fondazioni di impegnarsi per farle uscire dal capitale delle banche.
Continua il confronto sul metodo con cui la Commissione europea stima il Pil potenziale dell’Italia e degli altri paesi. Tutt’altro che una disputa accademica: si tratta dell’indicatore che Bruxelles usa per valutare le politiche di bilancio nazionali.
Sono realistiche le entrate previste dalla lotta all’evasione fiscale nella legge di Stabilità? Lavoce.info ne scrive da sempre, analizzando questa iattura tanto radicata in Italia e suggerendo strumenti di contrasto. Abbiamo raccolto numerosi articoli sul tema in un nuovo Dossier. Con un taglio di 4 miliardi del gettito Irap previsto dalla manovra economica, le regioni vedono ridursi la loro principale entrata tributaria. E anche i margini di autonomia fiscale che hanno utilizzato articolando aliquote e deduzioni spesso con finalità di politica industriale locale.
Cosa dicono i dati sull’accesso al credito a seconda del tipo di contratto di lavoro? Un dipendente a tempo indeterminato ottiene più facilmente di uno a tempo determinato un mutuo per la casa o un finanziamento al consumo, ma il costo del prestito, se erogato, non è molto diverso tra le due categorie.
Perché lo Stato incentiva i genitori ad avere più figli? Da un punto di vista strettamente economico per tenere in piedi il sistema previdenziale e assicurarsi la capacità contributiva dei futuri adulti. Una buona politica, allora, non è tanto l’elargizione estemporanea di “bonus bebè”.
Le polizze Rc-auto sono più care al Sud, dove gli incidenti sono più frequenti. Le differenze tariffarie territoriali sono comprensibili per il primo anno di assicurazione. Ma nel corso del tempo perché un napoletano che guida con abilità e prudenza ed evita incidenti deve pagare più di un valdostano?
Un nuovo ingresso in redazione: Alessandra Casarico, che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso alcuni suoi interventi. Ad Alessandra, che ci darà un contributo originale e di alto livello soprattutto sui temi della discriminazione e delle politiche per la famiglia, più in generale della finanza pubblica, un caloroso benvenuto.
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“La manovra dimezzata”: aggiornamento dell’articolo “Le sorprese della manovra” alla luce del negoziato del Governo con la Commissione europea.
Al vertice di Ferrovie si confrontano due concezioni molto diverse di privatizzazione e liberalizzazione. Da una parte quella che vuole mettere sul mercato azionario quote minoritarie del gruppo al fine di produrre cassa per il Tesoro ma perpetuando (forse peggiorandolo) lo status quo. Dall’altra chi pensa a privatizzazioni capaci di produrre concorrenza e far crescere nuovi operatori e mercati. È per questo che il presidente Marcello Messori ha rimesso le deleghe?
Imbottite di titoli del debito pubblico -soprattutto del nostro paese- le banche Italiane risultano nell’Eurozona le più invischiate nel circolo vizioso istituti di credito-debito sovrano. Lo dicono gli stress test della Bce. Che però sono stati particolarmente severi nel valutare il nostro sistema in un possibile “scenario avverso”.
Continua il confronto su come determinare il prodotto potenziale, indicatore che l’Europa usa per valutare le politiche di bilancio nazionali. Due economisti della Commissione europea ricordano che si tratta di un metodo condiviso che garantisce pari trattamento a tutti i paesi dell’Unione.
Giusto o sbagliato tagliare le ferie dei magistrati da 45 a 30 giorni? La risposta non è scontata come sembra. Perché la loro funzione comporta flessibilità del tempo libero ma anche del lavoro extra. E le nuove norme rischiano di portare altre complicazioni nell’organizzazione dei tribunali.
Come un fiume carsico, torna alla luce l’estenuante confronto politico sulla riforma elettorale. Rimane il pericolo di soluzioni pasticciate con espedienti di corto respiro per guadagnare nell’immediato. Bene invece guardare ai sistemi collaudati in altri paesi.
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Gli stress test della Bce hanno indicato alcune nostre banche come le peggiori europee in termini di capitalizzazione. Banca d’Italia ha alimentato il sospetto che il metodo di valutazione abbia sfavorito gli istituti italiani. Bene che chiarisca cosa andava fatto e perché non è stato fatto nell’ambito di procedure concordate. Se non altro per dare credibilità ai test di Francoforte, non certo per riabilitare Montepaschi e Carige, vittime anzitutto delle fondazioni che le controllano.
“Le sorprese della manovra” con i numeri della legge di Stabilità in versione aggiornata dopo le ultime correzioni apportate con lo scambio di lettere tra Katainen e Padoan.
È diffusa l’idea che il bonus da 80 euro non si traduca in consumi. In realtà manca una seria analisi sulla destinazione di quel denaro. Vediamo come potrebbe essere fatta. L’Istat ha i dati per compiere queste analisi. Altrimenti li renda disponibili a chi vuole svolgere queste indagini. Perché se l’effetto si confermasse minuscolo, l’intera manovra, anche se finanziata in parte in disavanzo, può avere effetti recessivi a causa dei tagli di spesa. E quanto può stimolare l’economia (consumi, domanda aggregata e occupazione) il Tfr in busta paga? Se tra il 4 e il 16 per cento dei dipendenti del settore privato deciderà di spenderlo, il Pil potrà aumentare tra lo 0,05 e lo 0,22 per cento. Ma a chi conviene e a chi no la scelta di prendere “pochi, maledetti e subito” i soldi accantonati? Ecco delle simulazioni sulla base di diverse tipologie di lavoratori per verificare cosa gliene viene in tasca nell’immediato e a fine carriera se decidono o meno per il Tfr in busta paga.
I nuovi obiettivi su clima ed energia per il 2030 approvati dal Consiglio europeo prevedono target non molto ambiziosi. La ricerca di un voto unanime ha prodotto un compromesso al ribasso in cui sono prevalsi gli interessi nazionali sulla necessità di un’azione decisa di contrasto al riscaldamento globale.
Altissimo il numero degli studenti italiani che abbandonano l’università o che arrivano alla laurea con grande ritardo. Perché il successo accademico dipende non solo dalle capacità cognitive delle persone ma anche molto da motivazione, pazienza, determinazione. E il nostro sistema accademico non dà sostegno.
Renzo Costi e Francesco Vella replicano all’intervento di Salvatore Bragantini “Chi investe nelle Pmi se l’Opa è ‘à la carte’?”
Un commento di Guido Fabiani, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio, all’articolo “I sussidi alle imprese: troppi e fuori controllo” di Roberto Perotti e Filippo Teoldi
Finalmente abbiamo un testo e i numeri della legge di Stabilità. Rispetto alle variopinte slides renziane, parecchie sorprese. A partire dal disavanzo aggiuntivo, appena sopra 7 miliardi anziché 11 miliardi. La decontribuzione per i nuovi assunti, poi, ci sarà soltanto per il 2015. Altra sorpresa: le entrate arrivano a 10 miliardi grazie alla previsione di 2,5 miliardi in arrivo dalla tassazione del Tfr in busta paga. Infine, i comuni, a differenza di Regioni e Province, hanno un saldo solo leggermente negativo con lo sblocco di 3,3 miliardi del Patto di stabilità interno.
Meglio investire sui nidi per l’infanzia -che sono frequentati solo dal 17 per cento dei bambini- piuttosto che distribuire sussidi come il bonus bebè. Per molti buoni motivi. Spiegati in un nuovo Dossier sul tema.
Demandare allo statuto delle piccole-medie imprese quotate la fissazione delle soglie dell’Opa obbligatoria -come stabilito nel decreto “Competitività”- ha varie controindicazioni. Prima fra tutte: ve li immaginate gli investitori stranieri che setacciano gli statuti per capire dove conviene investire?
Va nella direzione giusta il decreto sulla giustizia civile che vuole diffondere forme alternative di risoluzione delle controversie come mediazione e arbitrato. Improbabili, però, gli effetti positivi nell’alleggerire i tribunali perché mancano incentivi e stimoli a ricorrere a questi istituti.
Stiamo per fare enormi regali alle concessionarie autostradali con le proroghe fino a oltre il 2043 previste dal decreto “Sblocca Italia” su cui si chiede il voto di fiducia. Nella pressoché totale indifferenza di opinione pubblica e Parlamento. Sarebbe il caso di fare una seria analisi costi-benefici e di sentire il parere degli utenti.
La politica industriale targata Lazio
Di punto
il 27/10/2014
in Commenti e repliche
Gentili Roberto Perotti e Filippo Teoldi, intervengo in risposta al vostro articolo del 18/9/2014 “I sussidi alle imprese: troppi, e fuori controllo”, scusandomi innanzitutto per il ritardo, con l’intento di portare un mio personale e schematico contributo all’approfondimento della questione sia in termini generali che specifici:
Una considerazione finale. Nel vostro intervento ironizzate su una mia dichiarazione troppo entusiasta chiedendovi “come è possibile sorprendersi per il successo di un bando che regala soldi pubblici?”. Nella preparazione e nella gestione dei bandi che abbiamo presentato negli ultimi mesi, ci sono stati molta fatica, molto impegno e molta competenza delle strutture. Ma c’è stato soprattutto molto ascolto dei soggetti potenzialmente interessati, perché siamo convinti di dover dare il massimo di attenzione alle condizioni strutturali di difficoltà che vivono oggi le aziende, per sostenerle ad affrontare i necessari cambiamenti. Abbiamo privilegiato gli interventi sussidiari al mercato e riservato il “fondo perduto” alle iniziative più rischiose o ai soggetti più deboli, in linea con le raccomandazioni europee (“from grants to loans”), evitando logiche puramente assistenziali. So bene che ricevere le richieste dalle imprese è una cosa, e che erogare effettivamente le risorse pubbliche è tutt’altro. Se solo in un’ora dall’attivazione del bando arriva una richiesta pari al doppio delle disponibilità vuol dire che si è almeno centrata un’esigenza e si sono previste modalità di accesso semplici: abbastanza per dichiararmi soddisfatto del lavoro svolto, ma perfettamente consapevole che il percorso non è affatto compiuto. E’ sull’intero processo e sulla sua efficacia in termini di risultati che dobbiamo riflettere per migliorare la capacità di dare risposte alle reali esigenze di cambiamento del sistema produttivo. Noi stiamo provando, probabilmente con limiti ed errori, ad avviare con risorse limitate una politica industriale che superi l’idea dell’utilizzo dei fondi come generici ammortizzatori sociali, e quindi con bandi a maglie larghe, per inserirli, invece, in un contesto di interventi utili a una riorganizzazione del sistema Lazio, sollecitando tutte le risorse presenti e cercando di incentivare i settori trainanti che possano intercettare anche le aree internazionali più dinamiche. Altri, nel passato, hanno utilizzato i fondi disponibili con logiche diverse, a volte con risultati di cui le cronache ci hanno anche raccontato. Con le opportune distinzioni, senza personalismi e facili polemiche giornalistiche, ci dichiariamo pronti a discutere e confrontarci con senso di responsabilità sul nostro operato.
Guido Fabiani – assessore allo Sviluppo economico Regione Lazio