Dove sono finiti i soldi dei bail-out della Grecia nel 2010 e 2012? Tsipras ha in parte ragione quando sostiene che sono andati alle banche – francesi, tedesche e greche – e non al popolo. Il vero problema è che l’Europa non ha voluto accollarsi il salvataggio attraverso il bilancio “federale”.
Autore: Luigi Zingales
È Robert C. McCormack professor of Entrepreneurship and Finance presso la University of Chicago Booth School of Business. Ha ottenuto un Ph.D. in Economics al Mit nel 1992. Ha collaborato con l'ONU in tema di microfinanza ed ha diretto la American Finance Association. Nel 2003 ha vinto il premio Bernácer per il miglior giovane economista europeo. E' stato fino al 2015 consigliere di Eni
Il piano Paulson non funziona. Serve dunque un programma alternativo, che dirotti il denaro pubblico dal sostegno diretto di Wall Street o del cittadino comune a un pacchetto di investimenti in grado di rimettere in moto l’economia. Basato su una idea: permettere una ristrutturazione efficiente dei debiti. Lo Stato dovrebbe limitarsi a definire un quadro normativo che consenta alle famiglie di rinegoziare i mutui sulle case che hanno perso oltre il 20 per cento del loro valore. E alle banche insolventi di chiedere una speciale forma di bancarotta.
Se per procedure simili a quelle del Chapter 11 non c’è più tempo, si possono però utilizzare altre strategie per fermare la crisi, senza per forza ricorrere a un salvataggio statale generalizzato a spese dei contribuenti. Ad esempio, una parziale cancellazione del debito oppure lo scambio debiti-azioni. Le decisioni di questi giorni non sono importanti solo per le prospettive dell’economia americana nel prossimo futuro, determinano anche il tipo di capitalismo nel quale vivremo per i prossimi cinquanta anni. E’ il momento di salvare il capitalismo dai capitalisti.
La relazione Covip documenta come circa 900mila lavoratori abbiamo espressamente deciso di destinare almeno parte del Tfr ai fondi pensione nel semestre in cui erano chiamati a farlo. Con un tasso di adesione di circa il 21 per cento. Ma il dato deludente si è trasformato in un successo nella presentazione del presidente, quando sono apparsi nuovi numeri, volti artatamente a portare il tasso di adesione assai vicino alla soglia del 40 per cento. Che tutti ci auguriamo sia raggiunta quanto prima. Ma i potenziali aderenti devono poter contare su di un’Autorità di vigilanza efficiente e non subalterna né a chi deve essere vigilato, né al potere politico.
Il mondo della finanza si basa sulla fiducia e si presta quindi ad abusi difficilmente identificabili da qualsiasi controllo esterno, se perpetrati con la connivenza dei dipendenti chiave. Fedeli alla dirigenza dellimpresa non solo per un malinteso senso di lealtà, ma anche perché parlare significa compromettere la carriera futura. La soluzione è premiare chi denuncia episodi di criminalità economica, con un compenso proporzionato allentità della frode.
In tutto il mondo, grandi gruppi industriali possiedono giornali e televisioni. Così come in molte nazioni lo Stato ha la proprietà di almeno un canale televisivo. Lanomalia italiana sta nel fatto che è di proprietà pubblica il 50 per cento delle televisioni, mentre la quota di media in mano allindustria è decisamente superiore a quanto avviene negli altri paesi. Molto più alto della media è anche il livello di concentrazione del mercato pubblicitario.
Sono i capitalisti che hanno più da perdere dallespandersi del libero mercato. Per questo esercitano la loro influenza per impedire ladozione di regole e leggi che ne permettano lo sviluppo corretto e per ottenere sussidi e protezioni dai Governi. Contrastare gli interessi costituiti, Salvare il capitalismo dai capitalisti, significa perciò rafforzare la consapevolezza che il mercato è il mezzo migliore per promuovere la crescita e ridurre la povertà.