Non sempre l’alternanza scuola-lavoro, istituita nel 2015, rende più facile l’ingresso nel mercato del lavoro dei neodiplomati. Se le opportunità offerte non sono molto interessanti, aumenta la probabilità che le ragazze si iscrivano all’università.
Autore: Martino Bernardi
Martino Bernardi è ricercatore presso la Fondazione Agnelli. Ha ottenuto il dottorato in Economia presso l'Università di Torino. Si occupa di Economia dell'Istruzione ed i principali interessi di ricerca riguardano la dispersione scolastica, l’orientamento, i divari di genere e la valutazione d’impatto di progetti e politiche educative. Coordina le analisi del progetto eduscopio.it.
La didattica a distanza sembra essersi limitata a trasferire sulle piattaforme le lezioni che si sarebbero svolte in classe. Si è così persa un’occasione di vera innovazione nell’insegnamento. Nonostante tutto, però, alcuni segnali positivi ci sono.
È vero che per i neodiplomati tecnici e professionali il sistema di sgravi contributivi del Jobs act ha ampliato la quota di contratti a tempo indeterminato. Ma lo ha fatto a scapito dell’apprendistato e non di altre forme di lavoro più precario.