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Autore: Marzio Galeotti Pagina 7 di 16

galeotti Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.

Si fa presto a dire “meno carbonio”

Decarbonizzare è una delle parole chiave per ridurre le emissioni che alterano il clima. I dati mostrano però che si tratta di un processo molto lento. Risultati migliori si sono avuti nel campo dell’efficienza energetica. L’efficacia di un eventuale accordo a Parigi si misurerà sui due fronti.

Grandi speranze sul clima

Dal 30 novembre all’11 dicembre a Parigi si discuterà di clima. Le speranze sono molte, ma la possibilità di un accordo dipende dalla soluzione della dicotomia tra responsabilità storiche ed emissioni attuali. La Conferenza segnerà al massimo l’inizio di un processo lungo e ancora irto di difficoltà.

Memoria corta sul prezzo del petrolio

Davvero il prezzo del petrolio subisce variazioni preoccupanti? Negli ultimi tre mesi l’oscillazione non ha mai raggiunto l’8 per cento. Si tratta di una crisi di nervosismo del mercato, non di un fenomeno collegato a fatti specifici. Lezioni dal confronto con situazioni critiche del passato.

Obama e l’inquinamento: bravo ma non esageriamo

Il Clean Power Plan annunciato da Obama a inizio agosto è stato presentato come innovativo e molto ambizioso. In realtà c’è più retorica che sostanza. Perché segue l’onda di cambiamenti strutturali già in corso. Buoni comunque molti contenuti in vista della conferenza sul clima di Parigi.

Il peso del G7 nel negoziato sul clima

Al G7 i paesi più sviluppati si sono impegnati a ridurre le emissioni del 40-70 per cento entro il 2050 rispetto al 2010. Ma ora la grande sfida fino al summit sul clima di dicembre riguarda la capacità di far coesistere il negoziato multilaterale con una serie di importanti accordi bilaterali.

L’Italia centra l’obiettivo di Kyoto

L’allegato IV al Def 2015 rivela che il nostro paese ha quasi centrato l’obiettivo del Protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas a effetto serra. E le proiezioni dicono che ancora meglio faremo con il target fissato dall’Unione Europea per il 2020. Purché però si adottino le misure necessarie.

Stop alla CO2, purché non sia passeggero

Nel 2014 le emissioni mondiali di anidride carbonica non sono aumentate. È una buona notizia. Ma la riduzione va analizzata bene, per capire se si tratta di una promettente modifica strutturale o di una semplice variazione congiunturale. Le prospettive per il summit di Parigi.      

Cina e Usa fulminati dal clima sulla via di Pechino

A sorpresa è arrivata l’intesa Usa-Cina sulla riduzione delle emissioni, con il gigante asiatico che per la prima volta accetta il principio di limitare le proprie. Crescono così le possibilità di un vero accordo globale sul clima. Ma alle parole devono seguire i fatti, soprattutto a Occidente.

Sul clima l’Europa rinuncia alle grandi ambizioni

Il Consiglio europeo ha approvato i nuovi obiettivi su clima ed energia per il 2030. Potevano essere sicuramente più ambiziosi. In due casi gli obblighi sono solo comunitari e non nazionali. La necessità di un voto unanime ha prodotto un compromesso dettato dagli interessi dei singoli Stati.

Il prezzo del petrolio e il califfo contrabbandiere

Il prezzo del petrolio cala nonostante i vari focolai di crisi in Medio Oriente. L’Isis, per ora, non ha interesse a distruggere gli impianti perché ottiene finanziamenti importanti dal contrabbando di greggio. E la domanda è debole, mentre il Nord America si avvia verso l’autosufficienza.

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