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Autore: Massimo Baldini

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Professore di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia "Marco Biagi" dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Membro del Capp, Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche, dello stesso dipartimento, del comitato scientifico della Fondazione Gorrieri e del comitato editoriale di Politica Economica - Journal of Economic Policy. Fa parte della redazione de lavoce.info.

Chi beneficia dei tagli alle tasse

La differenza tra la proposta Fini e quella Tremonti di riduzione dell’Irpef è solo di immagine. Entrambe le ipotesi infatti hanno effetti regressivi sulla distribuzione del reddito, e favoriscono in modo spiccato soprattutto chi guadagna più di 50mila euro. I redditi bassi, che già oggi non pagano l’imposta, sarebbero comunque esclusi da qualsiasi beneficio. Anche per le famiglie i risparmi maggiori si concentrano nel 10 per cento più ricco. Senza contare che le perdite di gettito sarebbero molto superiori alle cifre indicate finora.

Un’inflazione per ricchi. E una per poveri

Ancora su inflazione reale e percepita. Cercando di calcolare tassi differenziati per verificare se l’aumento del costo della vita ha colpito alcune famiglie più di altre, modificando così la distribuzione del reddito. Il tasso di inflazione incide in misura leggermente superiore sulle famiglie più ricche, ma le differenze sono piuttosto contenute. E se basata sui prezzi dei beni che pesano maggiormente nei rispettivi panieri, l’impressione di rincari generalizzati consistenti vale per le classi di reddito più alte come per le più basse.

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