I più ampi poteri decisionali attribuiti ai dirigenti scolastici si giustificano purché sia prevista una seria e reale valutazione dei risultati prodotti dalla loro attività di direzione rispetto a obiettivi predeterminati e a criteri misurabili e comparabili. Ma sul punto la delega è vaga.
Autore: Massimo Pallini
E' Professore associato in Diritto del lavoro e delle relazioni industriali presso l'Università Statale di Milano. Nato a Roma nel 1966, nel 1989 ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza"; nel 1993 ha conseguito il diploma di "Specialista in Diritto Sindacale, del Lavoro e della Previdenza Sociale"; nel 1997 ha completato il Dottorato di Ricerca in Diritto del Lavoro e Relazioni industriali presso l'Università degli studi di Bologna. Dal 1993 è iscritto all'albo degli avvocati dell'Ordine di Roma e esercita la professione forense.
L’Unione Europea è assolutamente contraria agli interventi volti al mantenimento dell’occupazione, equiparandoli sostanzialmente agli aiuti al funzionamento delle imprese. Ma non pone limitazioni di sorta agli aiuti economici e all’offerta di servizi per i lavoratori espulsi o temporaneamente sospesi dal lavoro, in quanto aiuti alla persona. L’ordinamento italiano dovrebbe quindi andare in questa direzione, per ragioni di equità sociale e di efficacia degli ammortizzatori sociali. Ma anche per conformarsi ai dettami del diritto comunitario.
I contratti a tempo determinato rispondono a esigenze organizzative e funzionali reali delle imprese e hanno contribuito a un effettivo aumento delloccupazione. Hanno però scaricato tutti i costi della flessibilità e della precarietà su una minoranza di lavoratori “al margine”, per lo più giovani. Tali differenze vanno eliminate. Ripensando contemporaneamente il contratto a tempo indeterminato. I periodi di prova potrebbero allungarsi e essere disciplinati liberamente dai contratti collettivi. E si dovrebbe prevedere una indennità economica di licenziamento.
Alcuni dei rischi paventati dagli oppositori alla direttiva sono reali. Però, negli emendamenti proposti il principio del paese di origine è depotenziato radicalmente, privandolo di qualsiasi capacità di liberalizzazione dei mercati nazionali dei servizi. Mentre l’accordo tra popolari e socialisti europei addirittura lo cancella, sostituendolo con una nuova formulazione che si presta a due letture opposte. L’effettiva portata di una direttiva di tale rilevanza sarebbe alla fine affidata alla incensurabile interpretazione della Corte di giustizia.
Perché calano le assunzioni
Di Marco Leonardi e Massimo Pallini
il 19/04/2013
in Commenti e repliche, Lavoro, Rubriche
I dati mostrano un calo di assunzioni con contratti parasubordinati dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero. Ma ne evidenziano anche l’aumento nel semestre precedente. E uno degli obiettivi era rendere più difficile il ricorso al lavoro precario. Il peso dell’incertezza sulle sorti della legge.
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