PROVVEDIMENTI
Una volta vinte le elezioni e insediato al ministero degli Interni Roberto Maroni, esponente di quella Lega Nord che da sempre ha fatto del contrasto allimmigrazione un cavallo di battaglia, il governo Berlusconi si è messo allopera: con un linguaggio in cui ricorre il binomio immigrazione (clandestina) – insicurezza dei cittadini, e con una serie di interventi volti a comunicare allopinione pubblica lidea di un sostanziale inasprimento dellatteggiamento nei confronti degli stranieri immigrati.
Uno dei primi atti del nuovo governo, di notevole impatto simbolico, è aver definito emergenza la questione rom nelle aree metropolitane, con conseguente nomina dei prefetti a commissari, utilizzando le disposizioni legislative sulle grandi calamità naturali. Il loro primo compito è stato quello di procedere allidentificazione degli abitanti, e in particolare dei minori, degli insediamenti autorizzati e spontanei, anche mediante il prelievo delle impronte digitali. Di fatto, i prelievi delle impronte sono stati pochissimi. Mentre sono proseguiti i consueti sgomberi di alcuni insediamenti abusivi, e gli altrettanto consueti riallestimenti a poca distanza.
La seconda iniziativa è lintroduzione dellaggravante di clandestinità, in caso di condanna penale, insieme alla definizione dellimmigrazione irregolare come reato, peraltro punibile, dopo una lunga negoziazione politica, soltanto con unammenda.
Va poi ricordato laccordo con la Libia di Gheddafi, fino a poco prima considerato un fiancheggiatore del terrorismo internazionale. Il governo ha annesso grande importanza alla collaborazione della Libia nella sorveglianza della frontiera marittima più calda, quella del canale di Sicilia, anche mediante linternamento di migranti e rifugiati in campi di detenzione sottratti al controllo internazionale.
Arriviamo così al cosiddetto pacchetto sicurezza, che sta per concludere liter parlamentare. Anche in questo caso, è la Lega Nord a dettare la linea governativa sullargomento, nonostante qualche distinguo fra i parlamentari del Pdl. Dovrebbe alla fine cadere la possibilità di denuncia da parte del personale medico per gli immigrati irregolari che ricorrono alle cure delle strutture pubbliche, mentre sembra destinata a essere reintrodotta, insieme alle ronde di privati cittadini, la possibilità di trattenimento fino a 18 mesi nei centri di permanenza temporanea, ribattezzati Cie, centri di identificazione ed espulsione. In questi giorni si discute anche di un altro aspetto, da tempo segnalato da alcuni giuristi: lobbligo di esibire il permesso di soggiorno per laccesso ai servizi sociali e agli atti dello stato civile (modifica dellarticolo 6 Tu immigrazione) preclude allirregolare laccesso anche ai servizi essenziali, come la scuola, contraddicendo altre norme del Testo unico sull’immigrazione, nonché le convenzioni internazionali in materia di protezione del minore. E il combinato disposto del reato di immigrazione clandestina e degli articoli 361 e 362 del codice penale (obbligo di denuncia da parte di tutti i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio) renderà comunque impossibile laccesso a qualsiasi servizio, persino i trasporti, ove lirregolare possa entrare in contatto con un pubblico ufficiale.
Una serie di norme della legislazione vigente (la legge quadro del 1998, già modificata con la cosiddetta Bossi-Fini) sono dunque emendate a senso unico, penalizzante per gli immigrati, senza nessun cambiamento nel segno dellintegrazione. Un esempio emblematico è il cosiddetto permesso di soggiorno a punti: punti che gli immigrati possono solo perdere, mai guadagnare, per quanto bene si possano comportare.
EFFETTI
Gli sbarchi sulle nostre coste sono proseguiti, arrivando a quota 30mila alla fine del 2008, con un notevole incremento rispetto agli scorsi anni. La deterrenza attraverso la cattiveria, per citare il ministro Maroni, non sembra aver sortito i risultati attesi. Il governo è stato altresì costretto a fare marcia indietro sulla trasformazione del centro di accoglienza di Lampedusa in centro di identificazione ed espulsione.
Le espulsioni realizzate sono state poco più di 6mila (fine ottobre 2008), e non potrebbero essere molte di più. In tutta Italia, i posti nei centri di identificazione ed espulsione sono meno di 1.200. Linsistenza sui diciotto mesi di trattenimento è fuorviante: non si farebbe altro che intasare, con pochi malcapitati, i pochi posti disponibili. Con lultimo decreto flussi sono state presentate domande per 740mila immigrati, normalmente già di fatto presenti e occupati in Italia. Il tasso di espulsione si aggira quindi, ad essere ottimisti, intorno all1 per cento dei casi. (1)
Il fondo per le politiche di integrazione degli immigrati è stato quasi azzerato, trasferendo le risorse alle politiche di controllo. Sono rimasti 5 milioni di euro, contro i 300 della Spagna e i 750 della Germania
La questione rom è praticamente scomparsa dalle cronache, ma resta irrisolta. I censimenti hanno comunque permesso di smontare le cifre più fantasiose. In provincia di Milano si parlava di 20mila rom nei campi, di cui 10mila in città. Di fatto, non arrivano a 800. Le misure di integrazione, addotte di fronte alle istituzioni europee come giustificazione per i censimenti, finora non si sono viste.
Nel paese si è diffuso un clima di ostilità nei confronti degli immigrati, sfociato in fatti di violenza e in uno stillicidio di episodi comunque inquietanti.
A Nord, a livello locale, sono proliferate normative volte a togliere la possibilità di iscrizione anagrafica a persone indigenti, il cui bersaglio sono principalmente rom e immigrati. In alcune città, come a Brescia con il bonus-bebé, si è tentato di varare disposizioni che concedono determinati benefici soltanto ai cittadini italiani. A Milano si è cercato di impedire liscrizione alle scuole materne dei bambini i cui genitori non hanno un permesso di soggiorno. Ora, sono entrati nel mirino anche gli esercizi che producono e vendono kebab, con un successo presso i consumatori che probabilmente non è estraneo alle proposte restrittive. (2)
Limmagine internazionale dellItalia è stata scossa dai ripetuti attriti con le istituzioni europee, le organizzazioni di tutela dei diritti umani e la stampa indipendente sul trattamento di rom e immigrati. Peraltro, critiche e proteste vengono recuperate dalla comunicazione governativa come prove della linea di fermezza finalmente adottata, e la difesa dei diritti umani è screditata come buonismo.
Il governo non è però intervenuto sulla molla principale dellimmigrazione irregolare, ossia le grandi opportunità di lavoro nero che il nostro mercato offre. Anzi, ha alleggerito ispezioni e controlli.
Ha proseguito sulla strada delle sanatorie mascherate attraverso i decreti-flussi. Se nel 2009 non autorizzerà nuovi flussi di ingresso, per la recessione, ha però promesso di regolarizzare un nutrito contingente, a di immigrati rimasti esclusi dal decreto flussi 2008, pare intorno alle 150mila unità. La discontinuità con il passato e la severità asserita vengono meno proprio sul punto decisivo.
Il governo è però riuscito fin qui nel suo intento principale: comunicare allopinione pubblica lidea di una maggiore tutela della sicurezza. Un risultato sul piano dellimmagine e della propaganda, non confermato dai fatti.
OCCASIONI MANCATE
Il governo non ha neppure voluto affrontare temi come quello del diritto di voto o di un accesso più rapido alla cittadinanza, neppure per i figli degli immigrati, nati e cresciuti in Italia. Nulla neppure per facilitare lincontro tra domanda e offerta di lavoro, evitando il riprodursi del fenomeno dellimmigrazione giuridicamente irregolare, ma utilizzata ampiamente nel mercato del lavoro. Come è stato laconicamente comunicato, questi temi non rientrano nel programma di governo.
(1) Grazie alle domande del decreto flussi, il ministero degli Interni dispone di nome, cognome, indirizzo degli immigrati irregolari occupati, nonché dei loro datori di lavoro. Per arrestarli, non avrebbe bisogno né di medici collaborativi, né di altre dubbie strategie. Avrebbe solo due problemi: 1) dove rinchiuderli, da chi farli sorvegliare, come trovare le risorse per rimpatriarli; 2) fare i conti con i datori di lavoro, in buona parte famiglie con carichi assistenziali.
(2) Diversamente da Lucca, la norma proposta in Lombardia non si riferisce esplicitamente ai kebab o al cibo etnico, ma i proponenti nelle loro dichiarazioni non hanno mancato di sottolineare quale sia leffettivo bersaglio dei divieti.