Qualche settimana fa il premier Matteo Renzi diceva che il Pil non è poi così importante e l’Istat ne certifica un nuovo calo dello 0,2 per cento su base trimestrale.
Autore: Michele Pellizzari Pagina 2 di 3
È professore di economia all'università di Ginevra. In precedenza è stato economista presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) a Parigi e assistant professor presso l'Università Bocconi di Milano. È research fellow al CEPR di Londra, senior fellow della Fondazione Rodolfo Debenedetti e Research Fellow dell'Institute for the Study of Labor (IZA) di Bonn. PhD in economics alla London School of Economics e dottorato in economia presso l'università di Verona, ha trascorso periodi di ricerca presso le università di Stanford e Berkeley. I suoi principali interessi di ricerca sono nelle aree dell'economia del lavoro, dell'istruzione e dell'econometria applicata. dell'econometria applicata.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi 2009-2012
Elaborazione dati a cura di Chiara Santantonio
Fonte: Oecd
Il referendum anti-immigrazione è passato con un scarto di voti minimo e grazie al “no” dei cantoni dove il numero degli stranieri è maggiore, Ticino escluso. Gli argomenti dei sostenitori del “sì” e l’inadeguatezza della classe politica di fronte all’immigrazione.
Sulla valutazione della riforma Fornero si sono concentrate, giustamente, molte aspettative da parte dell’opinione pubblica, dei policy maker e della comunità scientifica. I motivi sono molti.
Si tratta di una delle riforme più controverse del nostro passato recente. È stata promossa e implementata da un’economista molto conosciuta, che nella legge di attuazione ha voluto che si introducesse formalmente e per la prima volta in Italia un esercizio di valutazione.
Il Jobs Act di Renzi propone l’introduzione di un sussidio di disoccupazione universale per chi perde il posto di lavoro. Si tratta di un intervento indispensabile per garantire il corretto funzionamento del nostro mercato del lavoro ma tutto dipende da come sarà realizzato.
“Il nuovo inizio”. Così il premier sulla fase del suo Governo che comincia ora con un orizzonte di 15 mesi. Che cosa fare -e non fare- per agganciare la ripresa ed evitare al paese il rischio di derive anti-europee?
La prima indagine Piaac dell’Ocse sulle competenze dei cittadini adulti di 24 paesi denuncia tutta l’inadeguatezza degli italiani. Le responsabilità della scuola e delle inefficienze del mercato del lavoro. Le riforme da fare per risollevarci da questo degrado. Con urgenza.
Perché riformare gli ordini professionali è così difficile in Italia? Perché le professioni si tramandano di padre in figlio? Con quali svantaggi per i consumatori? A queste domande risponde il libro di Michele Pellizzari e Jacopo Orsini Dinastie d’Italia. Gli ordini tutelano davvero i consumatori? (Università Bocconi Editore, 160 pag., 18 euro). Invece di garantire qualità e trasparenza ai consumatori, gli ordini si sono trasformati in corporazioni al servizio degli associati. E le connessioni familiari che facilitano l’accesso alla professione rivelano il diffuso nepotismo. Anticipiamo alcuni brani del libro.
I provvedimenti sui servizi professionali erano piuttosto deboli nel testo originale del decreto “cresci Italia” e non cambiano molto dopo il passaggio al Senato. Resta l’abolizione delle tariffe minime, ma gli ordini sembrano aver già trovato un grimaldello per aggirarla. Cancellato invece l’obbligo di fornire un preventivo al cliente. Il concorso notarile è previsto con cadenza annuale, ma senza indicazione del numero di posti da mettere a bando. Per rendere il sistema più concorrenziale, bisogna però cambiare gli ordini. E gli esami di abilitazione alla professione.